Palazzo della Gran Guardia, Sala Convegni
Mercoledì 27 settembre 2017, ore 18.30
Ingresso libero
Vorrei ma non posso: quando le barriere architettoniche limitano i sogni
Documentario sull’accessibilità del centro storico di Verona, in presentazione ufficiale il 27 Settembre presso la Gran Guardia. Scritto e diretto da Alessia Bottone. Riprese e montaggio a cura di Elettra Bertucco.
Dismappa ha partecipato al documentario parlando di accessibilità alla cultura e del Manifesto dei Teatri accessibili, al Teatro Nuovo di Verona.
Programma dell’evento
Progetto patrocinato dal Comune di Verona e dall’Ordine dei giornalisti del Veneto, realizzato dalla giornalista Alessia Bottone grazie al Premio giornalistico Goattin, in collaborazione con Valentina Bazzani, anche lei giornalista, con disabilità.
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L’evento vedrà la partecipazione dell’assessore all’urbanistica e Programmazione dell’eliminazione delle barriere architettoniche Ilaria Segala, dell’assessore alla Cultura e Pari opportunità Francesca Briani, Nicoletta Ferrari dell’Associazione Dismappa, Mario Benati Presidente di Anmic Verona.
È possibile per un disabile trascorrere una giornata all’insegna del divertimento e dello shopping in centro a Verona?
Questo è uno dei tanti interrogativi ai quali si è cercato di rispondere dando vita a un esperimento volto a realizzare una panoramica in materia di barriere architettoniche, valutando il grado di accessibilità di negozi, bar del centro e molto altro.
Il documentario – che include la partecipazione dell’ex Sindaco di Verona, dell’Assessore ai Servizi Sociali della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, ed esperti del settore – vuole favorire il dialogo e il confronto con le associazioni e la cittadinanza e contribuire alla realizzazione del nostro sogno: una vita alla pari.
L’evento di presentazione si terrà mercoledì 27 settembre alla Gran Guardia di Verona alle ore 18:30 e vedrà la partecipazione dell’assessore all’urbanistica e Pianificazione ed interventi per abbattimento barriere architettoniche Ilaria Segala, dell’assessore alla Cultura e Pari opportunità Francesca Briani, Nicoletta Ferrari dell’Associazione Dismappa per Verona accessibile, Mario Benati Presidente di Anmic Verona.
La versione estesa del video, dove si parla (anche) del Manifesto dei Teatri Accessibili, Casa disMappa e le attività per una Verona sempre più accessibile:
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“Vorrei ma non posso: quando le barriere architettoniche limitano i sogni” è il documentario di esordio della giornalista Alessia Bottone presentato il 27 settembre in Gran Guardia a Verona. Un progetto patrocinato dal Comune di Verona e dall’Ordine dei giornalisti del Veneto finanziato grazie al Premio giornalistico Goattin che ha coinvolto, oltre agli esperti del settore, anche Valentina Bazzani, giornalista con disabilità ed Elettra Bertucco, videomaker.
Era l’Agosto del 1805 quando le truppe di occupazione napoleonica smontarono l’Arco dei Gavi, ritenendo che potesse ostacolare il transito dei carri militari nel loro ingresso in città. Un monumento, un arco celebrativo costruito a Verona dai Romani agli inizi del I secolo a.C. per celebrare ed onorare alcuni componenti della Famiglia Gavia che, in virtù di particolari meriti, ottenne dalla municipalità il permesso di farlo edificare a proprie spese su suolo pubblico. Per la sua ubicazione fu scelta una posizione molto prestigiosa, l’ingresso in città là dove si concludeva la via Postumia; in epoca medievale l’Arco dei Gavi divenne poi una delle principali porte di accesso a Verona, lungo l’asse ideale delle mura comunali, con il nome di Porta Nuova di San Zeno. Poi arrivò Napoleone, le singole pietre smontate vennero amorevolmente custodite dai veronesi per oltre un secolo e la “Porta” fu ricomposta nel 1932 nell’attuale ubicazione, la piazzetta attigua a Castelvecchio lungo l’asse stradale. Nel luogo originario restano sul selciato i segni delle quattro pietre angolari su cui poggiava l’Arco a cavallo della strada.
