Pet therapy: cavalli per scacciare il demone della ludopatia.
11 settembre 2013
Al via il primo progetto in Italia per il recupero dei malati di gioco, vittime dello stalking e mobbing attraverso i cavalli salvati dal macello, strappati dalle corse clandestine e maltrattamenti.
I cavalli per curare i malati del gioco d’azzardo
Quando gli animali sfidano il gioco e l’interazione uomo-animale serve a sfuggire alle grinfie della dipendenza e della violenza, uscire dal tunnel della dipendenza dal gioco, dai traumi psicologici del mobbing e dallo stalking riacquistando autorevolezza e voglia di vivere, diventa più semplice e stimolante.
A questo proposito è stato presentato oggi il primo progetto in Italia per il recupero di ludopadici, vittime dello stalking e mobbing attraverso i cavalli, in questo caso sono esemplari strappati dal macello, dalle corse clandestine, vittime di maltrattamenti e abbandoni, che diventano ora i tutor più fedeli degli irriducibili delle video-slot, Gratta e Vinci e gioco d’azzardo compulsivo, Iniziativa della Provincia di Perugia e Adoc, con la collaborazione della Scuderia Unicorno a Corciano, primo in Italia: ‘Qua la briglia’.
Il progetto s’inquadra in una situazione generale alquanto grave, i numeri parlano di un fenomeno in forte ascesa, di sempre più persone dipendenti, a riferire sulle dimensioni dei fenomeni sociali sui quali si intende agire è stato il presidente di Adoc Umbria Angelo Garofalo. Allo Sportello che l’associazione consumatori ha attivato presso la Provincia di Perugia, dall’inizio dell’anno ad oggi 103 sono state le chiamate per mobbing (di cui il 73% provenienti da donne) e 53 per stalking (di cui 46 di donne). Da giugno invece si sono avuti 32 contatti per ‘ludopatia’.
“Credo molto in questo progetto – ha dichiarato Garofalo – poiché rappresenta una possibilità valida in più per trattare il disagio fisico e psicologico. Il progetto ‘Qua le briglie’ va a completare il lavoro che sta conducendo lo Sportello Adoc – sono state le parole del vicepresidente Aviano Rossi -. Ma tutto ciò sottende una situazione sociale allarmante, che non può essere lasciata in mano al solo volontariato. La società in cui certi disagi sono maturati ha anche il dovere di porre riparo”.
“Testimonial di questo progetto innovativo che potrà avere importanti risvolti anche sociali ed economici e magari ridare fiducia e tranquillità a tante famiglie – ha sottolineato Guasticchi – sarà il pluridecorato Iglesias, il cavallo di ‘San Francesco’, rapito e poi ritrovato, diventato il simbolo dell’ippica ‘made in Umbria’, plasmato, dall’allevatore di Assisi, Sergio Carfagna, e consacrato dal ‘re’ degli allenatori, Holger Ehlert ai migliori livelli della generazione 2004, che tra l’altro ha corso gratuitamente con il logo della Provincia di Perugia”. Cavalli sottratti ad un triste destino, dunque, a cui, come sottolineato da Catia Brozzi, responsabile della scuderia Unicorno, nonché madrina di Varenne nelle uscite alla Mostra del Cavallo di Città di Castello e all’Ippodromo San Paolo di Montegiorgio, si dà una seconda possibilità, affidandogli un’importante mission, quella appunto di restituire dignità e motivazioni a persone portatrici di un grave disagio.
Nello specifico, come illustrato dall’esperta di equitazione integrata qualificata Equitabile Luisa Belletti: “si vuole proporre un percorso in chiave equestre finalizzato al mantenimento delle capacità e alla motivazione ‘nel fare’, fruendo della chiave empatica sociale del cavallo. In un ambiente tranquillo e deistituzionalizzato, si intende contrastare il rischio di emarginazione e di isolamento sociale, ma si vuole anche aumentare o ritrovare la propria autostima con attività stimolanti e di socializzazione, accompagnati nel percorso da tecnici di equitazione integrata e con il supporto di volontari. Si opera a livello di emozioni e sensazioni – ha aggiunto Belletti – ma i risultati sono concreti’.
(Articolo tratto dal sito www.perugiatoday.it )