A Verona 2mila slot machine. E aumenta l’allarme mafia
(Articolo di Manuela trevisani tratto dal sito http://www.larena.it/stories/Home/1159647_a_verona_2mila_slot_machine_e_aumenta_lallarme_mafia/ del 06 maggio 2015)
Nella provincia 97 sale. Papalia: «Terreno fertile per profitti illeciti e danno per tutta la società». La soluzione? «Più controlli dei Comuni sulle licenze».
«La diffusione delle slot machines e delle sale giochi a Verona è particolarmente allarmante. Più aumenta il numero di giocatori d’azzardo patologici, infatti, più cresce il rischio di infiltrazione delle organizzazioni mafiose, che trovano terreno fertile per i propri profitti». Guido Papalia, già procuratore di Verona e procuratore capo di Brescia oggi in pensione, guarda con preoccupazione al brulicare di sale da gioco, videolottery e slot machines nei bar e nelle tabaccherie di Verona. E i numeri, arrivati freschi freschi da Roma sul tavolo del responsabile dell’Ufficio Antiusura del Comune, Damiano D’Angelo, gli danno ragione.
Nel 2014 le videolottery nella provincia scaligera erano complessivamente 1.130, di cui 380 nel solo Comune di Verona. Sempre in città le slot machines presenti nei bar risultano 1.785.
In crescita anche le sale da gioco: 97 in tutta la provincia, ormai quasi una per paese, non fosse che in città ne sono compaiono ben 31. Colpisce anche il numero di gratta&vinci: nel 2013, in base agli ultimi dati disponibili, sono stati distribuiti nella provincia scaligera complessivamente 22,38 milioni di tagliandi, di cui 6,09 milioni solo in città.
«Il gioco d’azzardo patologico è un danno non solo per chi ne soffre, ma per tutta la società e più giochi ci saranno, più persone cadranno malate», ha commentato Papalia nel corso dell’incontro che si è tenuto al Banco Popolare «Il gioco d’azzardo non è un gioco», organizzato da Paoline Onlus in collaborazione con il Festival Biblico. «Le contraddizioni non mancano», ha affermato Papalia.
«L’Unione Europea ha cercato di fissare dei principi, ma solo attraverso raccomandazioni, senza norme vincolanti». Nel decreto Balduzzi del 2012, inoltre, sono state elencate alcune iniziative per limitare l’espansione del gioco, ma con formule, secondo il magistrato, non efficaci. «Ora il governo si è assunto l’impegno di creare una legislazione organica su questo fronte, anche perché l’introito che viene dal gioco non è tale da coprire le perdite dello Stato», ha precisato Papalia.
«Entro giugno dovrebbero essere pronte le nuove disposizioni, ma già ci sarebbero alcuni nodi critici. Serve una legge più organica, che consenta agli enti locali di agire con maggiore efficacia, anche per evitare l’infiltrazione di organizzazioni mafiose», ha aggiunto il magistrato, indicando alcune delle misure opportune. «Bisognerebbe intensificare i controlli, dando la possibilità ai Comuni di verificare meglio chi richiede le licenze perché spesso si tratta di società prestanome, estendendo quindi le indagini anche ai familiari e alle persone che hanno rapporti con loro», conclude Papalia. «La lotta al gioco d’azzardo patologico è una lotta per garantire la salute, ma anche la sicurezza della popolazione».
Il giro d’affari del mondo dell’azzardo, infatti, è altissimo. «Se si considera una spesa media di 10 euro a gratta&vinci, comunque sempre stimata per difetto, si può facilmente calcolare che i veronesi hanno giocato 223,8 milioni di euro nel 2013», sottolinea D’Angelo, che ha riportato anche i dati dei giocatori patologici in cura nei tre Serd dell’Ulss 20. «A settembre 2014 le persone assistite affette da gioco patologico erano 108 e questa, purtroppo, è solo la punta dell’iceberg». La serata è stata anche l’occasione per presentare il libro dello psicologo e psicoterapeuta Cesare Guerreschi Non è un gioco, che ha analizzato i vari livelli di questa malattia dalla fase vincente a quella perdente, fino allo stadio della disperazione: «Siamo di fronte a una vera piaga sociale: non esiste oggi dipendenza più grave del gioco d’azzardo patologico».