Come funziona la pillola per smettere di bere
(Articolo di Alessandro Malpelo tratto dal sito http://blog.quotidiano.net/malpelo/2014/10/03/come-funziona-la-pillola-per-smettere-di-bere/ del 03 ottobre 2014)
La dipendenza da alcol sta dilagando tra i giovani in Italia, è una malattia e riguarda un milione di persone, con costi sociali e sanitari che arrivano a 22 miliardi di euro. Meno del 7% di persone riesce a curarsi, anche per l’incapacità di affrontare l’attuale soluzione proposta per uscire dal problema: smettere di bere alcol di colpo dalla mattina alla sera.
Una cura sviluppata in Danimarca, e presto estesa al resto d’Europa, consiste nell’utilizzo della molecola di Nalmefene (Selincro, nome commerciale, di Lundbeck). Viene utilizzata ora in Italia come trattamento in corso di Soft Therapy, che consiste nella psicoterapia individuale (o gruppi di mutuo aiuto) e contemporanea assunzione di un farmaco che aiuta a ridurre (non eliminare di colpo, nella prima fase) il bisogno di bere alcolici, per arrivare all’obiettivo finale della sobrietà. Un soluzione più realistica e accettabile.
Al Policlinico Gemelli di Roma, ad esempio, si comincia con una visita medica, e se la decisione di smettere di bere è condivisa dal paziente si procede come nelle diete alimentari fissando una sequenza di bicchieri a scalare, cioè sempre meno. Per realizzare tale traguardo condiviso si utilizzano tre strumenti: farmaci, terapia di sostegno di gruppo e colloqui periodici individuali con il medico.
Per quanto riguarda il Nalmefene, 18 mg, si prende al bisogno, massimo una compressa al giorno. Nalmefene, disponibile in Italia da un anno, è un modulatore del sistema degli oppioidi, cioè interferisce a livello di recettori cerebrali, non si percepisce più come impellente il desiderio di provare allegria, ed è indicato per la riduzione del consumo di alcol in pazienti adulti con dipendenza etilica che hanno elevato rischio secondo i parametri dell’OMS, senza sintomi fisici da sospensione (astinenza) e che non richiedono immediata disintossicazione. Nalmefene va utilizzato congiuntamente alla terapia di gruppo, per aiutare il paziente a responsabilizzarsi progressivamente rispetto al suo obiettivo di riduzione del consumo di alcol.
I gruppi non richiedono l’astensione dal bere e sono assistiti da un facilitatore (uno psicologo o un ex bevitore). Uno strumento importante è la compilazione regolare di un diario nel quale segnare ogni volta che si beve, per aumentare la propria consapevolezza e ottimizzare l’assunzione al bisogno del farmaco puntando alla riduzione del consumo. Si deve tornare periodicamente dal medico, per valutare i progressi e l’andamento del percorso di liberazione dalla schiavitù della bottiglia.
Selincro il primo e unico farmaco autorizzato in Europa (25 febbraio 2013) e in Italia (14 giugno 2013, classe C. Quando l’attrazione diventa impellente ma gravemente ingannevole, perché l’alcol sembra capace di sedare una insoddisfazione ma nella realtà non è così (dal punto di vista biochimico c’è un calo nel rilascio di endorfine) il blocco dei recettori degli oppiodi innescato dal farmaco riduce il bisogno di bere, e piano piano l’alcolista si rieduca e impara a trovare soddisfazione in altri piaceri della vita, più appaganti. Ecco spiegato, in parole povere, il meccanismo che porta all’etilismo, e la strada tracciata per uscire dall’incubo.