Le sale-gioco sotto casa sono la benzina per la crisi.
La questione è come il gioco d’azzardo agisce sui comportamenti finanziari quando non è più riserva di poche strutture quali i Casinò (fortemente controllati e regolamentati), ma si diffonde, all’angolo di ogni strada. Ora, può sembrare banale dire che la diffusione di sale slot riduce l’avversione al rischio e, quindi, induce tutti a comportamenti rischiosi. Le analisi disponibili, tuttavia, indicano che chi si assuefà al gioco d’azzardo, specialmente a quello sotto casa, e ha già una propensione al rischio moderata, si intrappola in esercizi sempre più rischiosi, soprattutto nel campo della finanza. Il dicastero della salute della Provincia del Quebec, ad esempio, conduce analisi periodiche dalla metà degli Anni Ottanta e le pubblica on line: il risultato, chiarissimo, è non solo la correlazione tra azzardo e altri comportamenti considerati “devianti” come alcolismo e droga, ma anche la sempre più forte propensione, soprattutto dei “giocatori” più giovani alla spericolatezza finanziaria. Le analisi condotte su un lungo arco di tempo suggeriscono che i money manager al centro della crisi finanziaria iniziata nel 2007 erano molto spesso liceali iniziati al gioco d’azzardo negli anni Ottanta.
Non è necessario citare testi di forte caratura accademica, come Investment under Uncertainty, Investimenti in Condizione d’Incertezza, di Avinash Dixit e Robert Pyndick (Princeton University Press 1994: ), un classico su questi argomenti. Basta prendere un breve saggio dal titolo «La legalizzazione dei giochi è destabilizzante per le istituzioni finanziarie e l’industria bancaria americana» (Legalized Gambling’s Destabilization of Us Financial Institutions and the Banking Industry), pubblicato da John Warren Kindt e John K. Palchak, dell’Università dell’Illinois, nel 2002, per leggere in poche pagine le implicazioni della diffusione massiccia dei “giochi”. Il lavoro oggi può essere visto come premonitore di quanto è poi effettivamente accaduto: liberalizzare il sistema finanziario e contemporaneamente permettere la diffusione dei giochi d’azzardo – vi si sosteneva – è foriero di comportamenti distorsivi, di bacilli di crisi finanziarie e bancarie, grandi e piccole. «Sino a quando i “giochi” erano confinati nel deserto del Nevada e nel lungomare di Atlantic sotto attenta vigilanza pubblica, comportamenti distorsivi sotto il profilo finanziario non si diffondevano tra la popolazione in senso lato e non colpivano chi muove grandi somme di denaro».
Interessante, in questo senso, può essere anche il film We all fall down: the american mortgage crisis (Cadremo tutti: la crisi dei mutui americani) di Kevin Stocklin e Gas Gasgarth, Primo Premio al Festival di Boston del Film Educativo del 2009. È un’opera spesso utilizzata nei corsi di finanza. Non riguarda direttamente i “giochi” e le disfunzioni finanziarie a essi connesse, ma mostra come molte delle vittime e dei colpevoli nella vicenda della crisi erano persone con forte abitudine a giocare d’azzardo che avevano diminuito, ove non perso, il senso del rischio.
Recentemente alcuni accademici cinesi (Jiangze Bian, Kalok Chan e Hao Zhou, delle università di economia e finanza di Hong Kong e Tsingua) hanno diffuso un lavoro scritto insieme a un operatore della Borsa di Shangai, nel quale si dimostra come chi ha incassato vincite piccole con giochi anch’essi piccoli si rivela marcatamente più aggressivo della media nel vendere e comprare titoli quotati.
Proporre al sistema dell’azzardo un “concordato per adesione”, oppure condoni, sanatorie, o altre forme di incentivi indiretti, è qualcosa su cui anche gli esperti di economia e finanza nutrono forti dubbi e perplessità.