Giannini recita in Val d’Illasi e racconta la «piaga» del gioco
(Articolo di Paola Dalli Cani tratto dal sito http://www.larena.it/stories/2595_val_dillasi/848929_giannini_recita_in_val_dillasi_e_racconta_la_piaga_del_gioco/ del 31 agosto 2014)
La base per le riprese installata nella «Casa di Peper» a Badia L’anteprima verrà proiettata alla Mostra del cinema a Venezia.
Giancarlo Giannini con Francesca Reggiani e altri attori del cast di «Una nobile causa»
Giancarlo Giannini diventa psicologo in Val d’Illasi per «Una nobile causa»: si intitola così il film sulla piaga del gioco d’azzardo che la società di produzione padovana Running, con l’associazione Cinema giovane, ha iniziato a girare in questa settimana. Più che del film vero e proprio si tratta del «teaser», cioè il promo del film, che sarà ora lavorato in studio per essere presentato alla 71a Mostra del cinema di Venezia il 5 settembre con i prodotti del territorio.
Protagonista, al pari dello scottante tema e ad attori di primo piano (perchè c’è Giannini ma anche Nadia Rinaldi, Francesca Reggiani, Roberto Citran, Giorgio Careccia, Rossella Infanti, Giulia Greco, Guglielmo Pinelli, Rosa Palasciano e Giovanni Maria Buzzati), è la Val d’Illasi, il suo ambiente e i suoi prodotti. La regia è affidata a Emilio Briguglio, medico padovano passato dietro la macchina da presa e che aveva scoperto il bello del Veneto girando «My name is Ernest. Hemingway e l’Italia».
Campo base della troupe (36 persone) è stata la Casa di Peper a Badia Calavena: «Esperienza unica», racconta Diegio Biello, 29enne produttore di linea del film. Ventinove anni che sintetizzano l’associazione Cinema giovane, nata nel 2009 anche grazie ai fondi di un bando regionale grazie ai quali un gruppo di giovani professionisti hanno girato l’Europa «per film» e visto nascere sei attori professionisti. «Abbiamo mosso i primi passi grazie a quel bando, che all’epoca venne proposto dall’allora assessore Stefano Valdegamberi, e mi sono sempre ripromesso che mi sarei in qualche modo sdebitato restituendo visibilità a quel territorio da cui in qualche modo eravamo nati. Quando è saltato fuori questo progetto, conoscendo la sensibilità di Stefano sull’argomento, non ho avuto dubbi: gli ho raccontato l’idea, ho trovato un valido aiuto in loco e poi siamo arrivati noi. Ecco perchèabbiamo scelto come set la Val d’Illasi e il veronese».
Cinema giovane è centro propulsivo di cinema sociale, nel senso che si prefigge di affiancare o autoprodurre film che nello stesso tempo affrontino tematiche sociali e promuovano un territorio. Cuore del film la piaga del gioco d’azzardo, «e quei carnai sociali», dice senza mezzi termini Biello, «che sono casinò e sale slot. Esisteva una sceneggiatura che si è tentato di trasformare in un film nel padovano, ma incontrando resistenze. Una volta conosciuto il progetto della Running, lo abbiamo sposato, proposto in Val d’Illasi e abbiamo trovato un ampio consenso, anche da parte di chi le sale slot le gestisce».
Notizia nella notizia, dunque, «ma nemmeno tanto», dice Biello, «perchè chi fa impresa con queste attività è il primo a volere che la gente capisca che si può giocare senza annientarsi. Meglio tanti giocatori occasionali che pochi fedelissimi che si rovinano: ecco perchè due sale della zona ci hanno spalancato le porte».
Sale slot che aprono con lo stesso ritmo dei «compro oro», le due facce di una medaglia che racconta di un cambiamento sociale, che interessa la persona, nella sua interezza, quando il gioco diventa patologia e schiavitù. Tre storie di dipendenza dal gioco si incontrano nello studio di uno psicologo a cui dà il volto Giancarlo Giannini: quella del giocatore da casinò (ricostruito all’interno della discoteca Hollywood di Bardolino che ospiterà la proiezione del promo il 6 settembre), quella del giocatore della sala slot di una cittadina e quella di un giocatore di bisca clandestina. «Ci si vende l’argenteria per giocare, ci si annulla», dice Biello.
