Teatro Camploy di Verona
Rassegna l’altro TEATRO
Venerdì 24 febbraio 2017, ore 20.45
Non c’è acqua più fresca (A no è aga pí fres-cia)
Regia Alfonso Santagata
«La prima volta che lessi le poesie in friulano di Pasolini – dice Battiston che di Pasolini è conterraneo – ero un ragazzo, uno studente. Le trovai difficili, le lasciai lì… Poi negli anni (come accade spesso con le cose messe da parte o lasciate sul comodino) ritornandoci, compresi perché da ragazzo inconsapevole, immaturo forse, non mi era stato possibile comprendere quei versi che invece parlavano a me dei miei luoghi, i luoghi della mia infanzia. Quelle parole così mie, quei suoni, proprio quelli di mio padre, quella lingua che si parlava a tavola, mi raccontavano quella terra di “primule e temporali”, di feste e sagre paesane, di vento, di corse in bicicletta a perdifiato, dell’avvicendarsi delle stagioni nel lavoro dei contadini. Di colori, suoni e profumi. Di quello che fu la guerra e ciò che venne dopo e dopo ancora e di me e di noi, e di quell’acqua: “Fontana di aga dal me país. A no è aga pí fres-cia che tal me país. Fontana di rustic amòur”. I miei ricordi – prosegue Battiston – invece di assumere i toni malinconici del passato, si sono ravvivati, fatti nuovi, simili a sogni, e ho così immaginato di poter raccontare un aspetto di quella vita e di quel tempo che nella poesia di Pasolini si fanno memoria collettiva. Perché la Poesia, una tra le più alte forme d’arte, non è scissa dalla vita, ma è lì che nasce e risiede. I suoi versi seguono un ritmo, come i versi di una canzone seguono la musica, musica tanto cara a Pasolini. Forse, se chiudo gli occhi, riesco ad immaginarlo in città, a Roma, nella sua casa, che ascolta Bach, e allo stesso tempo a Casarsa, mentre percorrendo quella piccola piazza e le strette viuzze o i campi dove si bruciano le stoppie, rimane rapito dalle musiche e dalle canzoni della gente, da quelle poesie del quotidiano che sono le villotte e le filastrocche a lui tanto care. Grazie a tutta quella poesia, scritta o cantata, o sognata, sono stato di nuovo bambino, ho rivisto e visto con occhi nuovi quei luoghi, e anche io, attraversando piazze e vie, mi sono unito alla sagra del paese, ho cantato e ballato e ho brindato alla vita. Ciò che vorrei fare è trasmettere quelle parole che ho sentito tanto mie, a cui in qualche modo appartengo. Forse non tutte saranno comprensibili, ma sono convinto che il dialetto, ogni dialetto, attraverso la sua musicalità diventi evocativo. Anzi, Pasolini sosteneva – conclude Battiston – che quando il dialetto viene utilizzato per esprimere alti concetti e alti sentimenti si fa Lingua, e con i suoi suoni ci entra nell’anima e ci porta altrove».
La rassegna ha sottoscritto il Manifesto dei teatri accessibili e ha aderito all’iniziativa Teatri 10 e lode promossa dall’Associazione disMappa: compatibilmente al numero dei posti riservati, disabile e accompagnatore potranno assistere a ogni spettacolo al prezzo speciale di 10 euro.
Giuseppe Battiston su dismappa
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