Giochi, arriva il braccialetto “medicina” che controlla “da remoto” i ludopatici
(Articolo di Edoardo Spera tratto dal sito http://www.ilvelino.it/it/article/2015/09/10/giochi-arriva-il-braccialetto-medicina-che-controlla-da-remoto-i-ludop/52380938-e69d-43f8-a4ae-cf622670c6fb/ del 10 settembre 2015)
L’imprenditore che lo ha inventato: Tutto è partito dopo aver ascoltato amici che si sono rovinati. Il gioco entra nella vita di tutte le famiglie.
Un braccialetto per controllare “da remoto” chi soffre di ludopatia ma si vuole curare. É il brevetto di un imprenditore mantovano nel settore materie plastiche, Mauro Bergamaschi, che ha presentato l’idea nel corso del progetto M’Imprendo, frutto della collaborazione tra il Gruppo Giovani Imprenditori e il Collegio Don Mazza di Padova, che permette a piccoli team di studenti di qualsiasi facoltà di misurarsi nello sviluppo di progetti imprenditoriali, a loro volta frutto di idee innovative di Giovani Imprenditori. “Tutto è nato lo scorso anno quando, dopo aver ascoltato degli amici che si sono rovinati con il gioco d’azzardo, ho pensato a una ‘medicina’ utile per coloro intenzionati a curarsi. E che permetta, a chi fa parte dei centri di ascolto, di essere monitorato a distanza durante il proprio percorso di cura”, spiega Bergamaschi al VELINO. In pratica si tratta di un congegno istallato all’interno di un orologio o di un braccialetto, che consente di controllare il ludopatico nel momento in cui si avvicina alla macchinetta trasmettendo un segnale a chi gestisce il percorso di recupero del paziente. “Attraverso un gruppo di lavoro composto da studenti stiamo finendo in questi giorni il prototipo”, spiega ancora Bergamaschi. “Ma deve diventare operativo entro fine ottobre, scadenza del concorso. Si tratta di una sorta di controllo da remoto a tutela dei ludopatici”.
L’imprenditore spiega che l’hardware è già pronto ed è in fase di ultimazione il software per la gestione dei dati. “Siamo già stati contattati da Asl e i comuni e le province cominciano a chiedere informazioni in merito”. “Anche se è partito tutto come un gioco – prosegue ancora – strada facendo ci siamo resi conto dell’importanza che può avere un progetto del genere nella vita delle persone affette da gioco patologico”. Da smentire l’idea che ad essere colpite sono le fasce della popolazione più deboli: “Dagli studi effettuati non c’è una fascia di popolazione più colpita di altre”, precisa. “Il gioco d’azzardo con i conseguenti effetti patologici entra nella vita di tutte le famiglie italiane, da chi fa impresa a chi rimane in casa a gestire la vita domestica”. Per ora non è stato ancora preso in considerazione l’aspetto meramente economico. “Abbiamo effettuato tutti gli studi del caso con un gruppo di lavoro ma per ora non abbiamo affrontato la questione dal punto di vista del mercato per eventuali sbocchi. Sebbene – conclude – abbiamo iniziato a pianificare i costi per lanciarlo sul mercato tramite le province e le regioni”.