«Violenza alla donna, sfregio alla società»
(Articolo di Alessandra Galetto tratto dal sito www.larena.it del 06 marzo 2014)
Lo psichiatra: «Intervenire prima che ci sia la “prova” necessaria alla legge, rispondendo al grido muto delle vittime»
Saper rispondere al silenzio assordante, al grido muto che arriva dal fondo del dolore di chi ha subito violenza. Prima che, di quella violenza, arrivi la «prova», cioè l’evidenza materiale di cui la legge ha bisogno per stabilire una colpa, per intervenire con provvedimenti: perchè troppo spesso allora, quando la prova sono le ferite su un corpo di donna straziato dalle mani di un uomo che è talvolta (spesso) il suo compagno di vita, è già troppo tardi. E allora, «trovate, inventate qualcosa perchè la prova non sia quella della legge: è necessario poter intervenire prima della violenza, perchè la violenza contro le donne è qualcosa di insopportabile, uno sfregio all’intera società civile in quanto viola la sacralità della figura femminile che vive dentro ciascuno di noi come immagine della madre». È questo l’invito che il professor Vittorino Andreoli, psichiatra, ha rivolto ieri nella sua Lectio magistralis alla fittissima platea della Gran Guardia, composta da centinaia di agenti di polizia. In occasione della settimana dedicata alla festa della donna, la questura, su impulso dello stesso questore Danilo Gagliardi, ha infatti voluto organizzare un evento sul tema della violenza di genere, che dolorosamente ha assunto oggi proporzioni tanto rilevanti. L’invito è andato al professor Andreoli, che con la polizia collabora da lungo tempo per la sua attività di psichiatra: a lui è stata chiesta una riflessione per tutti gli uomini e le donne che operano nelle forze dell’ordine e che affrontano i casi di violenza. «Se parlando di donna parlo di mia e vostra madre, di mia e vostra moglie, di mia e vostra figlia, la violenza contro le donne diventa davvero insopportabile», ha spiegato Andreoli. «Voi siete uomini di legge, ma non potete dimenticare i principi: la civiltà si basa infatti su di essi, le leggi sono solo lo strumento temporaneo per far rispettare i principi. Certo noi viviamo in un tempo difficile, che non mi piace: nell’era dell’homo sapiens ricompare l’uomo pulsionale, siamo in una fase di regressione antropologica in cui la razionalità non serve a frenare le pulsioni e gli istinti, che sembrano bisognosi di trovare immediata realizzazione, in un “tutto qui e ora” in cui anche il sesso diventa la via biologica per liberare l’aggressività. L’amore non è una ginnastica, ma qualcosa che cresce e si alimenta nell’attesa e nella condivisione di un progetto». «Mi fa piacere sentire che a Verona c’è un centro per gli uomini che commettono violenza, si tratta di realtà necessarie», ha concluso Andreoli.
«Solo accettando la propria fragilità, il senso del limite, l’uomo può avvertire il bisogno della donna come ciò che lo completa, qualcosa di sacro. Se la fragilità è mancanza e dolore, due fragilità insieme ci danno il coraggio di vivere».