Arena di Verona
Martedì 15 agosto 2017, ore 22
Direttore d’Orchestra Daniel Oren
Lighting Designer Paolo Mazzon
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Arena di Verona
Soprano Erika Grimaldi
Contralto Daniela Barcellona
Tenore Saimir Pirgu
Baritono Ugo Guagliardo
La Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125 è l’ultima tra le sinfonie composte da Ludwig van Beethoven, che riceve la commissione dalla Società Filarmonica di Londra nel 1817. La principale opera di stesura avviene tra il 1822 e il 1824, data di completamento dell’autografo; Beethoven aveva concepito l’idea di scrivere due sinfonie di dimensioni e carattere insoliti, una delle quali puramente strumentale, l’altra con l’intervento del canto. A questi due progetti se ne aggiunge un terzo, che dà unità e compimento al lavoro: mettere in musica l’Ode alla Gioia di Friedrich Schiller. La libertà politica e di pensiero, essenza della Gioia illuminista e concetto cardine dell’ode schilleriana, era infatti un tema assai caro a Beethoven che aveva fatto propri quegli ideali permeati di laica religiosità e di slancio universalistico.
La IX Sinfonia di Ludwig van Beethoven riecheggerà nello spazio senza tempo dell’Arena di Verona in un meraviglioso gioco di musica e luci: sfondo e accompagnamento di Voci soliste, Coro e Orchestra.
Un Gala dedicato alla Sinfonia che più di altre celebra gli ideali di libertà e di fratellanza universale.
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Strappa applausi la «Nona di Beethoven» in chiave preromantica
Una «Nona Sinfonia» di Beethoven dall’impostazione preromantica, quella eseguita dall’orchestra areniana, come ultimo spettacolo a fare il suo ingresso nella stagione 2017. Quasi che “l’apocalipsis sinfonica” più altamente profetica della storia della musica non sia in realtà che un sipario di chiusura del classicismo. O un sentenziare che solo la forma possa dare certezze e che la sua fine vada ad ogni costo esorcizzata. Non crediamo che questo monito sia il vero senso ultimo della nota sinfonia, pur tuttavia il secondo e il terzo movimento nella lettura del maestro Daniel Oren l’hanno affermato con qualche rigore. Detto questo il direttore israeliano l’ha comunque preparata con una certa accuratezza – pur con due brevi prove a disposizione – dove sono confluiti sufficiente scorrevolezza esecutiva e grande parsimonia nell’uso delle dinamiche che hanno contraddistinto un’esecuzione di sicuro valore e di notevole effetto emotivo, confortata poi dagli effetti luci di Paolo Mazzon.Fin dal primo movimento il direttore ha mostrato di saper dosare attentamente le dinamiche, realizzando “crescendo” sonori sempre ben contenuti per arrivare al “forte” dell’ultima esposizione del tema sciorinando tutte le smaglianti sonorità timbriche di un’orchestra areniana in ottima forma, nonostante il peso di tante serate d’opera fin qui sostenute. Il complesso ha brillato nella compattezza degli archi che hanno raggiunto un livello di accuratezza sonora encomiabile. “Scherzo” a tempo giusto, con perfetti appiombi orchestrali negli insidiosi ingressi delle varie voci ed un suono al contempo molto incisivo. Molto efficace il passo del fagotto, cui rispondono i timpani, che hanno confermato questo clima di grande nettezza e di chiarezza sonora. Perfetti i soli dell’oboe e del corno per poi ritrovare la ripresa dello Scherzo, sempre molto netto e ben scolpito dalle cavate degli archi.Nell’Adagio molto cantabile si è ascoltato il tema vellutato dei secondi violini con un bel solo del flauto e del corno, sempre precisi. Bravi pure i violoncelli nel loro recitativo, che inizia sempre con un sussurro per poi dispiegarsi a sonorità più corpose e cantabili. Molto curato anche l’Allegro alla marcia, iniziato sempre con un pianissimo, quasi sussurrato, per arrivare ad acquistare un tono leggiadro e giocoso. Non precisissimo invece l’inizio del fragoroso e dissonante accordo del quarto movimento, ma nel prosieguo ogni cosa è tornata al giusto posto. Per la parte vocale, coro istruito da Vito Lombardi in grande spolvero, pure negli insidiosi acuti, mentre Oren al culmine della gioia ha compiuto i rituali salti sul podio durante il quarto movimento, sbracciandosi da par suo come un ginnasta al culmine dello sforzo atletico. Il quartetto vocale dei solisti si è mostrato di caratura più che accettabile, anche se il basso Ugo Guagliardo all’inizio ha evidenziato qualche titubanza, mentre il soprano Erika Grimaldi si è distinta per la fluidità del fraseggio e la chiarezza del timbro. Sicuri il tenore Saimir Pirgu ed il contralto Daniela Barcellona, per le pochissime battute che le consente la partitura. Bello e curato il loro quartetto conclusivo, così ostico e delicato. Finale (bissato) di grande impatto emotivo, con l’orchestra che liberata da ogni limitazione del direttore, ha sfoderato tutte le sue potenzialità timbriche e dinamiche. Applausi intensi e appassionati -fuori tempo, ad ogni movimento- da un’Arena bene riempita, ma non al completo. G.V.
