Vittime del gioco d’azzardo, l’86% sono uomini
(Articolo di Margherita Terasso tratto dal sito http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/05/17/news/vittime-del-gioco-d-azzardo-l-86-sono-uomini-1.13495026 del 17 maggio 2016)
Hanno un’eta media di 55 anni. Presentati i risultati delle terapie di gruppo del Centro di Campoformido.
Oltre 180 persone (tra giocatori e loro familiari) coinvolte, dieci gruppi di terapia “attivi”, dalle 600 alle 1.000 sedute per ogni gruppo. Dopo anni di attività, il metodo proposto dal Centro di Campoformido per curare i malati d’azzardo, si è decisamente consolidato. Una struttura forte, guidata dallo psicoterapeuta Rolando De Luca, che ha dato risultati interessanti.
Nella sala consiliare del Comune di Campoformido, è stata presentata «la ricerca sulla terapia di gruppo con giocatori d’azzardo e familiari: risultato a tre anni di trattamento», convegno organizzato da Agita, l’associazione degli ex giocatori d’azzardo e delle loro famiglie, in collaborazione con la Caritas diocesana e la Consulta nazionale antiusura. È stata l’occasione per mostrare al pubblico molti dei risultati della terapia proposta a Campoformido.
Dopo i saluti del sindaco Monica Bertolini, quelli di Adriano Valvasori, presidente dell’Agita e quelli “telefonici” di Maurizio Fiasco, presidente Alea, lo psicoterapeuta ha illustrato la relazione sui 18 anni di lavoro. «Lo Stato, che prima promuove l’azzardo e poi fa finta di occuparsene, incassa 90 miliardi di euro tramite il gioco: è possibile vivere questa contraddizione – accusa –? Noi vogliamo risolvere un malessere interiore, di cui l’azzardo è solo la punta dell’iceberg». Con una terapia di gruppo – in cui è fondamentale la presenza di un familiare – rinascere è possibile: «È un lavoro lungo, perché non è sufficiente eliminare il gioco, bisogna far emergere quello che si nasconde dietro, arrivando ad un cambiamento profondo».
Alcuni dati. L’86 % dei giocatori in terapia sono uomini e il 14 % donne. Queste ultime hanno un’età media di 55 anni, «più alta di quella dei giocatori maschi, che è di 47 anni – spiega De Luca – in molti casi esse giungono al Centro da sole, senza il supporto dei familiari, e in condizioni critiche: è difficile riuscire a portare a termine la terapia, in questi casi». Si gioca alle new slot (33%), ma non mancano i frequentatori di casinò (21%) e gli appassionati di grattaevinci e lotto (14 e 10%).
Per quanto riguarda i risultati terapeutici, il 92% dei giocatori che partecipano alla terapia non gioca più e il restante 8%, pur frequentando ancora il Centro, gioca anche se in modo limitato. Le ricadute? «Normali durante il percorso, un problema al di fuori: significano ricaduta nel sintomo». Ultimo dato, ma non meno importante, l’indice di disoccupazione tra i partecipanti: del 2%.
L’incontro, moderato dal caporedattore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini, è proseguito poi con l’intervento di Gianni Savron, medico e psicoterapeuta, che ha presentato «la ricerca sperimentale sulla terapia di gruppo con giocatori d’azzardo e familiari: risultati a tre anni di trattamento a Campoformido».
Subito dopo è stato il turno di Rodolfo Picciulin, psicologo e psicoterapeuta dell’associazione di ricerca clinica nel campo della Psicoanalisi Applicata di Gorizia, che ha discusso della «verifica dei risultati di una psicoterapia di gruppo a lungo termine»