Ha appena quattro anni ed è già tossicodipendente
(Articolo di Claudio Tamburrino tratto dal sito http://www.west-info.eu/it/ha-appena-quattro-anni-ed-e-gia-tossicodipendente/ del 26 maggio 2014)
Si può essere dipendenti da una sostanza, che sia l’alcol o una droga, ad appena 10 anni o addirittura a 4 anni? Sì, secondo quanto riferito dal sistema sanitario britannico (NHS).
Rispondendo alla domanda relativa al paziente più giovane affetto da dipendenza degli ultimi tre anni, sottoposta in base al Freedom of Information Act, l’NHS ha parlato di due bambini di 10 anni di Bury e Rochdale (Manchester), che sono entrati in terapia a Liverpool, ed un bambino scozzese di quattro anni, che è stato affidato a degli specialisti per abuso di sostanze.
Il servizio sanitario non ha naturalmente specificato molto altro di questi casi, non entrando neanche nel merito della sostanza che ha causato la dipendenza dei tre piccoli. Quando si parla di bambini è di prioritaria importanza la discrezione e la tutela della privacy. Tuttavia questi tre bambini non rappresentano un caso isolato, ma solo la punta dell’iceberg di un problema che dovrebbe preoccupare seriamente le autorità: secondo la fondazione AddAction, la situazione riguarda molto spesso famiglie disagiate, dove sono i genitori stessi che si trovano già a dover già combattere la dipendenza. Ma non si può limitare a questa categoria.
In generale, secondo i dati divulgati dal NHS, in Inghilterra sono stati circa 366 bambini sotto i 12 anni ad essere stati sottoposti a terapie per la cura di dipendenze solo tra il 2012 ed il 2013. Nella maggior parte dei casi (60%) la sostanza incriminata sembra essere la cannabis, nel 30% a creare forme di dipendenze nei più piccoli è alcol, mentre la restante percentuale riguarda altre sostanze, tra cui i solventi. Si tratta di numeri che gettano una luce oscura su alcune derive della società britannica. Anche per questo un consulente del governo britannico ha proposto di introdurre moduli di educazione dedicate al rischio di abuso di sostante all’interno dei programmi scolastici.
Lo stesso Dipartimento dell’Educazione ha per il momento lasciato carta bianca agli insegnanti, invitati ad usare il proprio giudizio professionale nell’affrontare le situazioni problematiche individuate. Ad accorgersi dei problemi – d’altronde – sono già ora spesso gli operatori sociali e i docenti, in prima linea, che spesso cercano di intervenire prima in famiglia e poi attraverso veri e propri trattamenti sanitari. Ma certo non può bastare il loro operato.