Alcol, 9 buone ragioni per tenere a bada il consumo
(Articolo di Fabio Di Todaro tratto dal sito http://www.lastampa.it/2015/02/02/scienza/benessere/dovete-sapere/alcol-nove-buone-ragioni-per-tenere-a-bada-il-consumo-Ss7piGAzp4CnMF7XlQWjSN/pagina.html del 02 febbraio 2015)
Chi eccede con il lavoro, rischia di consumarne in eccesso . Ma secondo uno studio appena pubblicato su Jama Pediatrics , anche i bambini che trascorrono troppe ore di fronte alla tv sono esposti a evidenti ricadute per la salute: a causa della “cattiva” pubblicità. Per non parlare delle problematiche correlate al sonno e al rispetto dei normali ritmi di una giornata.
Al centro del dibattito c’è l’alcol. In tutto il mondo il consumo dannoso provoca 2,5 milioni di morti ogni anno e nell’Unione Europea l’alcol è la seconda causa di malattia e morte prematura. In Italia i dipendenti sono circa un milione, mentre le persone a rischio quasi otto. «Nessun limite di consumo è privo di rischi: per questo nei messaggi alla popolazione non si può far riferimento alle proprietà salutistiche delle bevande alcoliche, come ribadito di recente dalla Corte di Giustizia Europea», esordisce Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente della Società italiana di Alcologia. «Birra o vino, superalcolici o cocktail, breezer o amari sono ugualmente dannosi. È l’alcol che genera i rischi per la salute e i danni risultano crescono proporzionalmente alla quantità e la frequenza dei consumi».
Perché è errato dire che un bicchiere di vino rosso fa bene alla salute ?
«L’informazione è incompleta. Dieci grammi di alcol, meno di un bicchiere di qualsiasi bevanda, possono diminuire negli anziani il rischio di mortalità per malattie delle coronarie, insorgenza del diabete e dei calcoli alla colecisti. Ma è l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dire che nella stessa quantità si annidano rischi aumentati per almeno 230 patologie e 8-12 forme di cancro».
Dunque il resveratrolo contenuto nella buccia dell’uva non ha alcuna proprietà “salva vita”?
«L’effetto in vivo non è mai stato provato né alcuno studio ha evidenziato l’effettiva riduzione del rischio. Molte ricerche utilizzano chicchi di uva e non vino, ma è la presenza dell’alcol a pregiudicare l’assorbimento della molecola. A proteggerci, comunque, non sarebbero i polifenoli: servirebbero cento bicchieri al giorno per garantire quantità consistenti di principio attivo in grado di generare un effetto biologico plausibile. È sempre più evidente, invece, che siano le modalità di consumo durante i pasti e un regime alimentare di tipo mediterraneo a favorire un danno minore».
Quali sono le ripercussioni per la salute dovute a un eccessivo consumo di bevande alcoliche?
«Si va da un aumentato rischio di sviluppare malattie del fegato a una più alta probabilità – soprattutto per le donne – di andare incontro a diversi tipi di tumore: dalla cavità orale all’esofago, dal colon-retto al pancreas, dal fegato al seno. Senza escludere le malattie cardiovascolari, alcuni disturbi psichici e comportamentali e il più alto rischio di incorrere in incidenti stradali».
Perché alle donne in gravidanza si dice di non consumare nemmeno un bicchiere di vino?
«L’etanolo, presente in tutte le bevande alcoliche, è attratto dai grassi presenti nelle membrane dei neuroni. Nel feto ciò comporta un loro scioglimento, cui segue la morte cellulare. Quando la mamma beve, l’alcol passa la placenta alla stessa concentrazione del sangue materno. Una donna dovrebbe evitare gli alcolici anche quando programma di avere un bambino e durante l’allattamento».
Quali sono le possibili ripercussioni per la salute del nascituro?
«Lo spettro è ampio e varia in funzione della quantità, del tempo e della frequenza di consumo: si va dal rischio di aborto all’insorgenza di difetti congeniti e ritardi nello sviluppo del neonato. Delicato è soprattutto il primo trimestre, in cui la donna potrebbe non sapere di essere incinta».
Fino a quale età un ragazzo non dovrebbe consumare alcolici?
«Mai prima dei 18 anni, per l’incapacità fisiologica di metabolizzarli. Ma è dimostrato un pericolo di danno cerebrale fino a 25 anni, che si manifesta con deficit di memoria e orientamento. Qualunque quantità di alcol interferisce nello sviluppo e rimodellamento del cervello tra i 12 e i 25 anni».
Perché anche il consumo sporadico, tra i giovani, può essere deleterio?
«Per la capacità dell’alcol di entrare nel circolo sanguigno, immodificato e non metabolizzato dall’enzima: efficiente solo dopo i 18-21 anni. Come detergente l’’alcol può “sciogliere” i grassi che danno resistenza e stabilità alle membrane cellulari dei neuroni. La conseguenza è il danno irreversibile, fino alla morte, delle cellule cerebrali ed epatiche».
È possibile scoprire quando un figlio ha esagerato con l’alcol?
«ll binge drinking corrisponde all’ “abbuffata” in un’unica circostanza. I giovani lo praticano per disinibirsi, ma ignorano che l’alcol diminuisce la percezione dei rischi, già bassa nel corso dell’adolescenza. Il segreto per i genitori è annusare l’aria nell’ambiente domestico in cui il figlio ritorna. L’alcol evapora e lascia tracce nell’alito per diverse ore: basta entrare nella sua stanza mentre dorme per accorgersi se abbia bevuto o meno».
Quali sono le responsabilità dei genitori?
«Devono accompagnare i ragazzi verso scelte sane per la loro salute. La pubblicità è un’insidia per gli adolescenti: sarebbero da sanzionare molte di quelle che infrangono, senza alcun intervento da parte degli organismi preposti, le direttive comunitarie. Il divieto di vendita e somministrazione di alcolici ai minori è sostanzialmente disapplicato in Italia. Porre il problema del rispetto della legalità permetterebbe ai minori di riconoscere ed evitare il rischio anche quando gli adulti e le istituzioni competenti risultano assenti. Di questo problema bisogna parlare quanto prima ai nostri figli».