Corte Mercato Vecchio
11-12-13-14 luglio 2017, ore 21.30
La sezione prosa della 69a Estate Teatrale Veronese in Corte Mercato Vecchio prosegue con Lunga vita al re bemolle! (sottotitolo: Cento anni di storia per far la vita meno amara…) proposto da Cantieri Invisibili con la regia di Alberto Bronzato. Ne sono interpreti Andrea de Manincor, Matteo Spiazzi e lo stesso Bronzato.
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Lo spettacolo è un excursus nel teatro leggero italiano e nel mondo del varietà, dove il comico, la spalla, la macchietta, il fine dicitore, il cantante da café chantant vengono evocati e rievocati in maniera quasi sciamanica, come se si trattasse di un rito propiziatorio per stemperare il caldo estivo attraverso le “freddure” e le risate. Sulla scena, per dirla alla Petrolini, “lazzi, scherzi, inezie, stupidaggini, freddure, cose serie oppur facezie, cose molli e cose dure, cose dette o ancor da dire, frasi fatte, frasi sfatte, desiderio di morire, salamini e caffellatte”. E, ancora: “parodie, caricature, canzonette fatte a brani, prese in giro, corbellature di cervelli poco sani e aneddoti e avventure di teatro e di caffè, storie chiare e storie scure”. Questo, sottolinea il regista, lo spettacolo: “bello, pazzo, sciocco, intelligente, non c’è niente, c’è di tutto, c’è di tutto e non c’è niente”.
Nello stile del cabaret classico, un’orchestrina accompagnerà lo spettacolo. Quattro i musicisti: Claudio Moro, Luca Pighi, Massimo Rizza e Pietro Corsi.
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Limitatamente ai posti disponibili gli spettatori con disabilità e loro accompagnatori godono dell’entrata gratuita.
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TEATRO. In Cortile Mercato Vecchio repliche fino a venerdì della rappresentazione realizzata da Cantieri Invisibili
Macchiette, canzoni e risate
Il Re Bemolle conquista
Simone Azzoni
tutti Lo spettacolo di Bronzato, De Manincor e Spiazzi è per i palati più fini, tra musica e umorismo con i cavalli di battaglia del varietà all’italiana
Non sono solo canzonette, anzi lo sono, ma genuinamente, senza oleose patine vintage, senza nostalgie lacrimevoli. Alberto Bronzato, Andrea De Manincor e Matteo Spiazzi rischiano con un «Lunga vita al Re Bemolle» la strada abbandonata del Café Chantant, del cabaret, quando si rideva per i battibecchi tra marito e moglie, canzonette, doppi sensi sessuali, macchiette e gags. Roba da vaudeville, roba da teatro leggero, roba da quando Paolo Poli e Cochi e Renato rispolveravano i motivi della risata borghese confondendoli con quelli più stranianti dei Gufi. Evasione pura, coraggiosa, si diceva, per l’abitudine contemporanea al format televisivo. Di quello qui non c’è nemmeno l’ombra e nemmeno quell’aura intellettuale (peggiore) del recupero filologico.Sul palco si ricordano piuttosto i Gastone, i fratelli De Rege o Ric e Gian. Risata grassa e risata sottile, surrealtà e impegno alzano e abbassano i registri come un sismografo scanzonato e piacevolissimo. «Lunga vita» è un compendio, una antologia, un florilegio di pezzi di cui si riconoscono citazioni da Signori e signori buonanotte, «Ziki Paki Ziki Pu», «I canarini delle canarie», i «Tango della banana» (con tanto di casco del frutto in testa) o la maliziosa «Danese». Il senso del «capitano che potava capotato» di Cochi e Renato? Nessuno in apparenza. Ora come allora. Se non una dichiarazione d’amore alla fatica dell’attore che qui ha la forma di un genere desueto, difficile, nonostante le apparenze.Difficile per il dover stare nelle righe eleganti. Che i tre, accompagnati dall’orchestrina dal vivo, si divertano è evidentissimo, ma il loro è un divertirsi per divertire il pubblico che sta di fronte; è resistenza colta e appuntita alla tracotanza della parola sguaiata, alla colata di banalità omogeneizzata. I mascheramenti, i camuffamenti sono la licenza poetica, la digressione in cui il trio s’allarga per quel personalissimo gusto già percorso nei precedenti lavori «mascherati» (Venezia, Venezia ad esempio). Anche stavolta I Cantieri Invisibili si beano come bambini nei loro divertentissimi travestimenti.E per travestimenti intendiamo quello scivolare di peso, corpo e volto, dentro maschere e costumi. Gastone è un tutt’uno con De Manincor come Piacere dannunziano lo è per Alberto Bronzato. Istrionismo? Eccesso? Spocchia irriverente alla Nanni Svampa? Il cabaret non dà scampo ed è la sua stessa forma a spingere le corde dell’apparire per catturare, coinvolgere, trascinare. Il rischio, ed è il secondo, di cialtroneria è dietro l’angolo ma è dichiarato fin dall’inizio in quel sottilissimo filo conduttore che bacchetta certi assessorati sordi alla comicità raffinata. E poi i tre riescono a non imitare i loro modelli ma a dare di essi una personalissima versione che rispetta il classico e ne reinventa una vitalità contemporanea. La risata è piuttosto una risata sorniona, per palati fini, per un pubblico che sa il rovescio della medaglia di una vita spesso amara e lascia ad altri cortili lo starnazzare della risata facile.Insomma il pubblico che ride alle «Techete» che anche la Rai d’estate propone, non potrà perdere l’opportunità di gustarsi questo cammeo estivo, che in fondo nulla lascia, ma anche un bicchiere d’acqua, pur se semplice, è essenziale. «Lunga vita al Re Bemolle» replica fino a venerdì con inizio alle 21,15, sempre nella splendida scenografia del Cortile Mercatto Vecchio.