Ecco, per le truppe napoleoniche è valsa la regola del “voglio, dunque posso”, ma è l’eccezione; non possiamo pensare che gli edifici vengano tolti, spostati, per accedere agli spazi in maniera diversa, soprattutto vista la conformazione dei nostri centri storici, ma possiamo andare oltre, all’origine: possiamo pensare in maniera diversa!
E questo pensiero può riflettersi nel mio reale, in una città come Verona, segnata da Porte, da Accessi, posso ridisegnare “l’accoglienza”, gli spazi, per migliorare la qualità della vita, di tutti, perché siano luoghi con relazioni che tendono al Bene Comune, ricordando che ormai il valore di una città e dei suoi abitanti, come della sua governance, non si misura più solo in PIL (Prodotto Interno Lordo) ma anche in BES (Benessere Equo Sostenibile), non solo ricchezza, ma anche Bellezza.
E quando penso e unisco Bellezza ad Architettura mi viene in mente quella corrispondenza silenziosa degli ordini antichi, tra cosa e significato, mi verrebbe da dire tra Cosa(p) – Tassa di occupazione del suolo pubblico – e accessibilità dei luoghi! Così è lì che voglio andare, recuperare un modo di pensare che abbia come obbiettivo realizzare cose utili e belle.
Ogni volta che, da Architetto, non riesco ad essere utile, a soddisfare il benessere, lo stare bene dell’uomo, ho fallito, mi sento handicappato, manco di qualcosa. Ho coscienza che non posso abbattere tutte le barriere architettoniche, ma ho altrettanto coscienza del potere del Pensiero, fiducia nelle Persone: la mia generazione non potrà, e non deve, spostare Archi dei Gavi, ma educare il pensiero all’abbattimento di ostacoli superflui quello si. Ed ho fiducia negli assessori Segala e Briani che, in quanto “quote rosa”, non per il colore, ma per il fiore bellissimo, sanno quante spine e variabili ci sono in un quotidiano vivere.
Tre parole, che corrispondono ad azioni e pensieri, potranno essere nuovi ordini architettonici: Accessibilità, Visibilitàe Adattabilità.
La prima, rappresenta il grado più alto di utilizzo dello spazio costruito, s’intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia. La visibilità è invece un più ridotto grado di fruibilità dello spazio, limitando l’accessibilità ad alcune parti dell’edificio, mentre per adattabilità si intende la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. Si può fare!
Così, l’anno scorso con i miei studenti, futuri architetti, o no, siamo andati a trovare Nicoletta Ferrari ideatrice di Dis-mappa che da anni sta mappando la città per identificare barriere architettoniche e luoghi accessibili, il suo motto “Accessibile è meglio”. Nicoletta, fornita di “potenti ruote d’acciaio” forti e tenaci come spesso si forgia il carattere di chi è obbligato a “meccanizzare” il proprio corpo, ha fatto vedere ai ragazzi, ammutoliti, come lo spazio dell’abitare potesse essere modificato per una migliore fruibilità. Così la città, là dove è possibile.
Come con il video/racconto di Alessia e Valentina, che hanno intervistato anche Nicoletta, ci ha portato a visitare i luoghi del nostro quotidiano, vivendo in transfert il senso di disagio, di sconforto, di frustrazione di chi si muove con una carrozzina. La mia frustrazione è doppia.
