Curare il gioco d’azzardo: i servizi a cui rivolgersi sono ancora pochi
(Articolo di Ruggiero Corcella tratto dal sito http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_marzo_06/curare-gioco-d-azzardo-servizi-cui-rivolgersi-sono-ancora-pochi-27ff9e42-c407-11e4-8449-728dbb91cb1a.shtml del 09 marzo 2015)
In Italia ci sono 16 milioni di giocatori: quelli problematici sono 900 mila, 256 mila i patologici. Rischi già con gli studenti ma lo Stato è in conflitto di interessi.
Dall’ultimo studio IPSAD, condotto dalla Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui servizi sanitari dell’IFC-CNR di Pisa su un campione di oltre 8 mila intervistati tra i 15 e i 64 anni, risulta che in Italia ci sono 16 milioni di giocatori: l’80% (circa 13 milioni) è rappresentato da giocatori cosiddetti “sociali”, cioè assolutamente non a rischio. Altri 2 milioni di giocatori (14,6% ) sono a basso rischio. I giocatori a rischio moderato o problematico sono circa 900 mila e 256 mila quelli patologici. «Nel 2011 — dice Sabrina Molinaro, ricercatrice dell’Ifc-Cnr responsabile dello studio — gli italiani che avevano giocato almeno una volta erano il 47%, ossia quasi 20 milioni. C’è stata dunque una diminuzione del gioco totale ma anche di quello sociale, sceso dall’83 all’80%, dovuta molto probabilmente alla grande attenzione sul tema e alle campagne di prevenzione. Dall’altra parte, però, abbiamo registrato un aumento del gioco problematico: si passa dall’1.3% del 2011, all’1.6% del 2014». Per quanto riguarda i giovani, lo studio ESPAD—Italia, realizzato sempre dall’Ifc-Cnr di Pisa parla di un milione di studenti che riferiscono di aver giocato soldi e, nonostante la legge vieti ai minori di scommettere, sarebbero 630 mila gli under 18 che hanno speso almeno un euro giocando d’azzardo.
I numeri
Secondo la ricerca, si stima che siano 100 mila gli studenti che già presentano un profilo di rischio moderato e 70 mila quelli con una modalità di gioco problematica. Numeri impressionanti, che confermano la gravità della situazione. D’altra parte fino al riconoscimento del gioco come dipendenza con il decreto Balduzzi del 2012, e al recentissimo inserimento nei Livelli essenziali di assistenza, i giocatori patologici sono rimasti in una sorta di limbo perché di fatto potevano essere presi in carico dai servizi pubblici per le dipendenze solo nelle Regioni con una normativa specifica.
Lo Stato in conflitto d’interesse
Lo Stato, poi, continua ad operare in evidente “conflitto di interessi”. Dal gioco d’azzardo l’erario incassa miliardi (8,2 sugli 84,5 spesi dalle famiglie italiane nel 2014) e non è in grado di rinunciarvi. All’interno della Legge di stabilità sono stati destinati dal fondo sanitario 50 milioni di euro per intervenire sulla patologia del gioco d’azzardo. «Comunque, facendo un bilancio tra entrate e uscite, ovvio che lo Stato ci guadagna: 8 miliardi contro 50 milioni» spiega Matteo Iori, presidente del Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo (Conagga) e dell’associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia. «L’organizzazione dei servizi territoriali al momento riflette ancora il quadro organizzativo preesistente ai Lea: — conferma il professor Maurizio Fea, psichiatra responsabile dell’area Gioco d’azzardo patologico di FederSerD — grosse differenze tra regione e regione. Su 645 Servizi, quelli che si occupano di patologie da gioco d’azzardo sono poco più di 200. La rete assistenziale non è omogenea neppure dal punto di vista delle prestazioni erogate». In mezzo a tanto caos, non è possibile sapere con precisione neppure quante siano le persone sottoposte a trattamento.
Le strutture a cui rivolgersi
La relazione al Parlamento del Dipartimento Politiche Antidroga parla di 6.804 pazienti presi in carico nel 2013, ma si basa sui dati di 13 regioni soltanto. Manca anche un censimento preciso delle strutture private. Il Conagga accoglie 38 associazioni. FederSerD nel suo sito Giocareponsabile.it elenca un’ottantina di servizi privati, raggruppabili però sotto le tre grandi associazioni dei Giocatori anonimi (GAM—ANON), di AICAT e e di AMA. Potrebbe riuscire nell’impresa, l’Osservatorio nazionale sulla dipendenza da gioco d’azzardo patologico che dovrebbe essere istituito dal ministero della Salute.