Giovani e alcol: un ragazzo su dieci si ubriaca
(Articolo tratto dal sito http://it.radiovaticana.va/news/2014/09/30/giovani_e_alcol_un_ragazzo_su_dieci_si_ubriaca_/1107576 del 30 settembre 2014)
R. – Se prendiamo la popolazione dai 14 ai 24 anni, circa il 70% dei giovani sono bevitori occasionali o regolari. Ma, naturalmente, bisogna distinguere tra uso e abuso, perché la percentuale dei ragazzi che usano le bevande alcoliche in modo scorretto tende a essere molto più bassa. Sappiamo che circa il 35% ha abusato nella forma del “binge drinking”, la forma del bere fino allo sballo – 5-6 bevute di fila nello spazio di due ore – nell’ultimo anno.
D. – Si fa abbastanza, secondo lei, sul piano della prevenzione tra i più giovani?
R. – Abbiamo un problema allarmante riguardo ai giovani, proprio perché il modello del consumo globalizzato, cioè il bere lontano dalla tradizione familiare, senza la protezione del contesto alimentare, in cui si beve sotto la spinta del gruppo, avvicina l’Italia ai Paesi del Nord Europa. Questo bere globalizzato dei giovani rischia effettivamente di essere un bere privo di cultura e totalmente ispirato allo sballo. Bisogna investire di più nel recupero del bere dello stile familiare e nella capacità dei genitori di ammonire e informare i ragazzi sui rischi.
D. – Gli ultimi dati ci dicono che nel 2010 sono più di 16 mila le persone morte sulla strada a causa dell’abuso di alcol, una cifra allarmante…
R. – Alcol e guida non vanno d’accordo, al di là della questione dei limiti e delle soglie di età. Ricordiamo che i neopatentati fino a 21 anni devono avere l’alcolemia zero, non possono bere prima di mettersi al volante. Sono norme indispensabili che vanno fatte rispettare. In Italia, abbiamo circa 26 mila incidenti stradali ogni anno, la percentuale alcol-attribuibile, probabilmente, è intorno al 15%.
D. – Servirebbe, secondo lei, avere norme del Codice della strada più severe?
R. – Personalmente, ritengo che i mezzi che il legislatore mette a disposizione dell’autorità giudiziaria siano sufficienti. Non è tanto rendere più severe le pene ciò che rende più efficace è la prevenzione. E’ l’informazione capillare, i controlli, con le relative sanzioni, e una maggiore responsabilità della comunità, a partire dalla famiglia, su questo tipo di rischi.