FESTIVAL ARENIANO. Gli interpreti: Grimaldi soprano, Barcellona mezzosoprano, Pirgu tenore e Guagliardo basso
Appuntamento a Ferragosto
Torna la magia di Beethoven
Gianni Villani
La Nona sinfonia in re minore è l’ultimo evento previsto in tabellone Il capolavoro mancava da 36 anni e sarà diretto dal maestro Oren
C’era la totalità degli interpreti vocali, ieri mattina, alla presentazione dell’ultimo impegno stagionale del festival areniano: la Nona Sinfonia in re minore di Beethoven che andrà in scena il giorno di Ferragosto alle 22. Una partitura che mancava da 36 anni nel nostro anfiteatro e che potrà contare in questa occasione sulla direzione del maestro Daniel Oren (la celebre bacchetta, attardata in autostrada, non ce l’ha fatta a raggiungere gli altri componenti della compagnia) e sugli interventi del soprano Erika Grimaldi, del mezzosoprano Daniela Barcellona, del tenore Saimir Pirgu e del basso Ugo Guagliardo.Nell’illustrare l’evento alla stampa, il sovrintendente Giuliano Polo non ha potuto sottacerne il momento importante che riveste: «È un’occasione straordinaria dove parliamo solo di musica e musica d’eccellenza», ha ricordato, «perché possiamo contare su quattro artisti di valore e su una direzione d’orchestra che sicuramente daranno lustro ad un brano che è un caposaldo della storia musicale di ogni tempo».Tutti e quattro i solisti hanno quindi voluto fornire un personale commento alla serata. Erika Grimaldi ha raccontato di aver già cantato a Verona (nel 2009 al Filarmonico), ma di giungere per la prima volta in Arena, immaginando tutte le emozioni del caso. Daniela Barcellona ha ricordato simpaticamente di aver partecipato ad una Messa da Requiem verdiana, “molto realistica” con tuoni e fulmini che bene si adattavano al momento. «È bello cantare comunque all’aperto in Arena», ha aggiunto, «e ne ho avuto una prova anche di recente partecipando all’Aida».«Torno a cantare nella città dove abito da anni e confesso di essere stato fortunato», sono state le dichiarazioni di Saimir Pirgu. Mi hanno chiamato sempre per spettacoli importanti e speciali, come l’inaugurazione del Don Giovanni, per la prima di Rigoletto ed ora per questa grande sinfonia».Ha concluso il debuttante Ugo Guagliardo sottolineando come la magia dell’Arena sia speciale ed unica: «L’afa di questi giorni ci ha condizionato a lungo, ma poi l’affetto e il calore della marea di spettatori ci ha ripagato di tutto».Il sovrintendente Polo ha voluto concludere gli interventi indicando la grande partecipazione del pubblico e la professionalità delle maestranze della Fondazione, sottolineando come con l’apporto di tutti si possano raggiungere molti obiettivi.«Il gran caldo non ci ha certo favorito, ma la stagione ha potuto finora progredire con risultati soddisfacenti per l’altissima qualità artistica dei partecipanti. Contiamo di concludere questa importante stagione con successo e di poter fornire ben presto il programma completo della prossima stagione al chiuso che si svolgerà al Teatro Filarmonico».
