News: Osservatorio Nazionale Alcol, analisi del consumo di alcolici tra le donne
(Articolo tratto dalla newsletter cedostar.it di febbraio 2014)
Il consumo e, purtroppo, l’abuso delle bevande alcoliche è un fenomeno approdato di recente nell’universo femminile, con ripercussioni evidenti ed immediate su gravidanza e allattamento. Secondo un’indagine del Gruppo di Lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol) dell’Osservatorio Nazionale Alcol, l’abitudine al bere dei genitori, del padre in particolare, influenza fortemente il modello di consumo alcolico degli altri membri della famiglia. “E ciò, ovviamente – spiega Emanuele Scafato, direttore Centro OMS per la Ricerca e la Promozione della Salute su Alcol e Problemi Alcolcorrelato – è molto preoccupante a fronte del modello che la donna, come madre, può trasmettere ai figli. Le donne, più esposte i rischi di violenze psicologiche, relazionali e sessuali causate dall’abuso alcolico o dall’alcoldipendenza altrui, sono sempre più frequentemente vittime, consapevoli o meno, del personale abuso di alcol, spesso misconosciuto, quasi sempre sottovalutato”. Ma qual è, nel mondo, il rapporto tra alcol e donne? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il più elevato numero di consumatrici si registra in Europa. In Italia, circa il 67% delle donne consuma bevande alcoliche a fronte del 43% degli anni ’80. L’incremento non riguarda solo le giovani generazioni ma coinvolge anche donne più mature e anziane che, è bene ricordare, non hanno ricevuto, nel corso della vita, un’educazione su come consumare gli alcolici ed evitare gli abusi. L’effetto sullo stato di salute delle donne non ha tardato a manifestarsi attraverso l’aumento della problematiche e delle patologie alcol-correlate: i dati più recenti, in particolare, indicano in circa 13.000 le alcoliste in trattamento presso le strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale e in 24.000 all’anno i ricoveri negli ospedali italiani per cause totalmente attribuibili all’alcol. Ogni anno in Italia si stima che, al di sopra dei 20 anni, 25.000 – 35.000 persone muoiano a causa dell’alcol, tra cui 7.000 donne e 18.000 uomini. Più in generale, il 3% circa di tutti i decessi femminili è provocato dall’alcol, così come il 3% di tutte le morti per tumori femminili (seno, utero ecc.), il 2% dei decessi femminili a causa di patologie cardiovascolari, il 40% delle morti per cirrosi epatiche registrate tra donne, il 12% della mortalità femminile per incidenti e il 12% della mortalità femminile a causa di lesioni volontarie. Molte donne sono convinte, erroneamente, di consumare vino, birra, aperitivi alcolici, amari o superalcolici ‘moderatamente‘ ma poche sanno cosa si intende per moderazione in riferimento all’organismo femminile. In Italia le linee guida nutrizionali raccomandano che una donna adulta e in buona salute non superi mai un consumo giornaliero di 1 o al massimo 2 bicchieri di una qualsiasi bevanda alcolica e che in alcune circostanze, in cui il rischio si può estendere a terzi, come nel caso della gravidanza, anche il semplice consumo, pur moderato, è da evitare. “Un bicchiere di una qualsiasi bevanda alcolica – spiega ancora l’esperto – contiene in media 12 grammi di alcol e richiede mediamente due ore per essere smaltito completamente. L’organismo femminile ha una capacità dimezzata, rispetto a quella maschile, di ‘digerire’ e smaltire l’alcol, anche in funzione della massa corporea ridotta rispetto all’uomo e dei liquidi totali (minore capacità di diluizione), per cui è importante evitare di bere in particolari circostanze lavorative che richiedono concentrazione ma anche in situazioni come, ad esempio, la guida di un’auto”. Come bevono le giovani. Le adolescenti bevono prevalentemente birra, aperitivi alcolici e superalcolici. Bevono in gruppo, solitamente fuori pasto, fuori dal contesto familiare o domestico e concentrano il consumo nei fine settimana. Il 10% circa si ubriaca almeno una volta l’anno, consumando più di 5 bevande alcoliche in un’unica occasione (binge drinking) e quasi tutte bevono per sentirsi più disinibite nelle relazioni che per gusto personale. Le donne mature sono quelle per le quali si registra in Italia il più elevato numero di bevitrici problematiche e preferiscono vino, birra, aperitivi alcolici e amari. “Circa il 10% – spiega Scafato – pratica il ‘binge drinking’ in solitudine o in compagnia. È probabile che le donne siano spinte a bere di più in questa fase della vita, verosimilmente più critica per il sesso femminile, a causa di timori di perdita della giovinezza, di riduzione della fertilità e della capacità procreativa, di una mancata realizzazione di progetti giovanili, di bilanci di esperienze affettive e familiari vissute in maniera insoddisfacente”. Le over 65 non hanno ricevuto in gioventù un’educazione al consumo di alcolici e bevono prevalentemente vino, birra e amari nel contesto privato o domestico, spesso continuando a mantenere nascosta la propria abitudine per timore di riprovazione sociale. “Questo rende ancora più difficile rilevare eventuali problemi – precisa Scafato – ed è il motivo di un riscontro spesso tardivo ma frequente dell’alcoldipendenza tra pensionate e casalinghe della ‘terza età’ .
Fonte: http://d.repubblica.it/attualita/2014/01/22/news/ alcol_dipendenza_droga_salute-1973439