Alcol: allarme giovani. Record di forti bevitori occasionali, sotto la lente aperitivi, feste e locali
(Articolo tratto dal sito http://www.corriere.it/salute/15_aprile_16/alcol-allarme-giovani-record-forti-bevitori-occasionali-b29068d0-e436-11e4-868a-ccb3b14253dc.shtml del 15 aprile 2015)
L’alcol risulta essere la prima causa di mortalità sino ai 29 anni di età. Incoraggiante il dato nazionale: calano i consumi e aumentano gli astemi. Le nuove linee guida.
Ancora un allarme arriva dagli ultimi dati sul consumo di alcol dei giovani italiani. Dei circa 3 milioni e mezzo di “binge drinker” (persone che si ubriacano occasionalmente ma fino allo stordimento) mediamente registrati nel corso degli ultimi anni, la quota maggiore si registra costantemente al di sotto dei 25 anni, con un picco tra i 18-24 anni e quote superiori alla media nazionale per le ragazze tra i 16 e 17 anni. Lo rivelano i dati dell’Istituto superiore di sanità, presentati a Roma all’Alcol Prevention Day.
Alcol prima causa mortalità sotto i 29 anni
Birra e “alcopops” (cocktails che contengono un misto di succo di frutta e alcol), insieme agli aperitivi alcolici, sono le bevande acquistate con maggior facilità dai giovani sotto l’età minima legale: i dati disponibili indicano che un giovane su 2 le ha consumate in un esercizio e 2 su 3 hanno le ha acquistate nei negozi nonostante i divieti.
Altro dato allarmante dell’Iss è che emerge che l’alcol causa mediamente 18 mila morti l’anno e rappresenta la prima causa di mortalità sino ai 29 anni di età: cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti, prevalentemente stradali e sotto l’influenza dell’alcol rappresentano la causa più frequente di morte. Il 17% circa di tutte le intossicazioni alcoliche giunte in un pronto soccorso è registrato per ragazzi e ragazze sotto i 14 anni di età.
I genitori influenzano i figli
La popolazione più a rischio per il “binge drinking” è quella giovanile (18-24 anni): il 14,5% dei giovani (21% dei maschi e 7,6% delle femmine) si comporta in questo modo, per lo più durante momenti di socializzazione.
Il consumo non moderato da parte dei genitori influenza il comportamento dei figli. Il 22,8% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore ha un consumo di alcol che eccede le raccomandazioni ha anch’esso abitudini alcoliche non moderate; tale quota scende al 18,7% tra i giovani che vivono con genitori che non bevono o bevono in maniera moderata.
I danni dell’alcol sul cervello dei giovani
Da rilevare che l’Action Plan della EU sul bere dei giovani e sul “binge drinking”, prendendo in carico il problema comune denunciato da tutti gli Stati membri, sollecita la massima attenzione sulle evidenze scientifiche che imporrebbero l’introduzione di un eta’ minima legale di 25 anni in considerazione dell’interferenza di qualunque quantita’ di alcol consumata tra i 12 e i 25 anni di eta’, periodo in cui il rimodellamento cerebrale (pruning) che conduce alla maturazione in senso razionale del cervello risulterebbe fortemente e irreversibilmente danneggiato dall’effetto di alcol e sostanze in quella che e’ stata definita dall’OMS «finestra di vulnerabilita’».
In Italia il consumo medio è calato
Alcune buone notizie giungono invece dalla statistica globale: in Italia si beve di meno, cala il consumo di alcol, aumentano gli astemi, diminuiscono i consumatori e i “binge drinker”, anche se i cittadini a rischio sono comunque circa 8 milioni.
Secondo i dati ogni italiano consuma mediamente circa 6 litri di alcol l’anno, soprattutto vino. Questa quota – rileva l’Iss – rappresenta un rilevante obiettivo di salute pubblica e annovera l’Italia tra i Paesi più virtuosi, anche se oltre ai giovani un dato allarmante è quello della salute degli anziani.
Nel 2014, beve alcolici il 63% delle persone di 11 anni e più. Il calo è consistente rispetto al 2005 (69,7%). In netto calo il consumo di alcol giornaliero: tra il 2005 e il 2014 la quota di chi consuma bevande alcoliche tutti i giorni scende dal 31% al 22,1%.
Molto elevate sono le differenze di genere: consuma alcol almeno una volta l’anno il 76,6% degli uomini contro il 50,2% delle donne. Per gli uomini e le donne, il vino è la bevanda alcolica più diffusa, seguita da birra e altri alcolici.
Il problema anziani
«La reale portata del problema alcol e anziani si evidenzia chiaramente nelle elaborazioni dell’Ona – spiega Emanuele Scafato, dell’Istituto superiore di sanita’ – da cui risulta chiaro come l’elevata prevalenza di consumatori a rischio tra gli over 65 giustificherebbe un allarme sociale e sanitario pari a quello che stiamo vivendo per alcol e giovani». Inoltre, «il numero assoluto di bevitori a rischio over65 e’ destinato ad aumentare in modo esponenziale a causa del rapido invecchiamento della popolazione, a cui andra’ ad aggiungersi il fatto che questo segmento di popolazione in progressivo aumento sara’ in gran parte composto dai cosiddetti baby boomers (ossia i nati dopo la seconda guerra mondiale), i quali per disposizione culturale e disponibilita’ economica sono molto piu’ propensi delle precedenti generazioni all’acquisto e al consumo di alcol richiedendo pertanto seria considerazione in termini di azioni di prevenzione da adottare».
Le nuove linee guida per un consumo equilibrato
In occasione della presentazione del rapporto sono state comunicate le nuove linee guida aggiornate per il consumo responsabile: i limiti da non eccedere abitualmente per non incorrere in problemi per la salute.
Sotto i 18 anni qualunque consumo deve essere evitato; per le donne adulte e per gli anziani (ultra 65enni) il consumo giornaliero non deve superare una UA (Unità Alcolica) mentre per gli uomini adulti il consumo giornaliero non deve superare le 2 UA al giorno, indipendentemente dal tipo di bevanda consumata. L’Unita Alcolica è quella che contiene un bicchiere piccolo (125 ml) di vino a media gradazione, una lattina o una bottiglia di birra (330 ml) di media gradazione o una dose da bar (40 ml), un bicchierino, di superalcolico.