Stesse sensazioni che nel video manifestavano commesse di negozi, la gente comune, in questo senso di colpa collettivo che ogni tanto ci coglie, tutti volevano dare una mano. Mi rendo conto che se non ho una mano, tutti mi guardano la mano che manca e mi ricordano che non ce l’ho. Senza cattiveria, ma è così. Allora, forse è proprio lì, sul senso comune, sulla presa di coscienza comune di un territorio, sulla cultura delle persone che quel territorio abitano, il luogo dove agire per migliorare, per eliminare limiti e barriere, trovando nuove misure, nuovi standard, nuove idee, nuove corrispondenze.
Così sarà necessario imparare a pensare che se parliamo di barriere non ci sono solo per chi è su una carrozzina, ma anche per chi non ha la vista, o l’udito, perché di fondo ci dimentichiamo che lo spazio lo viviamo attraverso la sua percezione e se manca uno solo degli strumenti che ci permettono l’equilibrio, gli altri sensi si devono adattare a questa mancanza e riformulare un percorso, un futuro accessibile. Non riusciremo noi a risolvere e sollevare barriere architettoniche, ma a far si che chi dopo di noi possa farlo, si. Questo possiamo volerlo!
E guardando il video di Alessia e Valentina, ieri sera mi è tornata in mente una mattinata di shopping con mia nipote Vicky, otto anni, e la sua percezione di spazio – «Amore, ma sapresti arrivare fino a casa?! Mi porti tu?!»… «Mmmhh, si, però se sbaglio mi dici “ricalcola!” E io capisco…». «Ah…ok!?!». Ad ogni svolta o ostacolo mi guardava: «Ricalcolo?!!», «No amore vai!!!». Come i miei studenti, dopo l’incontro con Nicoletta, ogni rivedersi non era «Buongiorno!», ma «Dis-mappa Prof!», e non c’è più stato progetto o disegno dove non calcolassero accessi con nuove misure, a volte esagerando, e la risposta era sempre: «Prof!!!!!.. Accessibile è meglio!».
Ce la possiamo fare.
Daniela Cavallo
Da mercoledì 27 settembre sarà on line su Youtube il video documentario “Vorrei ma non posso. Quando le barriere architettoniche limitano i sogni”, scritto e diretto dalla giornalista Alessia Bottone e realizzato in collaborazione con Valentina Bazzani, giornalista disabile.
Il documentario, patrocinato dal Comune e dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto, racconta la giornata di una ragazza costretta sulla sedia a rotelle in giro per Verona, trai negozi del centro storico, i locali e i luoghi pubblici.
Non solo barriere architettoniche, ma anche culturali e pregiudiziali, sono quelle trovate sul percorso di Valentina, come racconta lei stessa nel video.
Il documentario sarà presentato ufficialmente mercoledì 27 settembre alle 18.30 in Gran Guardia. Tra gli interventi in programma, quello dell’assessore alla Pianificazione Urbanistica con delega alla Programmazione ed interventi per abbattimento barriere architettoniche Ilaria Segala.
“Sono molto contenta di poter presentare questo progetto – afferma l’assessore -. L’abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali è un tema che mi sta molto a cuore e che seguo da tempo. Averlo inserito tra le mie deleghe è un regalo del Sindaco a cui sono molto grata. Un primo importante passo è già stato fatto- annuncia l’assessore –. Entro breve sarà infatti disponibile il primo Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche del Comune, uno strumento che permetterà di fotografare la situazione attuale degli edifici pubblici, dei percorsi esterni, delle connessioni con il trasporto pubblico, fondamentale per riscrivere le priorità del piano dei lavori pubblici. Partiamo dal centro storico, visto che à la zona maggiormente frequentata anche dai turisti, per poi proseguire con tutto il territorio cittadino”.
Tra gli obiettivi dell’assessore, vi è anche “la modifica del regolamento edilizio, per adeguare le future urbanizzazioni con edifici corretti dal punto di vista delle barriere architettoniche”.
Oltre all’assessore Segala, all’incontro di mercoledì parteciperanno anche l’assessore alla Cultura Francesca Briani, Nicoletta Ferrari dell’Associazione Dismappa e il presidente di Anmic Verona, Mario Benati.
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