Alcol, a rischio una persona su quattro
(Articolo di d.s. tratto dal sito http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2014/12/21/news/alcol-a-rischio-una-persona-su-4-1.10539354 del 21 dicembre 2014)
Studio rivela che pochi medici di base monitorano le abitudini dei pazienti.
PORDENONE. Il 66 per cento della popolazione della provincia di Pordenone beve alcol, ma si stima che il 24 per cento abbia abitudine di consumo considerate a maggior rischio per quantità o modalità di assunzione.
È la conclusione del rapporto del sistema di sorveglianza “Passi”, elaborato a livello nazionale, dell’Azienda sanitaria pordenonese che ha preso in esame il biennio 2010-2012 con una serie di interviste. Il sistema misura il consumo di alcol e ne monitora diversi aspetti mediante specifici indicatori.
Il 66 per cento degli abitanti della provincia di Pordenone beve un bicchiere di vino o una lattina di birra mediamente una volta al mese. L’11 per cento consuma esclusivamente o prevalentemente fuori pasto. Il 5,7 per cento ha un consumo abituale elevato mentre nello studio rientra anche il consumo “binge”: è la abbuffata alcolica, il consumo di grandi quantità di alcol in un periodo ristretto. Il 24 per cento della popolazione ha un consumo a maggior rischio: consumatore fuori pasto, “binge” o abituale elevato.
Il consumo statisticamente a maggior rischio è significativo nei giovani uomini della fascia di età tra i 18 e i 34 anni (in modo particolare tra i 18-24 anni). Dallo studio emerge anche un dato positivo: nel triennio preso in esame, la percentuale di persone che hanno un consumo di alcol a rischio è in diminuzione. Anche la percentuale di persone classificate come consumatori “binge” è in calo.
Il report prende in esame anche l’attenzione degli operatori sanitari nei confronti del consumo di alcol: alle persone considerate a rischio è stato chiesto se il proprio medico di medicina generale si sia informato sul consumo di alcol e se abbia fornito consigli.
Secondo lo studio solo una minoranza di medici e degli altri operatori si informa riguardo al consumo di alcol dei propri assistiti. Nella fascia a rischio, solo il 23 per cento degli intervistati ha riferito di avere ricevuto dal proprio medico il consiglio di moderare il consumo e secondo lo studio questa è un’area in cui sono possibili miglioramenti.
La relazione evidenzia nelle conclusioni che «è stata dimostrata l’efficacia di politiche e normative che intervengono sulla commercializzazione dell’alcol, in particolare il prezzo, la reperibilità e l’accessibilità». Interventi appropriati sono considerati rendere meno reperibile l’alcol e eliminarne la pubblicità. Inoltre giocano a favore della riduzione dei consumi anche le campagne di informazione e i programmi di educazione alla salute.