Trasparenza nei giochi d’azzardo
La scorsa settimana si è completata la fusione tra un’impresa italiana, la Gtech, e una americana, la Igt. Insieme, le due metà hanno dato origine al leader mondiale dei giochi d’azzardo, settore notevole dell’economia. La nuova Igt, controllata dall’italiana De Agostini, è quotata alla Borsa di New York e sul listino si sta portando bene.
Salutiamo dunque una delle poche acquisizioni di un gruppo italiano all’estero, anziché viceversa, ma cogliamo anche l’occasione per porci qualche domanda sul settore dei giochi.
Un settore che non ha conosciuto nessuna vera recessione negli ultimi anni. Anche nel pieno di una crisi economica infatti la gente continua a giocare, e magari anche più di prima, perché assieme alla preghiera il gioco d’azzardo è la sola speranza che le rimane di uscire dalle difficoltà economiche. A seconda delle inclinazioni individuali, c’è chi va in chiesa e chi compra un grattaevinci.
Personalmente raccomando la preghiera, ma solo il gioco è un tema che ricade fra gli argomenti economici e dunque si presta a una trattazione in questa sede. E solo quello, non certo la preghiera, è un àmbito legittimo per la regolazione da parte dello Stato. Il problema è che in Italia la regolazione si limita in pratica a dare concessioni e a incassare tasse. Nel primo bimestre dell’anno le imposte sui giochi hanno portato alle avide casse dello Stato quasi due miliardi di euro.
Quanto hanno portato ai gestori, gioco per gioco? Non si sa. In altri Paesi le imprese del settore sono tenute alla massima trasparenza: il grattaevinci francese, per esempio, riporta la frequenza delle diverse vincite per ciascuna emissione, e avvisa che al momento dell’acquisto una o più di tali vincite potrebbero essere già state pagate ai fortunati vincitori. Le emissioni sono discontinue e controllate. E in Italia? Al di là del fatto che Gtech, società quotata, ha chiuso il suo ultimo esercizio da single con un utile netto di 0,48 euro per azione, non sappiamo praticamente niente dei singoli giochi.
Ora, che cosa compriamo in realtà quando compriamo un biglietto della lotteria o un grattaevinci? Due cose. Una probabilità di vincita e un momento di emozione, la suspense sublime di cui parla Dostoevskij nel Giocatore. Sulla suspense non sono necessari schiarimenti e trasparenze, ma sulle probabilità di vincere sì. Invece da noi non si dice nulla. Una lacuna che sarebbe ora di colmare.