«E se giocare non fosse più un divertimento?»
11/09/2013
Presentato il riuscito cortometraggio «Diario di una trappola» di Lucio Gardin sul tema della ludodipendenza
Prima di pubblicare il servizio sul cortometraggio di Lucio Gardin, vogliamo dire due parole anche noi sulla ludodipendenza. Anzitutto il fenomeno è inarrestabile per la sola ragione che lo stato incassa dal gioco d’azzardo qualcosa come 10 miliardi all’anno. Se si pensa che facciamo fatica a trovare un miliardo per gli esodati, è chiaro che non rinuncerà mai all’introito proveniente dal gioco d’azzardo. L’Adigetto.it ha sempre contribuito a combattere il vizio del gioco. E lo ha fatto in maniera reale e concreta, rinunciando a qualcosa come qualche centinaio di euro al giorno di pubblicità che costantemente viene offerta alla nostra testata per pubblicizzare casino virtuali. Se si pensa che si parla di un business di 15 miliardo all’anno giocato in rete, è forse piccolo il nostro contributo. Ma c’è. Il cortometraggio di Lucio Gardin ci è piaciuto. Anzitutto perché praticamente non ha mai mostrato le slot machine nel filmato. E’ così che si deve fare. Quindi perché è riuscito a paragonare il vizio del gioco a qualcosa di subdolo e quasi di ancestrale, giocando sul traslato di argomenti assodati dalla cultura corrente. Ma soprattutto lo abbiamo apprezzato perché è positivo. Il ruolo affidato alla famiglia per combattere questo vizio è fondamentale. E Gandin è riuscito a mostrarlo senza per questo volerlo dimostrare. |
Si chiama «Diario di una trappola», è il cortometraggio dell’attore Lucio Gardin che parla di un problema sociale attuale e grave, la ludopatia.
È stato presentato questa mattina alla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Realizzato con il patrocinio della Fondazione e della Provincia autonoma di Trento, il film si basa su una storia vera, anzi, su un milione di storie vere.
Gioca sul tema della seduzione per parlare del meccanismo che può portare alla spirale della ludopatia.
L’idea narrativa parte dal presupposto che una slot machine abbia vita propria.
Cosa pensa di tutti quelli che diventano schiavi della sua compagnia?
La conclusione è che il non riconoscere il problema e il mentire, a se stesso e alla propria famiglia, porta il giocatore a rovinarsi la vita.
Il giocatore patologico è quindi una persona che ha bisogno di aiuto. L’autore tratta però un tema spinoso come questo con leggerezza ed ironia.
«Ho realizzato questo cortometraggio – ha detto Lucio Gardin – perché credo che viviamo in un periodo in cui ognuno deve contribuire a fare qualcosa di utile.
«Ho voluto parlare di questo argomento nel modo più leggero possibile, senza fare paternali ma utilizzando la forza dell’esempio. Credo ci sia bisogno di affrontare le cose con un sorriso, recuperando anche un po’ di felicità.»
Dopo 13 minuti il cortometraggio consegna allo spettatore un interrogativo che fa riflettere: e se giocare non fosse più un divertimento?
Il filmato si rivolge alle associazioni che si occupano di ludopatia e sarà diffuso anche in internet. Parteciperà inoltre ai festival dedicati ai cortometraggi e farà da spunto ad un concorso creativo rivolto ai giovani.
Alcuni dati sul fenomeno <BR>Dati nazionali (studio Ipsad (Italian population survey on alcohol and other drugs) dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa): <BR>- In tre anni, dal 2008 al 2011, la percentuale di persone tra i 15 e i 64 anni che ha puntato soldi almeno una volta su uno dei tanti giochi presenti sul mercato è passata dal 42 al 47%. Circa 19 milioni di scommettitori, di cui ben 3 milioni a rischio ludopatia. Soprattutto maschi, disoccupati e persone con un basso livello di istruzione. <BR> <BR>- Ragazzi : Cresce anche tra gli adolescenti la «febbre del gioco»: sono più di un milione gli studenti che lo scorso anno riferiscono di aver giocato soldi e, nonostante una chiara legislazione restrittiva per i minori, 630mila under 18 hanno speso almeno 1 euro giocando d’azzardo. Secondo la ricerca, si stima che siano 100mila gli studenti che già presentano un profilo di rischio moderato e 70mila quelli con una modalità di gioco problematica. <BR> <BR>- Solitudine: l’identikit del giocatore problematico mostra che sono soprattutto i maschi a finire nella «gabbia» del gioco. Il titolo di studio più frequente è la licenza elementare. Il giocatore «tipo» è disoccupato e se lavora ricopre la mansione di operaio. <BR> <BR>- Regione Trentino Alto Adige: le giocate in TAA da gennaio ad ottobre 2011 sono state pari a 1.077 milioni di euro (la spesa pubblica per finanziare il sistema sanitario trentino e di poco più di 1 miliardo di euro). Dai dati IPSAD del 2010 emerge che circa il 42% della popolazione residente in Trentino-Alto Adige tra 15 e 64 anni abbia giocato puntando soldi. Il gioco è più diffuso tra gli uomini (52%) rispetto alle donne (33%), inoltre l’11% degli uomini e il 6% delle donne riferisce di avere l’impulso a giocare somme di denaro sempre più consistenti, mentre l’11% degli uomini e il 4% delle donne cerca di tenere nascosta l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco.<BR> <BR>La Provincia autonoma di Trento ha realizzato nel 2012 una campagna informativa finalizzata a contrastare il gioco d’azzardo, e nel 2013 si è provveduto, con il supporto dell’APSS, ad informare i cittadini sulle strutture e servizi disponibili per ottenere supporto anche nei casi di dipendenza. Le strutture sono : il Sert dell’APSS 0461 904777 e l’Associazione AMA 0461 239640.
(Articolo tratto dal sito www.ladigetto.it )