Alcol: 20mila morti e 50 miliardi vi sembrano pochi?
(Articolo tratto dal sito http://www.avvenire.it/Rubriche/Pagine/Smemorati%20e%20dintorni/Alcol%20%2020mila%20morti%20e%2050%20miliardi%20vi%20sembrano%20pochi%20_20140322.aspx?rubrica=Smemorati%20e%20dintorni del 22 marzo 2014)
La notizia nuda e cruda potrebbe essere scambiata per una goliardata o una leggerezza. Ma forse è meglio non archiviarla senza prima riflettervi un po’. Eccola: un bar di Padova ha lanciato via volantino una sorta di sfida alcolica riservata agli studenti. Chi riesce a scolarsi 12 “shot” (quelli che noi chiameremmo cicchetti) in mezzo minuto beve e non paga. Non una novità assoluta, purtroppo, visto che anche qui il web – che quando c’è da suggerire pessime idee non fa mai mancare il proprio apporto – ha già aperto la strada con vari “giochi” demenziali tipo: bere alcol senza freni, filmarsi e mettere il tutto in Rete. Sfidando altri partecipanti. Ovviamente vince chi più si sbronza.
Ma c’è poco da pensare a goliardate o leggerezze. L’alcolismo, a partire da quello giovanile, è una coltellata sociale che sta provocando gravissime ferite. Qualche dato, per farci un’idea. Nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, interessa circa 140 milioni di persone e provoca due milioni e mezzo di morti l’anno. In Italia, i numeri non spingono all’ottimismo anche se, va detto subito, negli ultimi tempi qualche segnale positivo c’è. Ma i soggetti a rischio solo nell’età compresa fra gli 11 e i 24 anni sarebbero ancora più di un milione.
Proprio così, 11 anni, non è un refuso: in Lombardia, ad esempio, il 4 per cento degli undicenni e il 15 per cento dei quindicenni dichiara di essersi ubriacato almeno una volta nella pur breve vita. Non a caso sempre più minorenni finiti in coma etilico concludono le bravate di una sera affollando il pronto soccorso degli ospedali. Verrebbe da chiedersi come dove e quando questi bambinetti o poco più si procurino bevande di ogni tipo.
Giovanissimi e non solo, naturalmente. Nel nostro Paese i morti per abuso di alcol o per problemi ad esso correlati sono almeno 20mila l’anno. E, dopo la pietà per le vite perse, c’è da mettere in conto anche il peso sociale: tra costi sanitari, assenteismo, disagi familiari e così via. Qualcuno ha calcolato in almeno 50 miliardi di euro la bolletta annua dell’alcolismo.
Un dramma sociale poco considerato? Probabilmente nei decenni si è perso tempo, si sono rincorse – legittimamente – altre emergenze, dimenticando – non legittimamente – questa. Anche qui le lobby e il business contano, anche qui vanno infrante le regole perverse del micidiale trittico droga-alcol-gioco d’azzardo. Ma se è vero che negli ultimi 3 anni in Italia i consumatori a rischio sono scesi dal 15,2 al 13,8 per cento, qualche merito va riconosciuto a leggi più mirate («Vietato vendere alcolici ai minori», ma in quanti poi osservano questa norma?), iniziative istituzionali, impegno di associazioni.
E poi anche nel caos della Rete qualcosa si muove: c’è chi, replicando al folle gioco degli ubriaconi, chiama a filmare la lettura di un libro oppure lo svolgimento di “buone azioni”, quali distribuire pasti ai senzatetto o donare il sangue o partecipare a iniziative di volontariato. Forse è meglio di una sbronza.