«I ragazzi ignorano i rischi della rete Stiamogli accanto»
(Articolo tratto dal sito http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2014/10/19/news/i-ragazzi-ignorano-i-rischi-della-rete-stiamogli-accanto-1.10149010 del 19 ottobre 2014)
Privacy violata, furti di identità. cyberbullismo, azzardo «L’accesso ai social network è capillare, ma vanno educati»
“Genitori, non trascurate l’educazione online”. È il consiglio rivolto ieri agli oltre cento papà e mamme presenti all’incontro “Prevenzione e sicurezza sul web”.
«Serve educazione per essere cittadini digitali – ha ricordato Caterina Bonora, esperta di comunicazione web e social, nell’aula magna del Fermi – perché sono aumentati gli accessi tra i giovanissimi, ma non la consapevolezza». I minori sono il “traino digitale” nelle famiglie italiane, come ricorda il Libro bianco Media e Minori dell’Agcom. I giovani si avvicinano sempre prima e in modo più diffuso alla rete, mentre i grandi faticano spesso con le nuove tecnologie, dal tablet alla lavagna multimediale. I piccoli avvertono il gap e rischiano di essere “intrappolati” in un mondo d’interattività, ma anche insidie. Circa un alunno di terza elementare su due ha un cellulare e può tenerlo in camera, secondo uno studio dell’Istituto degli Innocenti dello scorso settembre. Uno su quattro naviga su internet, due volte su cinque senza un adulto, ma solo il 22% conosce i rischi della rete. Nel nostro Paese la penetrazione d’internet è del 58% contro una media europea del 68%. L’Italia si “riprende” con i social media, utilizzati dal 42% della popolazione, per almeno due ore al giorno (contro l’1.3 della Germania e l’1.6 del Regno Unito).
«Ciò denota immaturità nella competenza e nell’utilizzo dello strumento – ha ripreso Bonora – anche se siamo precursori con la Carta dei diritti sul web». In Italia lo smartphone ha una penetrazione del 41%. Oltre nove utenti su dieci li usano per cercare informazioni, l’84% è stato contattato per prodotti e il 30% ha fatto un acquisto. «Molti sono minorenni», ha aggiunto l’esperta.
Una ricerca Cremit-Save the Children ha evidenziato come ragazzi dagli 11 ai 14 anni abbiano tenuto comportamenti come fingersi qualcun altro (52% dei casi), pubblicare foto senza autorizzazione (46,7%), cercare materiale pornografico (35%) o chattare con adulti (34%). I rischi proseguono: virus, cyberbullismo e sexting (messaggi e video provocanti che possono avere diffusioni capillari indesiderate), informazioni errate, dipendenza da internet. Senza dimenticare i furti d’identità e altro ancora. «Le informazioni non vanno da pc a pc – ha ricordato Bonora – ma passano dai server e lì rimangono. Snowden ha consigliato di non usare Facebook e Gmail perché infrangono la nostra privacy. Twitter avrebbe trovato un accordo con i governi per rintracciare le persone che hanno mandato i tweet dopo la Primavera araba». La soluzione? «Conoscere le nuove tecnologie – ha spiegato Maria De Paola, psicologa e terapeuta – non per controllare, ma per imparare e insegnare con l’esempio. Bisognerebbe chiedere ai figli: “Come è andata in rete?”, educandoli all’autonomia». «Stare accanto è il primo elemento di prevenzione – ha aggiunto Giorgia Pifferi, dottoressa del Sert di Sassuolo – anche contro il gioco d’azzardo, che agisce sui meccanismi del piacere. Spesso diamo il gratta e vinci al bambino “perché ha la manina fortunata …”. Non sempre la sperimentazione porta alla dipendenza, ma dobbiamo favorire un pensiero critico».