Malattie del sangue, nuove frontiere di cura
(Articolo tratto dal sito www.larena.it )
22 ottobre 2013
MEDICINA. Si concluderà oggi in Fiera il congresso della Società Italiana di Ematologia. Percentuali di guarigione sempre più elevate per linfomi e leucemie grazie ai nuovi farmaci e al trapianto delle cellule staminali.
Percentuali di guarigione sempre più elevate tra i malati di patologie linfoproliferative (linfomi e leucemia linfatica cronica), ricorrendo all’utilizzo di nuovi famaci. Mentre, grazie al «trapianto aploidentico», che utilizza cellule staminali da donatore familiare si possono curare i casi più gravi di leucemie ed anche di linfomi aggressivi. Sono questi i progressi più significativi registrati negli ultimi mesi dalle Ematologie italiane, all’esame degli specialisti riuniti in Fiera per il Congresso Sie, la Società italiana di ematologia, che si conclude oggi. Le malattie linfoproliferative costituiscono un gruppo molto eterogeneo di patologie neoplastiche del sangue, che comprende almeno trenta diverse entità. Nel caso del linfoma di Hodgkin, si interviene con la polichemioterapia convenzionale, che, ad oggi, guarisce circa l’80-85 per cento dei casi. «Questi pazienti si ammalano però in età molto giovane, spesso inferiore ai trent’anni, e la necessità nei casi più avanzati di utilizzare protocolli di chemioterapia e radioterapia molto intesivi può avere un impatto rilevante sulla fertilità o può predisporre all’insorgenza di seconde neoplasie o danni di tipo cronico del sistema cardio-respiratorio», osserva il presidente di Sie, Fabrizio Pane, responsabile della divisione di Ematologia del dipartimento di Medicina clinica e chirurgica dell’università Federico II di Napoli. «Sono stati però presentati studi sull’impiego di una nuova molecola farmacologica appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali che hanno mostrato risultati soddisfacenti nella terapia dei casi più resistenti al trattamento convenzionale». Tra i linfomi di tipo non-Hodgkin, ha dimostrato notevole efficacia un vecchio chemioterapico, utilizzato con modalità innovative, la bendamustina. «Si tratta di un farmaco introdotto nella terapia oncologica quasi 50 anni fa nella Germania dell’Est, e solo da poco sperimentato in modo moderno e sistematico nelle patologie neoplastiche del sistema linfatico», aggiunge il vicepresidente di Sie, Giovanni Pizzolo, professore di Ematologia e direttore dell’Unità ematologica dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata , con sede al Policlinico di Borgo Roma. Per i linfomi non Hodgkin di tipo aggressivo, tra cui i più frequenti sono i linfomi diffusi a grandi cellule, la probabilità di guarigione da chemioterapia è attualmente del 45 per cento. Un ulteriore contributo alle terapie contro linfomi e leucemie croniche viene da due nuovi farmaci intelligenti: l’Ibrutinib, e l’Idelalisib. Infine, nei casi più gravi di leucemia e di linfomi aggressivi, una risposta terapeutica viene dal trapianto di tipo aploidentico di cellule staminali emopoietiche da un donatore familiare compatibile al 50 per cento.