Arena di Verona, Cancello IV
2-31 agosto 2017
Sarà svelata il 2 agosto la statua in bronzo dorato che lo scultore veronese Albano Poli regala alla città, raffigurante il grande soprano greco Maria Callas che debuttò in Arena il 2 agosto 1947 in La Gioconda di Amilcare Ponchielli.
Alle 12 sarà inaugurata e resterà visibile a tutti dentro l’ingresso 4 dell’anfiteatro areniano (entrata disabili) dove rimarrà fino al 31 agosto per poi essere sistemata in un altro prestigioso luogo ancora non annunciato.
“Siamo felici di avere mantenuto la promessa con nostra città di celebrare la Divina che proprio a Verona ha iniziato il suo percorso artistico settanta anni fa ed è quindi stata di casa, amata e venerata dal suo fedele pubblico” sottolinea Nicola Guerini, ideatore e direttore artistico del Festival internazionale scaligero Maria Callas giunto alla quarta edizione, promotore di questa committenza artistica che un maestro come Poli ha subito accolto.
All’inaugurazione parteciperà il neo sindaco Federico Sboarina che accoglierà il maestro Albano Poli e la madrina dell’evento, il soprano Maria Chiara, amatissima nella nostra città e Aida per eccellenza essendo stata interprete storica dell’eroina di Giuseppe Verdi in innumerevoli stagioni liriche acclamate.
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L’ANNIVERSARIO. Il 2 agosto 1947 l’ingresso sul palco dell’anfiteatro come protagonista dell’opera di Ponchielli
Mito Callas, 70 anni fa in Arena
il debutto con «La Gioconda»
Angela Bosetto
Il direttore artistico Giovanni Zenatello le fece un’audizione in America e le offrì la grande chance Aveva 23 anni ed era destinata a diventare una star
In oltre un secolo di Festival Lirico, tante giovani cantanti si sono esibite in Arena alla ricerca, se non della consacrazione, almeno della famosa opportunità in grado di rivoluzionare un’intera carriera. Ma la ragazza che settant’anni fa salì sul palco il 2 agosto 1947, come protagonista de «La Gioconda» di Amilcare Ponchielli, era diversa da tutte le altre perché lei la storia era destinata a farla. Si chiamava Maria Callas e, nonostante il passaparola fra gli addetti ai lavori circa le sue magnifiche doti vocali, per il grande pubblico era ancora un’illustre sconosciuta (nata a New York il 2 dicembre 1923 da genitori greci), il cui nome completo era Anna Maria Cecilia Sophia Kalos (da Kalogeropoulos).A segnalarla al direttore artistico Giovanni Zenatello (alla ricerca di un’alternativa meno costosa al soprano Herva Nelli, che pare avesse preteso un cachet stellare) fu il basso Nicola Rossi Lemeni, già scritturato nella «Gioconda» areniana come Alvise Badoero. Zenatello le fece un’audizione in America e quindi le offrì l’opportunità di esibirsi a Verona, ma (va detto) con un contratto capestro: quarantamila lire a recita senza alcuno sgravio fiscale o rimborso per le spese di viaggio e alloggio. Maria aveva ventitré anni e nulla da perdere: accettò di imbarcarsi per l’Italia e di affidare il proprio destino all’Arena. Una volta giunta a Verona e intervistata da Renato Ravazzin per «Il Gazzettino», affermò: «La vostra Arena, così maestosa, ed accogliente, mi era sempre apparsa come in un paesaggio di sogno, popolata di un pubblico festoso. Quando la vidi giorni fa per la prima volta, mi prese una sincera emozione.» Nessuna lamentela sugli svantaggi economici, né sul lungo e difficile viaggio, anzi: «Ora che ho conosciuto l’Italia non ho che un desiderio: quello di poter rimanere a cantare nei vostri teatri, davanti al vostro pubblico, che già sento vicino, sotto il vostro cielo, nella vostra Arena».Oltre alla Callas e a Rossi Lemeni, il cast della «Gioconda» era composto da Richard Tucker (Enzo Grimaldo, anche lui al debutto areniano), Elena Nicolai (Laura Adorno), Anna Maria Canali (la cieca) e Carlo Tagliabue (Barnaba). Dirigeva il Maestro Tullio Serafin, mentre la regia era di Augusto Cardi: fu un successo. Come ricorda il musicologo Giancarlo Landini, la sera del 2 e del 3 agosto 1947, il pubblico dell’Arena ottenne due doni: «da un lato le gioie del canto purissimo, dall’altro l’incontro con un’artista assoluta destinata a trasformarsi in mito.» Grazie all’opera di Ponchielli, la Callas non solo stabilì un rapporto privilegiato con gli spettatori veronesi, ma conobbe anche l’industriale e appassionato melomane Giovanni Battista Meneghini, suo futuro marito.Prima del 1947, «La Gioconda» era già approdata in Arena nel 1925 e nel 1934 (l’anno d’oro di Beniamino Gigli, esibitosi sia nel ruolo di Ezio, sia in quello di Andrea Chénier) e poi sarebbe stata proposta altre sette volte (l’ultima nel 2005 con allestimento di Pier Luigi Pizzi), ma da quel momento rimase collegata a Maria Callas, che scelse proprio Gioconda (insieme a Violetta Valéry) per il suo trionfale ritorno areniano del 1952. Allora i cartelloni la accreditarono come Maria Meneghini Callas, ma per i veronesi lei sarebbe rimasta sempre, semplicemente e affettuosamente, «La Maria».
