Il culto dello sballo un fenomeno giovanile ancora sommerso
(Articolo di Alessandra Ceschia tratto dal sito http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/02/28/news/il-culto-dello-sballo-un-fenomeno-giovanile-ancora-sommerso-1.13036023 del 28 febbraio 2016)
L’esperto Gianni Canzian: sempre più diffuso l’abuso di sostanze. Eppure l’alcolismo sembra in progressiva diminuzione.
UDINE. Non è tanto l’alcolismo a scatenare disordini e liti, quanto l’abuso di alcol. Sembrerebbe una distinzione di poco conto, ma così non è. L’osservazione giunge dal dottor Gianni Canzian direttore del Dipartimento dipendenze dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 3 Alto Friuli.
«L’alcolismo è un fenomeno in diminuzione, come lo è il numero di morti che provoca – osserva Canzian – la quantità di persone in crisi di astinenza si è dimezzata negli ultimi anni. Quello che è invece aumentato e che porta il nostro Paese ad avvicinarsi a quelli del Nord Europa è l’abuso. Vale a dire l’ubriacatura che rientra nell’ambito del divertimento pericoloso».
Non un consumo sistematico di sostanze alcoliche, ma un uso tanto mirato quanto sconsiderato, finalizzato allo sballo che ricorre principalmente nei fine settimana o in occasione di feste e che coinvolge soprattutto i ragazzi più giovani. Ed è prevalentemente questa la categoria di persone che più spesso si rende protagonista di liti, comportamenti aggressivi o provoca disordini nei locali.
«In genere l’alcolista sviluppa una serie di disturbi di natura sanitaria – sintetizza Canzian – che coinvolgono principalmente il fegato, ma di norma non manifesta problemi comportamentali poichè, con il tempo, raggiunge un maggiore controllo, non altrettanto si può dire del bevitore abusatore, che può avere comportamenti più aggressivi, abbandonandosi anche a esplosioni di violenza».
Si tratta di un fenomeno che non affiora nella letteratura sanitaria, in quanto raramente i bevitori abusatori arrivano ai Dipartimenti delle dipendenze. L’alcolista ci arriva perché inviato dal medico di base, quando gli esami del sangue rivelano valori sballati, o perché sottoposto all’alcoltest quando è al volante, ma il bevitore abusatore può essere giovane o giovanissimo e sfuggire a ogni genere di controlli, perfino a quelli dei genitori.
«Nel tempo – fa notare Canzian – si è passati da una “cultura” del bere mediterranea a una di tipo anglosassone, questo ha mutato radicalmente quantità e qualità di sostanze alcoliche consumate».
Se un tempo i friulani erano cronici consumatori di “tajuts”, ora si tracannano birre e superalcolici nel week-end. Così, se gli alcolisti sono in genere adulti maturi, quando non anziani, i bevitori abusatori sono tendenzialmente giovani.
«La soglia anagrafica si è abbassata parecchio – conferma Canzian – i ragazzi cominciano ad abusare delle sostanze alcoliche nel passaggio fra le scuole medie e quelle superiori, in qualche raro caso addirittura prima. E se anche il primato resta maschile, il consumo fra le donne è in aumento. È una declinazione negativa della “parità dei sessi” che le donne hanno già raggiunto nella dipendenza dal fumo». In ogni caso, l’abuso sviluppato in età adolescenziale può scomparire con la maturità, ma può anche evolvere verso la dipendenza.