«Gioco e droghe: cocktail micidiale»
07 settembre 2013
A Calalzo l’incontro voluto dal sindaco De Carlo, Faronato (Usl 1) spiega le nuove dipendenze tra slot machine e web.
CALALZO DI CADORE. «Venti anni fa, ben pochi bellunesi soffrivano dalla dipendenza dal gioco d’azzardo», ha spiegato il direttore generale della Usl 1 di Belluno Pietro Paolo Faronato, intervenendo all’incontro organizzato dal sindaco Luca De Carlo, per fare il punto sulla situazione di questo fenomeno.
«In quegli anni era una dipendenza che riguardava una stretta fascia di cittadini. Allora c’era la dipendenza da alcool, poi è arrivata quella da eroina, seguita pochi anni dopo dalla cocaina e successivamente dalle droghe sintetiche. Oggi c’è anche la “ludopatia”, ovvero la dipendenza da gioco d’azzardo, sia attraverso le slot machine, sia attraverso il web. L’arrivo della ludopatia non ha fatto scomparire le altre dipendenze, ma anzi queste si sono sommate, creando non pochi problemi nuovi agli operatori del sociale che seguono questi fenomeni, richiedendo ingenti investimenti finanziari e di personale per affrontarle».
In apertura dell’incontro, al quale hanno partecipato oltre al direttore Faronato e ad Alfio De Sandre, anche il sindaco di Pieve, la presidente della Conferenza dei sindaci del Cadore, un gruppo di soci di Avviso Pubblico e molti operatori sociali, era intervenuto il sindaco di Calalzo Luca De Carlo.
«Ricordo che il gioco d’azzardo in Italia ha un fatturato di circa 80 miliardi di euro, una somma enorme. Negli ultimi anni, purtroppo, la percentuale di risorse che va allo Stato è sensibilmente diminuita, segno che sono le lobbies affaristiche a trarne sempre maggior profitto. Ma il problema della diminuzione delle entrate per lo Stato non è nulla a confronto del pericolo sociale che questo fenomeno crea ed al conseguente costo sociale che ne deriva. È un problema serio che io ho cercato di risolvere offrendo degli incentivi ai commercianti che ospitano le slot machine nei loro locali. Non è stato possibile farlo perché la legge sul gioco d’azzardo in vigore in Italia, ha esautorato gli enti locali dalle decisioni e quindi sarei stato condannato per abuso di potere. Anche se sono contrario al gioco d’azzardo, devo però riconoscere che se i locali pubblici non potessero gestire le slot, alla fine del mese non avrebbero i soldi per pagare le spese fisse della loro attività».
Interessante l’intervento di Alfio De Sandre, responsabile del Sert della Usl 1, che ha evidenziato le conseguenze della dipendenza dal gioco in Cadore. «Mi sono avvicinato a questo problema circa 4 anni fa. Mi sono accorto subito che la dipendenza dal gioco era un fatto molto grave, perchè spesso è accompagnato da altre dipendenze. Per questo le famiglie che sono seguite in questi anni – sono circa una trentina – sono state inserite nella rete dei Club alcologici esistenti sul territorio».
(Articolo di Vittore Doro tratto dal sito del quotidiano “Corriere delle Alpi”)