Anna, perseguitata da uno «stalker» Una vita d’angoscia finita in tribunale
(Articolo di M.V.A. tratto dal sito www.larena.it del 26 novembre 2013)
«Un consiglio a tutte: raccontate cosa vi accade ai familiari e non sentitevi in colpa»
Violenza sulle donne: qui un’immagine simbolica
Anna ama prendersi cura delle persone. Non si sente bella, non ha molta stima di sé, nonostante sia intelligente e abbia girato il mondo. Anna (il nome è di fantasia) per la sua indole è facile preda di un uomo ossessivo, come quello che ha incontrato qualche anno fa. La sua è una storia come moltissime altre. Lui gentile e attento. Lei, che si cura poco, rinfrancata dalle sue attenzioni. E quando il legame si rompe, inizia un incubo. Lui la spia, segue le sue mosse, non le dà tregua, in una guerra di nervi che sfocia in violenza verbale e fisica e che finisce in tribunale, con una condanna per lui, in primo grado. Oggi Anna, trentenne villafranchese, ha un compagno ed è madre. Ma vuole raccontare la sua storia perché sia utile ad altre donne. Quando conobbe il suo stalker era una studentessa e lui, più grande e residente in una provincia vicina, le dedicava attenzioni senza precedenti. La famiglia gli aprì le porte. Per un anno tutto andò bene. Poi la verità: lui aveva un’altra vita. Per Anna fu uno choc. Nei mesi dopo le raccontò bugie, promise di sistemare le cose, sparì, per ricomparire di nuovo. «Mi lasciava, ma continuava a cercarmi, facendo leva sulla mia sensibilità. Non volevo più sentirlo, ma sapeva come trovarmi. Ho cambiato numeri, password, e-mail. Ma lui mi raggiungeva sempre». Stremata dall’assedio, Anna accettò di incontrarlo per un’ultima volta e fu un altro choc: «Passava dall’estrema gentilezza all’insulto e alla volgarità rabbiosa. Uscì un lato di lui che non conoscevo. Mi mise le mani addosso. Mi divincolai, raggiungendo la mia macchina, andandomene». Col senno di poi e con le storie che si sentono oggi, Anna sa di aver corso un rischio che per altre è stato fatale. «In quel momento pensi che sia colpa tua, che lo fai soffrire senza dargli la possibilità di spiegarsi. Persone come lui fanno leva su questo. Sono una persona portata a fare il bene agli altri. Lui lo sapeva». Diradatisi i messaggi, Anna cominciò a rifarsi una vita. Conobbe Marco (nome di fantasia) che oggi è il suo compagno. «Allora è cominciato il vero incubo. Mi mandava messaggi con particolari su quello che indossavo o dove ero andata col mio ragazzo. Conosceva i nostri movimenti e me li comunicava via sms». L’uomo piangeva, poi la insultava, le telefonava per raccontarle i suoi problemi: «Mi scriveva che aveva un’altra e si arrabbiava perché non ero gelosa. Allora minacciava di far del male a Marco e di distruggerlo per colpire me, perché così avrei sofferto. Il senso di colpa è diventata paura». Le minacce sempre più pesanti sono diventate gesti pericolosi. «Io e Marco ci guardavamo continuamente attorno. I nostri primi appuntamenti sono stati così: un tuffo al cuore ogni volta che passava un’auto e rallentava. Abbiamo smesso di andare dagli amici e gli amici non venivano più da noi. Mi sono chiusa in casa. Tutti avevano paura. Molti consigliavano a Marco di lasciarmi. Dovevo rinunciare a tutto ciò che faceva parte della mia vita». Anna cercò suggerimenti su internet. Si sentiva senza tutele. «Non trovi assistenza se non quella legale, ma io avevo bisogno di parlare. Non dormivo. Ti inculcano l’idea che sei tu a far impazzire gli uomini, a provocare, mentre lui è solo innamorato: gli passerà, mi dicevano. Ti senti in colpa e non trovi la soluzione. Una psicologa, infine, mi ha spiegato che lo spirito da crocerossina è terreno fertile per lo stalker, che può fare la vittima e sentirsi importante. Gioca sul fatto che non hai stima di te, perché pensi di non fare abbastanza e così prima sei meravigliosa per lui, poi sei crudele. Sono bravi a mentire e a costruire false verità, sulle quali non cadono mai». Dopo la condanna per molestie (il reato di stalking ancora non c’era), non si sono più visti e ora tutto tace. Ma la vita di Anna è cambiata: «Mi guardo in giro continuamente. A ogni telefonata da un numero sconosciuto tremo. Soffro di attacchi di panico. Oggi sono molto più cauta con gli estranei. Ho cambiato approccio. Devo spiegare sul lavoro di non dare informazioni su di me se qualcuno le chiede. Non ho voluto trasferirmi, non volevo dargliela vinta, non era giusto cambiare la mia vita per lui. Ma la paura non finisce mai. Temi sempre che possa tornare». Anna consiglia di parlarne con le persone care: razionalizzi e trovi consigli. «Ma la leva per dire basta è stato Marco. Quando non c’era ero succube. Mi ha fatto capire che l’amore è un’altra cosa, che si può riporre fiducia nelle persone». Cosa dire alle donne in difficoltà? «Non sentitevi in colpa, siete belle e all’altezza di ogni situazione. Lo stalker ti fa sentire inferiore, ti manipola e riesce a farti fare quello che vuole».