Tocatì da record, oltre 300mila in gioco
(Articolo di Alessandra Galetto tratto dal sito www.larena.it )
Verona, 24 settembre 2013
IL BILANCIO DEL FESTIVAL. La tre giorni ha chiuso all’insegna del successo: grande risultato per le attrazioni degli ospiti ungheresi, bene anche le novità italiane
Il presidente di Aga, Avigo: «Crescita non solo nei numeri, ma anche nella qualità: pubblico preparato, interessato all’origine di queste tradizioni e al dibattito culturale».
Una ragazza si cimenta nel tiro con l’arco degli arcieri acrobatici ungheresi (Ijaszat) FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Tocatì da record con circa 300mila persone che nella tre giorni del Festival internazionale dei giochi di strada hanno affollato il centro cittadino per assistere alle esibizioni degli ospiti ungheresi e per partecipare ai 40 eventi e prove di giochi tradizionali delle varie regioni italiane. La macchina organizzativa messa in piedi da Aga, l’Associazione giochi antichi che ha ideato undici anni fa la manifestazione, e che quest’anno si è avvalsa di uno staff di 486 persone, si è dimostrata ancora una volta, e tanto più, capace di dare vita ad una serie coordinata di iniziative per grandi e piccini che hanno riscosso il plauso sia dei veronesi che dei turisti, quelli che per caso erano presenti in città e quelli che sono arrivati appositamente per il Festival. Il bilancio insomma è più che positivo. Soddisfatto il presidente di Aga Paolo Avigo: «La manifestazione ha dato vita ad un confronto di tradizioni dei territori italiani e ungheresi nel gioco, nella danza, nella musica, nella cultura e nella gastronomia. Abbiamo visto migliaia di famiglie e migliaia di giocatori appassionati arrivare appositamente per la manifestazione. Questo è sicuramente uno dei dati che ci dà maggiore soddisfazione. Non si tratta infatti solo di una crescita dei partecipanti in termini quantitativi, ma anche, per così dire, qualitativi: le varie comunità presenti, che hanno organizzato il gioco, ci hanno confermato che cresce la presenza di persone che al Festival arrivano preparate, che non si limitano a giocare, ma chiedono informazioni sui giochi, sulla loro provenienza e origine. Insomma, è un pubblico curioso, che desidera approfondire i temi legati alla cultura tradizionale, che è attento, per esempio, anche al cibo, alla tradizione gastronomica, che è interessato alla possibilità di riconquista degli spazi urbani per il gioco, che insomma ha una sua connotazione sempre più delineata negli anni. Ed è un fatto tanto più significato per un festival così popolare». Tra le attività che hanno riscosso maggiore appeal, sicuramente in prima fila le proposte degli ospiti ungheresi e tutto il filone di iniziative e incontri legato alla rilettura del romanzo «I ragazzi della via Pál», a partire dalla mostra nella ex chiesa di San Giorgeto, che ha illustrato la Budapest del passato con i luoghi del libro e la vita dello scrittore Ferenc Molnár, e dalla maratona letteraria che ha visto il pubblico avvicendarsi per leggere a turno il romanzo. Molto apprezzati i giochi ungheresi, specialmente i più spettacolari come il Karikàs Ostor (la frusta ungherese) e Csürközés (un’insolita sfida in cui i bastoni vengono prima lanciati e poi usati per intralciare l’avversario). Tra i giochi tradizionali italiani, bene le novità come Sbürla la Röda (Lombardia), Rouotta (Valle d’Aosta), fruste tirolesi (Süd Tirol) e le Bisse (Lombardia e Veneto). Quanto al traffico, la domenica è stata sicuramente la giornata più critica, con lunghe code e parcheggi esauriti.
Dall’idea alle Pettarine al festival internazionale.
(Articolo di A. G. tratto dal sito www.larena.it )
I frustatori della Puszta
All’interno del Forum della cultura ludica, in Cortile Mercato Vecchio, una sequenza di pannelli offriva ai visitatori, nella tre giorni di Festival, l’opportunità di ricostruire gli undici anni di storia della manifestazione, e di conoscere meglio l’Associazione giochi antichi, il suo impegno, la sua crescita. Anche per il veronese questa piccola grande ricostruzione è stata interessante: guardare ad esempio il volantino del primo Tocatì, nel 2003, un pieghevole piccolo e «artigianale» per quello che allora era il Festival italiano dei giochi di strada, dà la misura di quanto la manifestazione sia cresciuta, partendo dal basso, cioè dalla passione di alcuni giocatori. Era infatti il 2002 quando, incontrandosi in quella che resta la sede storica di Aga, l’osteria Le Pettarine, il ristretto gruppo di appassionati praticanti dello s-cianco diede vita al primo torneo del vecchio gioco, disputato per l’esattezza il 6 ottobre 2002. L’Arena, domenica 29 settembre, dedicava all’evento una apertura a pagina 16 sotto il titolo «Lo s-cianco ribatte un colpo». L’anno dopo ecco l’intuizione di portare a Verona i giochi tradizionali delle regioni italiane, chiamando a raccolta, prima di tutto, gli stessi giocatori, riuniti dal nord al sud del Paese in comunità ludiche magari poco note ma molto vivaci. Proprio nell’ottobre 2003 la Conferenza generale dell’Unesco approvava a Parigi la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale: i saperi tramandati dai giocatori sono appunto patrimonio immateriale. L’anno dopo, 2004, il Tocatì affianca alla parte del gioco la sezione Incontri: ecco nascere il secondo filone del Festival, quello della riflessione e dell’approfondimento sul valore del gioco, sulle sue implicazioni antropologiche. Nel 2006 parte la tradizione del Paese ospite, con la Spagna, che veste Verona di giallo e rosso. Da allora tanta strada, con l’ingresso di Aga nel 2008 nella Rete italiana di cultura popolare, l’arrivo a Verona nel 2010 nientemeno che di Marc Augè, e nel 2012 di Salvatore Settis.