IL GALA. Questa sera alle 22 torna il capolavoro del compositore tedesco, l’ultima volta nel 1981
C’è la Nona di Beethovenn L’Arena ritrova il Genio
Gianni Villani
A dirigere ci sarà Daniel Oren unitamente agli apporti di Erika Grimaldi, Daniela Barcellona, Ugo Guagliardo e Saimir Pirgu, che torna a cantare nella città dove vive
La Nona Sinfonia di Beethoven è una grande composizione sinfonico corale che si imparenta perfettamente con la grandiosità del nostro anfiteatro, per prestarsi, al pari del Requiem verdiano e ai Carmina Burana di Orff, ad una serata di gala ad alta temperatura musicale. La sua ultima apparizione in Arena risale al 7 agosto 1981, quando il sovrintendente Carlo Alberto Cappelli ne volle allargare la conoscenza al grande pubblico, affidandola all’allora direttore musicale Pier Luigi Urbini e alle voci soliste di Margherita Rinaldi, Helga Dernesch, Ernst Schramm e Rainer Goldberg. Questa sera, alle ore 22, la celebre pagina potrà invece contare sulla concertazione del maestro Daniel Oren unitamente agli apporti solistici di Erika Grimaldi, Daniela Barcellona, Saimir Pirgu e Ugo Guagliardo. La concezione della celebre Nona, con finale sull’ode An die Freude (Alla gioia) di Friedrich Schiller, parte da molto lontano, forse ancora da un Lied del 1795, separata da oltre dieci anni dalla precedente Ottava Sinfonia. E fa parte di quel gruppo di composizioni in cui il genio di Beethoven, ormai giunto alle supreme vette tecniche ed espressive nelle forme tramandate, cerca in se stesso un mondo nuovo, spezzando definitivamente le barriere della tradizione per conquistare nuove possibilità di espressione. Come gli ultimi quartetti e sonate per pianoforte, anche la Nona Sinfonia, risente di queste importanti novità di concezione. Sarebbe dunque difficile cercare in questo pezzo temi sull’esempio di quelli che si trovano in precedenza, cantabili e lirici in senso talora romantico. Qui gli incisi tematici spesso non hanno un valore melodico autonomo. Sono solo materiale greggio che sostanzia di se stesso ogni battuta della musica. Così l’Allegro ma non troppo iniziale attacca con un inciso ritmico di straordinaria semplicità che poco dopo dà vita ad un tema incisivo di sole quattro battute su cui si erge la sua monumentale costruzione, formidabile per i risultati che sa ottenere. Al secondo tempo sta invece lo Scherzo molto vivace, una delle pagine più sconvolgenti uscite dalla penna di Beethoven, di una forza comunicativa e di una novità espressiva assolutamente conquistatrici. Segue il terzo movimento Adagio molto e cantabile, svolto su due temi pacati e lirici, variati alternativamente nel suo corso, ricco di varietà ritmiche e formali. A conclusione l’Allegro assai in cui la voce umana si presenta per la prima volta sul recitativo del basso nel celebre «Amici, non questi suoni; alto e più grato canto leviamo». Un finale che presenta il tripudio delle masse corali e orchestrali attorno alle nobili parole di Schiller. Il brano è di una sconcertante novità e complessità su cui Beethoven costruisce una doppia fuga, vero e proprio culmine di questa titanica sinfonia, conclusa con un inno grandioso di gioia e di fiducia nell’uomo. «È un’occasione straordinaria dove parliamo solo di musica e musica d’eccellenza», ha ricordato il sovrintendente Giuliano Polo quando è stato presentato l’evento, «perché possiamo contare su quattro artisti di valore e su una direzione d’orchestra che sicuramente daranno lustro ad un brano che è un caposaldo della storia musicale di ogni tempo».«Torno a cantare nella città dove abito da anni e confesso di essere stato fortunato», ha concluso Saimir Pirgu. «Mi hanno chiamato sempre per spettacoli importanti e speciali, come l’inaugurazione del Don Giovanni, per la prima di Rigoletto ed ora per questa grande sinfonia».
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