PALAZZO FORTI. Gruppi di 25 persone
Omaggio alla Divina
al museo Amo
visite guidate gratuite
In mostra ricordi, oggetti, cimeli del più grande soprano del ‘900
Oggi, mercoledì 2 dalle 10 alle 19,30 all’AMO Arena Museo Opera di Palazzo Forti in via Achille Forti è aperta la mostra permanente «70 Maria Callas» con visite guidate gratuite. Era il 2 agosto del 1947 quando Maria Callas debuttava all’Arena di Verona nel ruolo di Gioconda, opera di Amilcare Ponchielli. A 70 anni di distanza, AMO vuole rendere omaggio alla Divina con visite guidate gratuite alla mostra permanente, per evocare la vita, la carriera e le curiosità del più grande soprano del Novecento attraverso oggetti, fotografie e la sua voce in mostra.I turni delle visite guidate della durata di 75 minuti con un massimo di venticinque persone per turno hanno questo orario: 10; 11,45; 14,30; 16; e 18. Invece l’ingresso alla mostra permanente ha un costo di 6 euro (ridotto 3 euro). L’ingresso è gratuito acquistando il biglietto per la mostra Toulouse-Lautrec. La prenotazione è consigliata telefonando allo 045 8003524 oppure digitando ticket@arenamuseopera.com. Maria Callas per tutta la vita inseguì l’amore e la famiglia che non ebbe mai. E morì a soli 54 anni. Era nata il 2 dicembre 1923 a New York da genitori greci. Si dice che nella musica del XX secolo esistano un prima Toscanini e un dopo Toscanini. Allo stesso modo ci sono «il prima Callas e il dopo Callas» disse Franco Zeffirelli, regista di prestigiose prime alla Scala, tanta è l’importanza di Maria Callas. «Era quasi una persona immortale incarnata nell’arte lirica, è stata per il canto quello che Toscanini è stato per la direzione d’orchestra». A queste parole del maestro Riccardo Muti si aggiunga che la lirica, grazie a lei, tornò a essere, forse per l’ultima volta, arte popolare, business, colonna sonora delle nostre vite. Merito del suo talento da «soprano drammatico d’agilità», definizione ottocentesca riesumata per il suo timbro unico. Dotata di “tre voci”, si disse, per la sua eccezionale estensione vocale. Ma oltre che per la tecnica superlativa, la Callas è ricordata per la maestria, mai vista fino ad allora su un palcoscenico, nel fondere canto e recitazione. A questo unì le sfuriate da diva, il mistero del dimagrimento improvviso e la love story da copertina con il miliardario Aristotele Onassis, che fece vendere pile di rotocalchi quando lui lasciò la moglie per lei, ma poi la piantò in asso sposando Jackie Kennedy, la vedova del presidente americano. Quest’anno, a settant’anni dal debutto (2 agosto 1947-2 agosto 2017) e a quarant’anni dalla scomparsa, avvenuta 16 settembre 1977, la sua figura è ancora avvolta da un senso di meraviglia, che va oltre la sua arte, la sua voce, il suo essere “La Callas”.
L’EVENTO. Alle 12 nell’ arcovolo 4 si svela l’opera bronzea realizzata dallo scultore Albano Poli
Oggi in Arena s’inaugura la statua dell’indimenticabile artista
Michela Pezzani
La cerimonia accompagnata da brani d’epoca suonati con il grammofono
Uno degli abiti preferiti della Divina era il tubino nero lungo e stretto firmato, come tutti il suo guardaroba del resto, Biki, la grande sarta milanese dell’alta società, e lo scultore veronese Albano Poli ha voluto immortalare così, da maestro quale è, l’eccelso soprano greco nella scultura in bronzo dorato che le ha dedicato, commissionata dal Festival internazionale scaligero Maria Callas, ideato e condotto dal musicista e direttore d’orchestra Nicola Guerini, quest’anno giunto alla quarta edizione.L’opera d’arte sarà svelata al grande pubblico oggi alle 12 all’ingresso 4 dell’anfiteatro Arena con colonna sonora di dischi su grammofono marca Phonotipia 1910 del Museo della Radio, alla presenza dello scultore e del soprano Maria Chiara, stella dell’opera adottata affettivamente da Verona per avere cantato una vita in Arena e specie nel ruolo di Aida. Il presidente del consiglio comunale Ciro Maschio, in rappresentanza del sindaco Federico Sboarina, aprirà la cerimonia e saranno presenti, oltre a Guerini, l’ambasciatore della Santa Sede del Salvador Roberto Manuel, il vicequestore Alfonso Polverini e due carabinieri in alta uniforme per omaggiare la donna e l’artista che tutto il mondo ama e proprio come oggi, 70 anni fa, debuttava in anfiteatro nell’opera La Gioconda di Amilcare Ponchielli, diretta da Tullio Serafin: una ricorrenza storica che segnò l’apertura di carriera di colei che il mondo del melodramma definisce inimitabile.Tanto eccelsa nella musica quanto straziata da sofferenze personali nella vita privata. Così fu il grande soprano greco che sposò lo zeviano Giovanni Battista Meneghini, ma ruppe poi il matrimonio di anni per «l’armatore», Onassis, che i fedelissimi della Callas non vogliono nemmeno citare per nome e ritengono la causa della morte dell’artista, sola e abbandonata a Parigi dove si spense 40 anni fa, il 16 settembre 1977.
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