Gioco d’azzardo: un problema sottovalutato dai genitori
(Articolo tratto dal sito http://blog.avis-legnano.org/?p=5323 del 09/05/2014)
Foto di Marco Zocchi
A quanto pare, i genitori italiani non si rendono conto di quanto il gioco d’azzardo sia entrato nelle vite dei propri figli. Esso è percepito come un’attività normale, di cui si sottovalutano i rischi. Un’abitudine che entra di soppiatto nelle vite delle famiglie senza che nessuno se ne accorga, almeno finché non iniziano i guai. Questo il quadro che sembra emergere leggendo i dati raccolti nella ricerca dal titolo “Ragazzi in gioco”, realizzata da Paidòss. Secondo quanto contenuto nell’indagine, i genitori intervistati (un campione statistico rappresentativo delle famiglie italiane) sembrano poco consapevoli delle minacce contenute nelle sale da gioco o centri scommesse, tanto che quasi la metà (45,1 per cento) dichiara di averli frequentati qualche volta. Tra questi, circa il 30 per cento ha rilevato la presenza di minori all’interno (c’è poi un 25 per cento che non sa/non ricorda). Quindi una percentuale piuttosto alta, visto che è necessaria la maggiore età per poter giocare (ma molti genitori non lo sanno, visto che solo il 41,5 per cento risponde correttamente alla domanda che chiede proprio questo). Molto spesso questi minori non si trovavano lì per semplice curiosità, se è vero che in più della metà dei casi ai genitori che frequentano le sale da gioco è capitato che questi gli chiedessero di giocare al posto loro.
Continuando a scorrere le domande, la condizione di ignoranza in cui vivono il tema gli intervistati è sempre più evidente. Oltre la metà (55,2 per cento) pensa che sia giusto che i minori non possano frequentare sale da gioco, ma poi in casa quelli che giocano al lotto o altri tipi di giochi lo fanno in molti casi assieme ai figli (54,8 per cento). È quindi un’attività di famiglia, fa parte del focolare assieme alla tivù, non c’è nulla da temere. Infatti la stragrande maggioranza (67,6 per cento) dichiara di non aver mai parlato in famiglia di “gioco patologico”. Appunto, si ignora il problema e si lascia che entri strisciando tra le abitudini di ogni giorno. Appena il 10,3 per cento conosce il termine ludopatia. C’è quindi ancora tanto lavoro da fare per sensibilizzare le famiglie verso il problema, sia gli adulti sia i minori, affinché si prenda coscienza del tunnel in cui può portare una sua sottovalutazione. Nel frattempo, una proposta di un senatore leghista e membro della Commissione di vigilanza per la Rai, Gian Marco Centinaio, spinge affinché sia proibita sulla Rai la pubblicità di ogni tipo di gioco d’azzardo, tra le 7 e le 23. Tale idea è stata tradotta in emendamento, che è finito nel contratto di servizio dell’emittente pubblica, quindi potrebbe essere diventare legge nei prossimi mesi.