Violenza alle donne, al pronto soccorso scatta il codice rosa
(Articolo di Alessandra Galetto tratto dal sito http://www.larena.it/stories/379_citta/896463_violenza_alle_donne_al_pronto_soccorso_scatta_il_codice_rosa/ del 08 ottobre 2014)
Un percorso di assistenza sia all’arrivo che dopo il ricovero: prevede un tutor e alloggi protetti
Uno specifico Codice rosa che si affianca ai codici sanitari già previsti (bianco, verde, giallo e rosso) per l’accesso al Pronto soccorso, in modo da consentire alle donne vittime di violenza un percorso di cura e assistenza specifico. Lo ha presentato il prefetto Perla Stancari, che ieri ha coordinato una riunione con i rappresentanti di Procura, Comune, Questura, Comando provinciale dei carabinieri, Guardia di Finanza, Ulss 20, 21 e 22 e Azienda ospedaliera, vale a dire gli enti firmatari, ancora un anno fa, di un protocollo di intesa denominato Percorso Rosa, primo esempio nel Nord Italia di una task force interistituzionale costituita per contrastare il fenomeno della violenza alle donne.
«Questo dramma ha assunto proporzioni sempre più gravi: oggi sono 189 le donne in protezione, 120 per stalking e 69 per maltrattamenti. Per questo abbiamo sentito il dovere di adottare uno specifico protocollo di intesa», ha spiegato il prefetto. «Il Codice rosa era già stato attivato nei nostri ospedali, ma fino ad oggi non c’era un percorso prestabilito e comune. Ora abbiamo un accordo per cui tutte le forze coinvolte opereranno secondo un preciso protocollo».
Il Codice rosa non è infatti solo una corsia di accesso particolare per le donne vittime di violenza: una delle novità dell’accordo consiste ad esempio nell’assicurare un tutor alle vittime anche dopo la fase del ricovero, almeno per i primi tre mesi successivi all’episodio segnalato. Più nel dettaglio, viene previsto che la donna che arriva al Pronto soccorso per violenza sessuale, fisica o psicologica sia accolta da personale specifico, che la faccia sentire prima di tutti protetta e accudita e non solo accettata; nei Pronto soccorso ci dovrà essere una stanza apposita per il Codice rosa, in grado di garantire l’assoluta privacy alla paziente, che qui sarà anche informata dei servizi cui può accedere per evitare nuovi episodi di violenza. È prevista la compilazione di una scheda di raccolta dell’episodio violento, che sarà unica per tutti i Pronto soccorso della provincia. Dal Pronto soccorso la donna potrà anche essere inserita in una struttura protetta, o comunque ricevere qui le prime informazioni per un servizio di assistenza psicologica o sociale. Il primo passo, in molti casi, è proprio quello di aiutare le donne a riconoscersi come vittime, a prendere le distanze da chi le maltratta: la giustificazione verso il compagno violento è un tratto psicologico frequente nelle vittime di violenza, ed è dunque fondamentale l’aiuto psicologico perchè la vittima si sottragga a nuove aggressioni.
«Ci siamo resi conto che una delle difficoltà maggiori consiste nel convincere le vittime a presentare denuncia contro l’autore della violenza, tanto più quando si tratta del marito o del compagno e soprattutto se ci sono figli piccoli», spiega il prefetto.
«Spesso la donna ha paura di perdere i mezzi per il mantenimento della famiglia. In tal senso i Servizi sociali e le strutture di accoglienza sul territorio hanno il compito di rassicurare le vittime sul fatto che, anche allontanandosi dal persecutore, avranno alloggi e mezzi di sostentamento adeguati». Coinvolti nel progetto anche i medici di famiglia: spesso le vittime di violenza si rivolgono a loro per curare i traumi di minore entità.
Saranno i medici poi ad impegnarsi a segnalare il fatto, anche senza la denuncia della vittima, in modo che i Servizi sociali siano allertati e si evitino altri maltrattamenti.