Alcol. Si consolida il consumo “fuori pasto”. E il binge drinking continua a colpire. La Relazione al Parlamento
(Articolo tratto dal sito http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=26751 del 20 marzo 2015)
Nonostante i cambiamenti emergenti nei modelli di consumo, l’Italia occupa una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei, anche di ambito mediterraneo. Nell’area europea solo Georgia, Armenia e Turchia presentano valori inferiori a quelli dell’Italia. Lorenzin: “Attenzione soprattutto ai giovani”.
20 MAR – Il nostro Paese, negli ultimi dieci anni, ha registrato un progressivo cambiamento dei comportamenti di consumo di alcol, appare infatti sempre meno diffuso il tradizionale modello di consumo basato sull’assunzione quotidiana di vino durante i pasti che tuttavia persiste nella popolazione adulta e anziana, mentre si consolida il consumo occasionale e al di fuori dei pasti. Continua ad essere una criticità il fenomeno del binge drinking soprattutto nella popolazione più giovane.
Lo rileva la Relazione al Parlamento del ministro della Salute per il 2014. Nonostante i cambiamenti emergenti nei modelli di consumo, l’Italia occupa una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei, anche di ambito mediterraneo. Infatti, secondo i più recenti dati del WHO-HFA Database, aggiornati all’anno 2010, il consumo medio pro capite di alcol puro in Italia è pari a 6,10 litri nella popolazione al di sopra dei 15 anni di età, valore ormai vicino a quello raccomandato dall’O.M.S. ai Paesi della Regione europea per l’anno 2015 (6 litri l’anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore).
Il valore del consumo annuo pro capite di alcol puro rilevato in Italia per il 2010 (6,10 litri) appare tra i più bassi registrati nella Regione europea, dove il valore medio è di 9,82 litri e solo Georgia, Armenia e Turchia presentano valori inferiori a quelli dell’Italia.
Certamente questo dato riconosciuto a livello internazionale sembra confermare la validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale e regionale e incoraggia, in linea con gli orientamenti della legge 125/2001, un loro ulteriore rafforzamento.
Infatti, dai dati nazionali, si evince la necessità di mantenere alta l’attenzione soprattutto per i modelli di consumo di alcol più rischiosi per la salute (consumo abituale eccedentario e binge drinking) e in particolare per gruppi specifici di popolazione più a rischio (giovani e anziani).
Nel decennio 2003-2013 l’ISTAT ha rilevato la diminuzione della quota di consumatori totali – almeno una bevanda alcolica su base annua -, la diminuzione della quota di consumatori giornalieri, l’aumento dei consumatori occasionali, l’aumento dei consumatori fuori pasto.
Nel 2013 hanno consumato almeno una bevanda alcolica circa 34 milioni e 644 mila persone, con una prevalenza notevolmente maggiore tra i maschi rispetto alle femmine; mentre beve quotidianamente circa 12 milioni e 300 mila persone, anche in questo caso con una netta prevalenza dei maschi rispetto alle femmine. Rispetto all’anno precedente la quota complessiva dei consumatori si presenta in lieve calo.
Il consumo fuori pasto è progressivamente aumentato dal 2003 al 2013, e nel 2013 ha riguardato circa 14.000.000 persone. Rispetto al 2012 si osserva una sostanziale stabilità del fenomeno sul totale della popolazione considerata. Se tuttavia osserviamo il fenomeno per classi di età, risulta evidente che il consumo fuori pasto è soprattutto diffuso tra i giovani (18-24 anni) e i giovani adulti (25-44), che lo adottano spesso nell’ambito di occasioni e contesti legati al divertimento e alla socializzazione. Preoccupante invece è la crescita negli ultimi dieci anni del consumo fuori pasto tra le femmine, tale crescita si è verificata in tutte le fasce di età.
Il fenomeno che ormai desta preoccupazione, soprattutto per i più giovani, è il cosiddetto binge drinking, che comporta l’assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti in un breve arco di tempo, con gravi rischi per la salute e la sicurezza non solo del singolo bevitore ma anche dell’intera società. Nel 2013 i binge drinkers rappresentano complessivamente il 6,3% della popolazione di 11 anni e più, il 10,4% tra i maschi e il 2,5% tra le femmine, in leggero calo rispetto al 2012. Il fenomeno del binge drinking negli ultimi anni (2010-2013) mostra pertanto una interruzione del trend in crescita che era in atto a partire dal 2003. Tuttavia è importante rilevare che, al contrario, nella fascia di età 18-24 anni maggiormente interessata a questo genere di consumo, il dato del 2013 è leggermente superiore rispetto al 2012, il fenomeno continua ad interessare soprattutto i maschi di 18-24 anni.
Occorre monitorare con attenzione anche la popolazione di età inferiore ai 18 anni, per la quale la legge stabilisce il divieto di vendita e di somministrazione delle bevande alcoliche in considerazione dei gravi danni causati dall’alcol nell’organismo dei giovanissimi, da ciò si deduce che i giovani di età inferiore ai 18 anni che consumano anche una sola bevanda alcolica durante l’anno presentano un comportamento a rischio nel consumo di alcol.
Per quanto detto, anche se nella fascia d’età 11-17 anni si riscontra una riduzione della percentuale totale sia del fenomeno “consumo giornaliero non moderato” (ovvero: consumo abituale eccedentario) tra il 2012 ed il 2013, sia del fenomeno del “binge drinking”, tuttavia è assolutamente rilevante il dato riportato da fonte ISTAT riguardo al fenomeno correlato ad almeno un comportamento di consumo a rischio che vede nella fascia di età 11-17 anni un valore del 10,2% (11,7% maschi e 8,5% femmine), valore che dovrebbe tendere allo zero.
La popolazione di età compresa tra i 65 e i 74 anni è a rischio soprattutto per il consumo giornaliero non moderato ovvero abituale eccedentario, per la quale tali modalità di assunzione di bevande alcoliche è quella largamente prevalente.
Si conferma anche per l’anno 2013 l’andamento in calo del numero delle diagnosi ospedaliere per patologie totalmente alcol attribuibili, in atto dal 2003. La tipologia diagnostica prevalente è la cirrosi epatica alcolica immediatamente seguita dalla sindrome di dipendenza da alcol. Va peraltro evidenziato che l’andamento nel tempo del numero assoluto delle diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica, dopo la relativa stabilità o il lieve incremento rilevabili tra l’anno 2000 e l’anno 2006, a partire dal 2007 si presenta in progressivo calo, soprattutto negli ultimi anni.
L’analisi condotta dall’I.S.S. (ONA-CNESPS) mostra che il valore corrispondente ai decessi totalmente alcol-attribuibili nel corso degli anni è leggermente diminuito rispetto al 2007 sebbene sia rimasto pressoché stabile rispetto al valore registrato nel 2010.
Secondo i dati del sistema di sorveglianza PASSI, procede il trend in calo delle persone che guidano l’auto o la moto dopo aver bevuto, anche tra i giovani di età compresa tra i 18-21 anni, questo fenomeno potrebbe essere correlato all’applicazione della legge 8.11.2012 n.189 (legge Balduzzi, che ha inasprito le sanzioni per la vendita ai minori).
Fonte: Ministero Salute