Combattere insieme Uomini «alleati» nella lotta ai soprusi
(Articolo di Alessandra Galetto tratto dal sito www.larena.it del 26 novembre 2013)
Una battaglia che si deve combattere uniti. Come ha ricordato Serena Dandini. È stata proprio lei, un’italiana, la protagonista oltre Oceano della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: ha portato la sua opera teatrale «Ferite a morte» al Palazzo di Vetro dell’Onu. E anche là la carrellata di voci restituite a donne vittime di violenza, che abbiamo ascoltato in estate al teatro Romano, ha lasciato intendere con chiarezza che l’antica e insieme nuova battaglia per dire basta ai soprusi contro le donne deve avere, necessario alleato, l’uomo. La violenza alle donne è «una vergogna che riguarda tutti, e specialmente gli uomini…ormai è chiaro che questa è una guerra che si può vincere solo “insieme” ai nostri compagni di vita». È un’affermazione fondamentale: dà infatti, al dramma della violenza contro le donne, alla comprensione di questo fenomeno che ha antiche radici e pure si ripropone con modi e intensità inquietanti nel nostro presente, una prospettiva che tutti dovremmo avere ben chiara. Il femminicidio non è orrore relegabile a «questione di genere», come si usa dire (per quanto già l’espressione contenga la radice di una diversità percepita, a torto, come divisione), ma ferita sociale sulla quale tutti, uomini e donne, sono in ugual misura chiamati a riflettere. È, questa, una consapevolezza cui va dato merito a Verona di aver saputo tenere conto nella tante manifestazioni che per questo 25 novembre la nostra città ha organizzato. Se infatti quella di ieri è stata anche un’occasione per fermarsi e fare il punto, per ritrovarsi più uniti nella lotta, è bello che l’idea della necessità di un impegno della metà maschile sia emerso chiara. Lo hanno sentito anche gli studenti alla Gran Guardia. Ma pure la rete di prevenzione e aiuto che la nostra città ha da anni voluto e saputo creare per dire no alla violenza contro la donna, a partire dal centro Petra, si è sempre mossa in questa direzione: vedi solo, ad esempio, la decisione del settore Pari Opportunità del Comune di aprire uno sportello dedicato agli uomini che agiscono violenza, attivo da alcuni mesi. Allo stesso modo associazioni nate tra le mura scaligere per dire basta ai femminicidi, come Isolina e…, hanno scelto di avere al loro interno uomini e donne, di combattere affiancati. Insomma, se i nostri Servizi sociali devono affrontare un caso a settimana di donne che chiedono aiuto perchè subiscono violenza tra le pareti domestiche, donne che hanno bisogno di un rifugio per difendersi dall’uomo che è il loro compagno di vita, spesso padre dei figli che insieme hanno cresciuto, vuol dire che davvero è necessario un ripensamento culturale che investa tutti. Perchè nessuna donna, rispetto al suo uomo, debba più aspettare che, come scriveva Pavese, «venga un giorno che per chi ci ha perseguito proviamo solo indifferenza, stanchezza della sua stupidità. Allora perdoniamo».