E si va in banca (la filiale della Cassa rurale e artigiana di Vestenanova nel caso specifico) per chiedere soldi. Ludopatia, dipendenza: «Il gioco è diventato una droga pesante, per di più legalizzata, e gestita in maniera assurda: basti solo pensare», riflette Biello, «che in questi posti ci si gioca migliaia di euro in contanti mentre fuori da lì se spendi più di una certa cifra devi farlo con bonifici». Contraddittorietà, di locali con bellissime vetrine che non mostrano nulla se non pannelli che impediscono di vederci attraverso, metafora fisica di quel lato oscuro della persona catturato e soddisfatto dal meccanismo ipnotico del gioco.
Protagonista, al pari dello scottante tema e ad attori di primo piano (perchè c’è Giannini ma anche Nadia Rinaldi, Francesca Reggiani, Roberto Citran, Giorgio Careccia, Rossella Infanti, Giulia Greco, Guglielmo Pinelli, Rosa Palasciano e Giovanni Maria Buzzati), è la Val d’Illasi, il suo ambiente e i suoi prodotti. La regia è affidata a Emilio Briguglio, medico padovano passato dietro la macchina da presa e che aveva scoperto il bello del Veneto girando «My name is Ernest. Hemingway e l’Italia».
Campo base della troupe (36 persone) è stata la Casa di Peper a Badia Calavena: «Esperienza unica», racconta Diegio Biello, 29enne produttore di linea del film. Ventinove anni che sintetizzano l’associazione Cinema giovane, nata nel 2009 anche grazie ai fondi di un bando regionale grazie ai quali un gruppo di giovani professionisti hanno girato l’Europa «per film» e visto nascere sei attori professionisti. «Abbiamo mosso i primi passi grazie a quel bando, che all’epoca venne proposto dall’allora assessore Stefano Valdegamberi, e mi sono sempre ripromesso che mi sarei in qualche modo sdebitato restituendo visibilità a quel territorio da cui in qualche modo eravamo nati. Quando è saltato fuori questo progetto, conoscendo la sensibilità di Stefano sull’argomento, non ho avuto dubbi: gli ho raccontato l’idea, ho trovato un valido aiuto in loco e poi siamo arrivati noi. Ecco perchèabbiamo scelto come set la Val d’Illasi e il veronese».
Cinema giovane è centro propulsivo di cinema sociale, nel senso che si prefigge di affiancare o autoprodurre film che nello stesso tempo affrontino tematiche sociali e promuovano un territorio. Cuore del film la piaga del gioco d’azzardo, «e quei carnai sociali», dice senza mezzi termini Biello, «che sono casinò e sale slot. Esisteva una sceneggiatura che si è tentato di trasformare in un film nel padovano, ma incontrando resistenze. Una volta conosciuto il progetto della Running, lo abbiamo sposato, proposto in Val d’Illasi e abbiamo trovato un ampio consenso, anche da parte di chi le sale slot le gestisce».
Notizia nella notizia, dunque, «ma nemmeno tanto», dice Biello, «perchè chi fa impresa con queste attività è il primo a volere che la gente capisca che si può giocare senza annientarsi. Meglio tanti giocatori occasionali che pochi fedelissimi che si rovinano: ecco perchè due sale della zona ci hanno spalancato le porte».
Sale slot che aprono con lo stesso ritmo dei «compro oro», le due facce di una medaglia che racconta di un cambiamento sociale, che interessa la persona, nella sua interezza, quando il gioco diventa patologia e schiavitù. Tre storie di dipendenza dal gioco si incontrano nello studio di uno psicologo a cui dà il volto Giancarlo Giannini: quella del giocatore da casinò (ricostruito all’interno della discoteca Hollywood di Bardolino che ospiterà la proiezione del promo il 6 settembre), quella del giocatore della sala slot di una cittadina e quella di un giocatore di bisca clandestina. «Ci si vende l’argenteria per giocare, ci si annulla», dice Biello.
E si va in banca (la filiale della Cassa rurale e artigiana di Vestenanova nel caso specifico) per chiedere soldi. Ludopatia, dipendenza: «Il gioco è diventato una droga pesante, per di più legalizzata, e gestita in maniera assurda: basti solo pensare», riflette Biello, «che in questi posti ci si gioca migliaia di euro in contanti mentre fuori da lì se spendi più di una certa cifra devi farlo con bonifici». Contraddittorietà, di locali con bellissime vetrine che non mostrano nulla se non pannelli che impediscono di vederci attraverso, metafora fisica di quel lato oscuro della persona catturato e soddisfatto dal meccanismo ipnotico del gioco.