Video osè sul cellulare È allarme per il sexting
(Articolo di Elisa Pasetto tratto dal sito http://www.larena.it/stories/379_citta/1037301_video_os_sul_cellulare__allarme_per_il_sexting/?refresh_ce#scroll=182 del 30 gennaio 2015)
IL FENOMENO. Un recente episodio accaduto nella Bassa apre la discussione sulla nuova moda. La psicologa: lo scambio di messaggi e foto hard via sms o tramite social network comporta rischi per le «vittime» e anche risvolti legali.
Riprendersi con il telefonino completamente senza veli. Poi, spedire il video attraverso WhatsApp, ingenuamente, a un’amica. E ritrovarsi, nel giro di qualche ora, sulla bocca di tutti, esposti al pubblico ludibrio perché la compagna di classe, in un attimo, ha condiviso il video con i suoi contatti e le immagini hanno fatto il giro non solo della scuola ma di tutto il paese. Si chiama sexting (dall’inglese sex e texting, inviare un testo, un sms).
Un fenomeno sempre più frequente, anche a Verona.
L’ultima volta è accaduto solo qualche giorno fa a una ragazza iscritta al primo anno di un istituto superiore della Bassa. A far emergere il caso un’insegnante, insospettita dall’atteggiamento affranto della studentessa, in classe in lacrime.
E’ bastato poco per farsi raccontare l’incauto gesto e, soprattutto, le pesanti conseguenze: sentirsi additata e sbeffeggiata, ovunque vada, dai suoi coetanei. Quando invece i commenti non sfociano, addirittura, in vere e proprie offese e volgarità: una situazione divenuta presto insopportabile.
Conferma l’episodio il Punto di ascolto per il bullismo e il disagio scolastico attivato dall’Ufficio scolastico territoriale, alle prese negli ultimi anni con il dilagare del cyberbullismo, la versione del fenomeno perpetrata attraverso le nuove tecnologie, nella quale il caso veronese rientra a pieno titolo.
«Non sempre i genitori sono consapevoli della gravità dell’accaduto. Le scuole e i presidi scaligeri, fortunatamente, collaborano attivamente con noi esperti quando avvengono episodi del genere», ammette Giuliana Guadagnini, responsabile del Punto ascolto.
«E si allarmano non a torto, perché attraverso le nuove tecnologie immagini e video hanno una circolazione “virale” tra studenti e ragazzi esterni all’istituto, diventando in poco tempo la “favola del paese”. La preoccupazione principale, ovviamente, è per le conseguenze psicologiche di chi vi è ritratto, che potrebbero portarlo a un insano gesto, come non di rado riportano le cronache».
Guadagnini, in questi casi, interviene su più fronti: prima inviando uno psicologo a incontrare il ragazzo, quindi consigliando i genitori di recarsi dalle forze dell’ordine a segnalare il fatto. Infine, mettendo in cantiere una serie di incontri all’interno dell’istituto sul tema del cyberbullismo, non solo per i ragazzi, ma anche per genitori e docenti.
«Tra le mode introdotte con l’utilizzo degli smartphone, una delle preferite dei giovani è appunto il sexting, lo scambio di messaggi e foto hard via sms o tramite i social network. Un fenomeno che interessa circa la metà dei ragazzi del nostro Paese», spiega la psicologa.
Secondo la Polizia postale, infatti, il 37 per cento degli adolescenti dichiara di aver condiviso online segreti e immagini di un amico senza il suo consenso, il 43 di aver visto condivisi segreti e foto senza il proprio consenso, il 51 di aver ricevuto immagini di un amico in costume da bagno o in atteggiamenti sessualmente espliciti.
«E’ indispensabile, però, che giovani e famiglie sappiano che qualora un minorenne invii o riceva immagini a sfondo sessuale ritraenti se stesso o suoi coetanei, vi sono dei rischi sia sul piano psicologico – dalla depressione, ad attacchi d’ansia o panico, a disturbi alimentari, fino al tentato suicidio – che sotto il profilo legale: l’invio di immagini che ritraggono minorenni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico».