I malati d’azzardo «tentati» da 35 slot
(Articolo di Davide Pasquali tratto dal sito http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2014/01/19/news/i-malati-d-azzardo-tentati-da-35-slot-1.8502290 del 19 gennaio 2014)
Via Di Vittorio: nuova sala giochi, bar e tabacchino con le macchinette a pochi passi dalla comunità di recupero Siipac
BOLZANO. Secondo la legge è tutto assolutamente in regola, ma si tratta della migliore dimostrazione che l’attuale normativa provinciale volta a limitare i danni del gioco d’azzardo fa davvero acqua da tutte le parti: in Zona, in via Giuseppe Di Vittorio, a soli cento metri dalla prima comunità di recupero bolzanina nata per combattere le patologie legate al gioco d’azzardo, c’è un tabacchino con annesso bar dotato di tre macchinette. Ma questo sarebbe niente: a meno di trecento metri dalla stessa comunità gestita dalla Siipac ora è stata aperta una nuova sala giochi, con slot machine e videolottery. Ce ne sono la bellezza di 32.
La normativa provinciale che impedisce di installare macchinette da gioco a meno di trecento metri dai luoghi considerati sensibili nel caso di via Giuseppe Di Vittorio non è applicabile. Illogico, assurdo, ma è così.
Vale la pena spiegare con dovizia di particolari, perché il caso è totalmente privo di senso. Questo, almeno, pensa l’uomo della strada. E questo pensano pure le psicologhe della comunità di recupero. Al centralino Siipac ieri pomeriggio confermavano: «Della nuova sala giochi ci siamo accorti a inizio anno, ma qui vicino ci sono anche altre slot: c’è il bar Zona, all’angolo con via Isaac Newton, e poi c’è il bar Galvani, a 200 metri da noi». Ci deve essere un errore, vien da pensare. O una svista del Comune. Oppure dei vigili urbani. Perché la comunità di recupero è il principe dei luoghi sensibili. Lo si arguisce leggendo la targa al civico 1B: “Polo per le addiction comportamentali e tecnologiche”. Paroloni da esperti. Ma sotto c’è l’elenco delle patologie curate. Al primo posto c’è il “gioco d’azzardo patologico”. Al secondo sta la “dipendenza da gioco online”. «La comunità è semiresidenziale», precisano dal centralino. «Ciò significa che i nostri ospiti possono anche uscire». E se escono, basta percorrere cento metri e si arriva al bar Zona: tre macchinette. Il gestore chiarisce: «Siamo in regola, questo è un tabacchino». Cioè, fosse solo un bar, le slot non potrebbero starci, perché a meno di trecento metri sta il principe dei luoghi sensibili: la casa dove si disintossicano i malati da gioco. Ma questo non è un bar. O meglio: il bar c’è, ma è annesso al tabacchino, che in quanto tale può tenere le macchinette. E infatti: «Qui mai visti i vigili», precisa il titolare.
Se poi il malato da gioco in libera uscita se la sente di percorrere altri duecento metri scarsi, arriva alla sala “Jackpot, slot e vlt”. Appena si entra, ecco quattro macchinette. Al piano superiore, diverse altre. All’entrata c’è un bel bar. Se fosse un semplice bar, niente slot, perché siamo dentro al raggio di trecento metri dalla Siipac. Ma questo non è un semplice bar. È un bar annesso alla sala giochi. Quindi è tutto in regola. Nella sala fumatori ci sono una ventina di macchinette. In tutto sono 32. Si può giocare fino alle tre del mattino.
Alla Siipac curano anche la dipendenza sessuale, e forse ci saranno malati di gioco malati pure di sesso. Niente paura: usciti dalla sala giochi, al piano superiore sta un locale. “Sexy dance, lap dance”, recita l’insegna.