«Ma il divieto limitato alla strada non basta»
(Articolo di Luca Marognoli tratto dal sito http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2014/10/21/news/ma-il-divieto-limitato-alla-strada-non-basta-1.10161966 del 21 ottobre 2014)
Pancheri del servizio Alcologia: «Se mi aspettavo di più da Palazzo Thun? No, qui dominano le lobby».
TRENTO. Vietare il consumo all’aperto serve a limitare il degrado urbano, non a combattere l’alcolismo. Roberto Pancheri, dirigente del servizio Alcologia, boccia sul nascere il progetto del Comune. «Se uno beve dentro o fuori non cambia di una virgola il problema. Può avere una sua importanza nel senso dell’ordine pubblico, non della salute. Va tenuto presente che da due anni a questa parte il non bere è ancora più raccomandato, in quanto la Iarc l’ha messo nella tabella 1 dei cancerogeni, come responsabile o corresponsabile di ben 14 tipi di cancro».
C’è chi ha proibito il consumo all’interno dei locali in altre regioni?
Ci sono città, come in Versilia, che soprattutto nei periodo estivi, impongono il divieto di somministrazione dopo una certa ora. Sembra che abbia come effetto quello di far andare a dormire prima la gente.
C’è un beneficio anche per la salute in questo caso…
In questo caso c’è, perché uno si ubriaca di meno e meno si beve meglio è.
Si aspettava qualcosa di più dal Comune?
No francamente, perché abbiamo a che fare con una lobby – non in senso spregiativo ma di potere – della produzione e distribuzione in generale, che è molto forte.
Tra i giovani, però, incide di più il “binge drinking”.
Sì, il che non esclude il vino, anche se il consumo riguarda maggiormente Spritz o birra o Hugo. Ma il binge è agevolato soprattutto dagli sconti, i famosi happy hour: il fatto che i maschi bevano 6 bicchieri e le femmine 5 in poco tempo è favorito enormemente dal basso costo. Infatti una delle politiche raccomandate dall’Oms è proprio quella di alzare i prezzi e le tassazioni. Va aggiunto che, nonostante il contributo economico che la produzione dà, la bilancia dei pagamenti è in rosso: incidono molto di più i costi sociosanitari. Dobbiamo calcolare non solo gli ammalati di cirrosi, ma anche le vittime di incidenti stradali.
Il 62% dei giovani dai 18 ai 24 anni sono considerati a “maggior rischio”. Una percentuale elevatissima…
Molto: se il trend dovesse rimanere questo, noi siamo un po’ spaventati. Significa che tra 10-15 anni avremo una generazione di giovani adulti con grossi problemi di alcol, con un aumento della spesa sanitaria.
Il consumo aumenta?
Il consumo medio pro capite è diminuito, ma nel caso dei giovani aumenta e su questo bisogna fare dei ragionamenti.
Quali?
Ha una grossa importanza il comportamento degli adulti, dai genitori agli allenatori della squadra di calcio….
Come sta andando l’esperienza della “peer education”?
Benissimo, questo è il lato positivo: abbiamo iniziato un’attività a Mezzolombardo proprio stamattina e c’erano 35 ragazzi delle superiori che parteciperanno attivamente a questo corso. Che li vedrà impegnati per sé e per i coetanei.