Furti inventati, troppe carte prepagate, oggetti scomparsi. Ecco come individuare un malato d’azzardo
(Articolo di Giovanni Maria Bellu tratto dal sito http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/ludopatia-storie-buona-politica-circolare-beffa/ del 19 maggio 2016)
Le storie delle vittime della ludopatia si somigliano un po’ tutte. Spesso quando i familiari capiscono è troppo tardi. Servirebbe la buona politica ma è di pochi giorni fa la “circolare beffa”.
C’è la giovane e promettente atleta che, colpita da un infortunio, crede di potersi distrarre con i “Gratta e Vinci” ma rapidamente ne diventa schiava: in pochi mesi brucia tutti i soldi dei premi delle vittorie sportive, butta via anche il denaro messo da parte per l’università, mente ai genitori sostenendo di aver fatto un prestito a un amico. C’è la madre di famiglia che racconta del marito che improvvisamente comincia a essere vittima di strane (e inventate) disavventure: dice di aver perso il borsello, subito un borseggio, prestato del denaro al solito amico insolvente. E cominciano a scomparire oggetti di valore, gioielli. Ma ancora non è niente, perché la storia (e il matrimonio) finiscono con la perdita della casa. C’è poi il brillante informatico che ha uno dei rarissimi autentici colpi di fortuna con le slot e crede di aver scoperto la formula vincente: perde rapidamente tutto ciò che aveva vinto ma non si ferma, brucia nelle macchinette anche i soldi messi da parte per il dentista e comincia a inventare scuse sempre meno credibili per ottenere piccoli prestiti dai familiari e dagli amici, finché viene scoperto.
Si somigliano un po’ tutte le storie delle vittime della ludopatia.
E’ sempre individuabile il momento in cui il gioco diventa vizio e il vizio diventa una dipendenza non diversa da quella dei consumatori di eroina. E’ il momento in cui si creano le premesse per la rovina economica. Che non è nemmeno la sorte peggiore. Perché a volte, quando le bugie non bastano più, per recuperare il denaro c’è chi passa al crimine.
Chi è riuscito a uscirne
Eppure esistono tecniche e strumenti per capire se una persona è entrata nel tunnel.
E per fermarla prima che si spinga troppo avanti. Tanto che un istituto bancario – la Bper, Banca popolare dell’Emilia Romagna – ha elaborato un vademecum per i familiari delle vittime di ludopatia. Si tratta di un “manuale pratico” che dà indicazioni su come individuare per tempo l’insorgere della dipendenza. Il ludopatico, infatti, non si limite a inventare menzogne, a simulare furti, a presentarsi come vittime di inesistenti truffe, ma quando ha un conto in banca lo prosciuga in silenzio. E per evitare che la cosa venga scoperta, fa in modo che i documenti bancari non vengano più spediti a casa, dove il coniuge potrebbe vederli, ma a un indirizzo diverso come quello dell’ufficio o dell’abitazione di un amico. Ecco, l’interruzione brusca dell’arrivo delle lettere dalla banca è un primo campanello d’allarme. Così come il crescere degli anticipi di contante con la carta di credito. Oltre che l’emissione di assegni intestati a tabaccherie o l’acquisto di carte prepagate.
Il vademecum
Nel presentare il vademecum, Eugenio Garavini, vice direttore generale vicario di Bper, ha sottolineato che i familiari dispongono di strumenti d’intervento immediato. Si può, per esempio, segnalare lo stato di disagio alla banca chiedendo che al ludopatico non vengano più consegnati i libretti degli assegni. Nel caso in cui il conto sia cointestato, il coniuge – non appena comincia ad avere dei sospetti – può chiedere alla banca che gli venga inviata personalmente la copia dell’estratto. Altra precauzione da adottare, se si ha una cassetta di sicurezza, è verificare immediatamente se sono stati prelevati oggetti di valore. Ci sono poi azioni che possono essere fatte anche nelle fasi più avanzate, quando la ludopatia è stata riconosciuta e certificata. Per esempio chiedere al giudice tutelare la nomina di un amministratore di sostegno.
Ma è chiaro che tutti i buoni consigli di questo vademecum (che è scaricabile dal sito di Bper banca) possono consentire di attenuare i danni, ma non risolvono il problema. Molto possono fare le banche che, come ha tenuto a sottolineare Garavini, “non sono tutte uguali”. La Bper, per esempio, emette delle carte di credito che non sono abilitate a effettuare pagamenti per i giochi on line. E fin da tre anni fa ha emesso una circolare per sensibilizzare il personale.
Ma non basta ancora.
Il fenomeno ha raggiunto una tale dimensione sociale (i giocatori ad alto rischio sarebbero circa un milione e quelli patologici più di 250mila) che è indispensabile un “intervento di rete” , come ha sottolineato don Armando Zappolini, promotore della campagna “Mettiamoci in gioco”. Un intervento che coinvolga “la buona politica, il mondo delle associazioni e quello delle imprese”. Quanto alla “buona politica”, purtroppo, le cose non vanno per il meglio. E’ di pochi giorni fa la notizia della “circolare beffa” del l’Agenzia delle dogane che determinerà un ulteriore aumento delle slot machine presenti in Italia.