La prima sigaretta? Tra gli 8 e i 12 anni
(Articolo di Francesca Amè tratto dal sito http://www.vanityfair.it/news/societ%C3%A0/14/10/11/baby-alcolisti-fumatori del 12 ottobre 2014)
400 mila i baby alcolisti e baby fumatori in Italia. L’esperto di disagio giovanile: «Tocca ai genitori far sviluppare l’autostima dei figli»
Sono 400 mila i babyalcolisti in Italia e altrettanti i babyfumatori che provano la prima sigaretta già tra gli 8 anni e i 12 anni. Il 15% dei ricoveri in pronto soccorso di under 16 avviene per abuso di alcol, spesso associato a energy drink. I teens amano queste bevande che, in sé, non fanno male (una lattina contiene l’equivalente in caffeina di un espresso) ma che, se mescolate all’alcol, aumentano la voglia di bere a dismisura: il 50% dei 4mila adolescenti italiani ha provato o usa energy drink almeno una volta la settimana, e di solito lo fa il sabato sera.
Non proprio la meglio gioventù quella emersa dal primo Forum internazionale dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia organizzato da Paidòss a Napoli sotto il titolo «Giovani alieni per famiglie in dissolvenza». Era presente anche Giovanni Gabrielli, un passato da motivatore delle migliori sciatrici nostrane e oggi mental coach, tra i massimi esperti in Italia di disagio giovanile.
Gabrielli, davvero cresciamo degli alieni in casa nostra?
«Ai genitori dico: conoscete la relazione tra un temperino e la vite? Ecco, quella è la vite che i ragazzini, specie le ragazze, tolgono per procurarsi una piccola lama senza dare nell’occhio. Serve a farsi piccoli tagli: si chiama cutting, lo fanno in tantissimi, già dai 12 anni. Poi c’è il burning, piccole bruciature provocate con la sigaretta. Sono facili da mascherare: basta mettere maglie lunghe. L’autolesionismo è pericoloso come l’alcolismo o il fumo, ma sottovalutato».
Perché un ragazzo sceglie di farsi del male?
«E’ la legge delle “4 o”: odio tutto, odio tutti, odio me stesso, odio tutto questo odio verso di me. I suicidi spesso non vogliono morire davvero, ma scappare da questo dolore mentale».
Quali sono i campanelli d’allarme?
«Chiedo ai genitori di migliorare la loro capacità di osservazione: imparate a notare se i ragazzi cambiano taglio o colore di capelli, il modo di vestirsi, se mettono sempre abiti larghi che coprono polsi e braccia, attenzione ai lividi e, sulla biancheria, alle piccole gocce di sangue».
Che cosa si può fare per evitare l’autolesionismo?
«Ogni ragazzo è una storia a sé, ma la prevenzione serve a tutti. E’ appena uscito uno studio che ha analizzato il tempo medio di discussione a tavola nelle famiglie italiane. Ebbene, mamma e papà parlano in media 3 minuti al giorno con i loro ragazzi. Non riduciamo il rapporto con loro a un frettoloso ‘tutto bene a scuola?’. E poi basta con i vecchi proverbi…»
In che senso?
«Quello dell’ “erba voglio” non lo reggo. I ragazzi devono essere stimolati a verbalizzare i loro ‘voglio’. Attenzione, genitori: l’autostima dei figli dipende da voi. Trovate ogni giorno un motivo per dire che siete orgogliosi di loro. Non ve ne viene in mente nessuno? Sforzatevi. Se necessario, vale anche con una piccola bugia».