Su Facebook impazza il rap contro le stragi della strada
(Articolo di Paola Dalli Cani tratto dal sito www.larena.it del 29 maggio 2014)
In ricordo delle vittime di Arcole, contro l’abuso di alcool e la moda degli shottini, l’appello in musica e immagini di cinque ragazzi.
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Un rap e un video per dire stop all’alcool: è il senso di «Strade dell’orrore», il testo-denuncia che in due giorni ha già superato le 1.700 visdualizzazioni e che si può vedere sul nostro sito internet. Merito di cinque ventenni nati in Veneto da famiglie di origine marocchina, che hanno un obiettivo comune: «Mandare un messaggio forte perché vittima dell’incidente di Arcole, a quella rotonda da cui passiamo tutti, poteva essere ognuno di noi. Se dopo aver ascoltato il rap chiunque penserà prima di mettersi alla guida, vorrà dire che questo lavoro andava fatto».
È nato tutto dal turbamento per la tragedia del 10 novembre, che ha spezzato le vite di Nico Bottegal (18 anni, Veronella), Anna Koudiakov (18 anni, Cologna Veneta), Enrico Boseggia (20 anni, Veronella) e Michel Casarotto (17 anni, Zimella) e che ha cambiato per sempre la vita di Sara Sinigaglia (la sedicenne di Veronella sopravvissuta all’ incidente).
Coetanei, alcuni dei quali conosciuti, al centro di una serata di approfondimento al circolo culturale «Club giovani del futuro» di San Bonifacio, a cui sono iscritti i fratelli Musta ed Idriss El Kasimi, 19 e 20 anni di Albaredo d’Adige.
«Quell’incidente ci ha sconvolto, anche perché da quella rotonda passiamo tutti e che solo il caso ha fatto sì che quella notte, in quel punto, ci fossero loro. Io ho sempre scritto», racconta Musta, «ho quaderni pieni di rime, ma su questo testo mi ero detto che se veniva al meglio bene, altrimenti non ne avrei fatto nulla». È nata così «Strade dell’orrore», scritta, musicata e raccontata con a immagini con la collaborazione di Imed Mabry (che abita a Verona), Amin Elk Ol e Mohamed El Hanafi “Fares”, entrambi di Ronco all’Adige.
Sono ragazzi di vent’anni che affrontano senza ipocrisie l’argomento alcool: perché se è vero che il 10 novembre i giovanissimi sono stati vittime, è vero che l’abuso di alcool è più che diffuso. Nei 6 minuti e 53 secondi del video c’è spazio per entrambe le prospettive. «Shot dopo shot chiedo la morte al banco», dice la canzone dei minidrink alcolici di moda tra i giovanissimi, «chiedo e annego in litri d’alcool. Protagonisti della notte, vittime dell’alba. E se non cambi te», tuona l’ammonimento, «tranquillo che niente cambia». La prospettiva si sposta sulle vittime: «L’alcool uccide e io ne sono la prova morente». Poi l’appello: «Quindi, dammi retta e pensa. Non abboccare all’amo. Il boccale, l’amo dell’incoscienza. L’alcool è l’ultimo colpo in canna puntato alla tempia di chi non cambia». Il trentunenne che con l’Audi proiettile piomba sulla Golf e fa una strage fa parte del mondo degli adulti. Non c’è pietà, nel rap per l’automobilista, che ammette «Ho guidato ubriaco ad alta velocità e cosa ho fatto? Quattro ragazzi mandati all’aldilà. La colpa è mia e di nessuno. Ora mi inginocchio e chiedo perdono ad ognuno». I ragazzi rovesciano la prospettiva: «Ma chi l’avrebbe mai detto che sarei morto per colpa di qualcuno? … Pensiamo sempre poco e quando ci mettiamo è sempre troppo tardi». Verona, la stazione ferroviaria di San Bonifacio, la rotonda di Arcole e un pub sono gli scenari del video in cui Musta, Fares e Idriss danno voce alla tragedia, Imed e Amin raccontano dell’alcool che ti prende per mano e ti trascina.