Gioco d’azzardo: sempre di più le donne che ci cascano
(Articolo di Silvia Icardi tratto dal sito http://www.iodonna.it/attualita/in-primo-piano/2015/06/03/poker-di-donne-cresce-il-gioco-dazzardo-rosa/ del 03 giugno 2015)
Giovanissime e over 60, italiane e straniere, disoccupate e non, le giocatrici delle cattedrali del gioco d’azzardo sono in preoccupante aumento: il 5 giugno un convegno a Milano fa il punto della situazione in Italia.
ino a non molto tempo fa il gioco d’azzardo era considerato un’attività di esclusivo appannaggio maschile, un “vizio” da uomini. Ora sempre più di frequente, l’immagine di chi gioca è anche quella di una donna, sola, di mezza età… con lo sguardo perso nel vuoto. Eppure questo trend è ancora sottostimato e poco studiato.
Ecco perché è così importante il seminario Poker di donne. L’azzardo al femminile, esperienze europee a confronto che si terrà il 5 giugno a Milano presso la Caritas Ambrosiana di via San Bernardino organizzato dalle associazioni And (Azzardo e Nuove Dipendenze) e Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio). Il convegno, rivolto agli operatori, è il primo che mette a confronto la situazione italiana con quella europea fotografando lo stato di fatto nel nostro paese.
Oggi in Italia e in Europa si stima che un terzo dei giocatori sia femminile. Basta osservare i locali pubblici e i luoghi preposti al gioco d’azzardo: le donne ci sono, giocano e sono quasi la metà della popolazione interessata. Se poi ci addentriamo nelle “cattedrali del gioco”, le sale Bingo, la percentuale arriva fino all’80 %.
Opera di Ilaria Pergolesi
Come si spiega questa escalation? Semplice, con la diffusione capillare di lotto, gratta e vinci, slot-machine, sale bingo (tipologie molto amate dal pubblico femminile). L’ufficio postale, l’ipermercato, il bar sono diventati tutti potenziali “spacciatori” permettendo alle donne di avvicinarvisi senza dare nell’occhio, addirittura senza che per questo debbano rinunciare alle incombenze quotidiane: la spesa, i figli da accompagnare a scuola, gli anziani da accudire. «Come in altri tipi di dipendenze, le donne impiegano più tempo degli uomini a valicare la barriera della trasgressione ma quando la oltrepassano lo fanno in modo esasperato – spiega Fulvia Prever psicologa e psicoterapeuta responsabile del gruppo donne in gioco di AND e membro direttivo ALEA – Se è vero che le donne iniziano in età più avanzata rispetto agli uomini è altrettanto vero che il sintomo ha un’escalation più rapida».
Chi si presenta a chiedere aiuto? «Over 60 ma anche giovanissime, badanti e signore della borghesia, straniere e italiane. Il campione è molto vario – continua la psicoterapeuta – Rispetto al giocatore patologico uomo, per una donna è ancor più difficile chiedere aiuto, l’isolamento e la stigmatizzazione sono maggiori perché di regola è lei che gestisce l’economia familiare, che accudisce la prole, e tradire questi ruoli è considerato imperdonabile». Anche quando prende il coraggio a due mani e si rivolge ai servizi, la donna ha la vita più difficile, ad aspettarla infatti trova una stragrande maggioranza di giocatori di sesso maschile e questo rende più difficile aprirsi, esprimere liberamente sentimenti legati alle relazioni più intime e alle sofferenze private, che solo nel femminile trovano ascolto ed empatia.
«Le donne hanno bisogno di altre donne per ritrovare la propria identità, la propria forza – conclude Fulvia Prever – Questo permette loro di identificarsi, di sperimentare la propria fragilità all’interno di un luogo sicuro. Insomma se noi operatori vogliamo avere successo dobbiamo impegnarci a fornire un trattamento a misura di donna».
Info. Per chiedere aiuto ricevere una consulenza gratuita e ricevere informazioni da esperti specializzati chiamare il Gruppo donne in gioco di AND , tel. 3319215627