I bambini e il gioco d’azzardo, comunque vada è un gratta e perdi
(Articolo di Graziano Fornaciari /
Quello che ho letto su D di Repubblica non è altro che la conferma di un gioco d’azzardo che investe sempre più i bambini, con la complicità e l’indifferenza di nonni e genitori. Slot, videopoker, gratta e vinci, stanno prendendo sempre più spazio tra i minorenni, fino ad arrivare a bambini anche sotto i 10 anni.
Viviamo tempi disumani, e probabilmente non abbiamo ancora toccato il fondo, d’altra parte non si può che avere fiducia di una vita che non fa altro che metterci davanti a ciò che abbiamo messo in moto. La crisi che stiamo vivendo, non tocca solo l’aspetto materiale, ma mina alla base quei valori legati all’umanità, un collante fatto di condivisione e accoglimento reciproco.
L’allarme arriva dalla Società Italiana Medici Pediatri e dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza. L’indagine nazionale presentata in questi giorni all’Internationale Pediatric Congress on Environment, Nutrition and Skin Diseases di Marrakech ha mostrato che almeno 400mila bambini fra i 7 e i 9 anni e 800mila ragazzini fra i 10 e i 17 anni giocano d’azzardo.
La ludopatia, il gioco d’azzardo patologico, è un problema preso veramente sottogamba. Per i bambini più piccoli si tratta di scommesse su lotterie, e gratta e vinci, accompagnati spesso dai nonni che si prendono cura di loro mentre i genitori sono al lavoro. Per i più grandi, invece, l’accesso al gioco d’azzardo è semplice e immediato e si svolge in totale autonomia. Basta accendere il computer di casa, generalmente privo di filtri, per entrare in siti per il gioco on line vietato ai minori.
Gli adulti nascondono la testa sotto la sabbia, e per loro è tutto normale, un passatempo innocuo. Non si rendono conto dei danni che stanno concorrendo a creare nelle coscienze di questi bambini con esempi di questo tipo. Nonni, genitori, parenti vari e bambini, uniti nella compulsività di un grattare sempre più frenetico, schiavi di forze del male.
Stiamo allevando bambini che si giocano la paghetta, e che da adulti butteranno lo stipendio in qualche sala scommesse, se lo avranno uno stipendio. I bambini sono il nostro futuro, perché non distruggerli allora con il miraggio di un guadagno facile senza fare fatica? Se coltiviamo in loro queste illusioni, non scopriranno mai i veri tesori che possiedono. I bambini non hanno bisogno di miraggi, ma di concretezza di ciò che è possibile fare con le loro mani, lo vogliamo capire?
Non voglio dilungarmi in tiritere socio pedagogiche, anche se ce ne sarebbe il motivo, desidero semplicemente portare l’attenzione sul fatto che inibire un bambino, senza sostenerlo nella capacità di cogliere le sue reali qualità è un delitto nei confronti dell’umanità.
Dove sono gli adulti che con il loro esempio dovrebbero consentire ai bambini di scoprire il tesoro che li compone? I bambini non hanno bisogno di coltivare la solitudine del gioco d’azzardo, un atteggiamento che li renderà sempre più scostanti nei confronti dell’umanità.
I bambini hanno bisogno di vita e vitalità, non possono essere spenti da adulti che li fanno divenire complici delle loro brutture. Che cosa insegniamo loro? Ma ci rendiamo conto in che cosa sono immersi questi bambini? Invece di stare a guardare, buttiamo nel cesso tuta sta roba, prendendoli per mano e parlando loro mentre gioca o si passeggia nella natura.
Se un bambino stesse per cadere in un burrone, non vi lancereste a rischio della vostra vita pur di salvarlo? Con i gratta e vinci e robe simili è la stessa cosa, l’esempio può apparire forte, ma non trovo differenze. Immaginate di doverlo strappare da un pericolo, e nel salvare il bambino salverete anche voi stessi.
Ci vuole forza e amore nel fare questo, le paure e le angosce degli adulti possono essere affrontate per non contaminare queste creature. Questo è quanto non ci viene insegnato, perché dobbiamo essere sempre più distanti dalle nostre emozioni, sempre più fastidiose e dolorose.
Ci vuole coraggio, e l’essere umano ne ha da vendere se si mette a scavare dentro di sé, solo che è sopito. Il coraggio di sentire “dolore” davanti a ciò che non sappiamo o che non vogliamo fare, il coraggio di essere coerenti, il coraggio di non essere accondiscendenti, il coraggio di abbandonare la “tranquillizzante” quotidianità di un agire che inquina se stessi e i bambini di cui dobbiamo avere cura.