TEATRO. Da oggi a venerdì nel Cortile Mercato Vecchio lo spettacolo «Lunga vita al Re bemolle»
Scherzi, freddure e ironia «Si celebra la leggerezza»
Simone Azzoni
L’attore Andrea De Manincor: « È un piccolo Zibaldone in cui la musica ha una presenza. Con echi di varietà e umorismo da commedia». Regia di Alberto Bronzato
Scherzi, lazzi, freddure, inezie, stupidaggini. Sono questi gli ingredienti di «Lunga vita al Re bemolle» in scena al Cortile Mercato vecchio da oggi a venerdì alle 21.15. Lo spettacolo, realizzato da Cantieri invisibili, è diretto da Alberto Bronzato, in scena assieme a Matteo Spiazzi e Andrea De Manincor, che così spiega la genesi di questo excursus nel teatro cosi detto leggero:«Lunga vita al Re bemolle nasce come piccolo Zibaldone di un affaire teatrale»Che sarebbe a dire?L'”affaire” cui si fa riferimento è l’indiscusso amore per quello che si chiama teatro leggero; il teatro leggero che da vaudeville si trasforma in café chantant, esibizioni di macchiette, di canzonette sul filo dell’ambiguità e del sottinteso sessuali – quelle stesse cui ha dato spolvero Paolo Poli, gli “Ziki Paki Ziki Pu”, “I canarini delle canarie”, i “Tango della banana” o la “Danese”, che ci rimandano agli esordi, agli inizi di una risata borghese, della commediola a sfondo erotico” Siamo nel varietà, dove il comico, la spalla, il cantante da café chantant vengono evocati e rievocati…È uno Zibaldone e nel titolo, con quel “bemolle”, già si annuncia la presenza scenica della musica, dell’orchestrina divertente e divertita, senza soluzioni di continuità o didascalieUn omaggio al Cabaret che nelle sue origini e specificità sembra a rischio di scomparizione o sostituzione…Risentiremo i cavalli di battaglia della scena italiana da varietà, o pre-varietà, come Gastone, o i fratelli De Rege, o Maldacea nella scrittura di Trilussa fino ad occhieggiare la contemporaneità post bellica, il cabaret finto-esistenzialista de i Gufi o quello surreale e già televisivo di Ric e Gian, di Cochi e Renato, di Raimondo e Sandra.Bello e intelligente, tutto e sotto niente..?C’è posto un po’ per tutto, per il gusto popolare, o per l’acidità di una risata più grassa, o per l’umorismo della cosiddetta “commedia all’italiana” in un brano, fatto a brani, tratto addirittura da “Signore e signori buonanotte”.Niente filo drammaturgico?C’è solo un piccolissimo filo drammaturgico, ma talmente sottile che è perfino invisibile, che ci è piaciuto inserire per operare un cappello e un rimando conclusivi. Quello che per una volta ci è piaciuto fare, è stato di pensare a divertirci per cercare di divertire.E ancora una volta un omaggio all’attore..Un’operazione quasi nostalgia, un omaggio a quella scena da cui alcuni grandissimi son partiti per diventare punti di riferimento, fari illuminanti per il faticoso, umile mestiere dell’attore.D’altronde, una volta spente le luci, tutti fan “finta che tutto va ben, tutto va ben”.L’orchestrina che accompagnerà gli attori è composta da Claudio Moro, Luca Pighi, Massimo Rizza e Pietro Corsi.
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