Dilaga il «binge drinking», è allarme
A 11 anni alcolisti nei fine settimana
(Articolo di Rinaldo Frignani tratto dal sito http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_maggio_28/dilaga-binge-drinking-allarme-11-anni-alcolisti-fine-settimana-667cdec6-2439-11e6-b229-67fb25338505.shtml del 28 maggio 2016)
A decine in cura a Roma per l’«abbuffata alcolica», molti i minorenni. «Mi disintossico ma lo faccio soltanto per far contenti i miei genitori». Due su dieci sono ragazzine.
L’«abbuffata alcolica» comincia di solito di venerdì e si conclude all’alba di domenica. Ma non c’è una regola fissa. Anche perché il «binge drinking» non può averla, specialmente se chi lo subisce ha meno di 18 anni, a volte anche meno di 14. E non ha nemmeno luoghi prestabiliti, visto che nei locali pubblici è di solito più difficile ubriacarsi (almeno così dovrebbe essere) mentre acquistare autonomamente vino, birra e whisky è comunque molto più semplice. Un fenomeno in crescita a Roma e nel Lazio che rispecchia l’andamento nazionale dove, negli ultimi anni, quasi il 20 per cento della popolazione che eccede nell’assunzione di alcolici proviene proprio alla categoria dei più giovani, se non dei giovanissimi.
Lo psicoterapeuta: «I drammi nascosti delle famiglie a posto»
«Appartengono a qualsiasi categoria sociale, molti hanno un padre alcolista e una madre giocatrice d’azzardo, altri invece vengono da famiglie apparentemente normali. Al primo incontro minimizzano: “Sono venuto qui per far contenti i miei genitori”». Così lo psicoterapeuta Fabrizio Fanella, presidente de «La Promessa», una onlus creata nel ‘94, accreditata dal 2013 presso la Regione Lazio, in prima linea nella lotta e nello studio dei comportamenti compulsivi in generale, a cominciare proprio dall’alcolismo. Gli incontri vengono tenuti dal 2001 al day hospital di Psichiatria clinica e Dipendenze del Policlinico Gemelli, e dalla fine di giugno si trasferiranno nella sede dell’associazione in via Catone, a Prati. «Assistiamo giovani, anche minorenni, provenienti soprattutto da Roma, dal Lazio e anche da altre regioni del Centro – spiega ancora Fanella -. Nella prima fase il ragazzino cerca di negare il suo problema. “Mi sono ubriacato una volta sola con gli amici”, dice di solito. Un meccanismo di difesa che tuttavia cade quando il paziente prende fiducia in chi lo ascolta, che ha un approccio soft per non far chiudere gli adolescenti. Ed è allora che emergono storie allarmanti: situazioni familiari sballate, appartenenza a gruppi nei quali i minori si sentono importanti al punto da non rispettare né regole né autorità. E scavando nelle famiglie che sembrano a posto emergono problemi soprattutto fra i genitori».
«Smetto quando voglio», ma il 35% ha ricadute quasi subito
Il 20 per cento degli assistiti è rappresentato da ragazze che abitualmente si sbronzano nei fine settimana. «Le incontriamo prima tutti i giorni, poi a giorni alterni, in gruppo con lo psicoterapeuta. Senza il supporto farmacologico, quando è possibile cerchiamo di evitarlo – racconta ancora Fanella -. Il patto con loro è l’astinenza dall’alcol, ma più di qualcuna non regge e continua a bere nonostante gli incontri. La ricaduta fisiologica, almeno all’inizio, è del 30-35 per cento. “Smetto quando voglio”, dicono, ma l’alcol è più forte di loro. Ci devono – come li avvertiamo – “sbattere il sedere”». Addirittura, stando ai dati dell’ultimo «Alcohol prevention day» di aprile all’Istituto superiore di sanità – ripresi dalla onlus -, comportamenti non moderati nel consumo di bevande alcoliche sono stati osservati negli adolescenti a partire dagli 11 anni e nei ragazzi fino ai 17 nel 21,5 per cento del totale di chi abusa di queste bevande. Roma non fa eccezione.
Alcol e videopoker online, micidiale mix di dipendenze
«I numeri sono questi anche qui», avverte lo psicoterapeuta che dirige una squadra di specialisti che solo nel 2015 ha assistito circa 600 pazienti. A far clamore è soprattutto la fascia d’età che coinvolge il “binge drinking”, ma anche il gioco d’azzardo compulsivo (il Lazio è secondo nella classifica nazionale nella spesa pro capite per il gioco) -, dipendenze che sfuggono ai controlli e sono ormai mimetizzate nel tessuto sociale. «Il primo – sottolinea lo specialista – è legato anche agli incidenti stradali del sabato sera, il secondo all’uso di internet: i ragazzini giocano al videopoker online mentre smanettano sul computer». Dipendenze comportamentali che si mischiano con altre e che – la scoperta è recente – possono avere un carattere genetico, e non si esclude nemmeno l’ereditarietà. Gli screening svolti negli istituti scolastici romani hanno dimostrato come alcuni ragazzi manifestino la loro propensione ad avvicinarsi a comportamenti a rischio con alcol, droghe o gioco. Nella maggioranza non compariranno mai, ma c’è chi nella sua vita aspetta solo l’innesco giusto. Lo switch che potrebbe farlo cadere nel baratro.