Gioco d’azzardo, la lu(ri)dopatia di Stato.
Il nostro Stato, con scelte legislative apparentemente economiche (l’aumentare l’offerta di gioco d’azzardo e affini, per avere maggiori entrate), in realtà tali da alimentare la criminalità organizzata (ancorché non dichiarato,è evidente) ovvero platealmente volte ad elargire facili guadagni (enormi) ad alcuni soggetti, trasforma radicalmente il tessuto sociale, già fortemente provato in questi anni da raffiche di inique scelte fiscali, di malagiustizia e di malapolitica. I numeri forniti solo qualche giorno fa sono impressionanti, circa 700.000 persone attivamente coinvolte dal gioco d’azzardo. Ciò può voler dire almeno il doppio se non il triplo il numero di persone coinvolte in tale fenomeno, poiché i familiari più stretti ne subiscono gli effetti.
La ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) è riconosciuta come un disturbo del comportamento che, in base alla classificazione del DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV edizione), rientra nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi. E’ affine alla tossicodipendenza, così che nel DSM-V verrà inquadrato nella categoria delle “dipendenze comportamentali”.
Leggiamo nel sito del Ministero della Salute che “È una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita“. Durante i periodi di stress o depressione, l’urgenza di dedicarsi al gioco d’azzardo per le persone che ne sono affette può diventare completamente incontrollabile, esponendoli a gravi conseguenze, personali e sociali. La ludopatia può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio. (…) Secondo alcune stime americane la ludopatia può interessare il 2-4% della popolazione, rappresentando dunque anche un importante problema di salute pubblica”.
Osserviamo sbigottiti ad uno Stato che con la mano sinistra spiega la gravità della patologia e con la mano destra invece la alimenta. Un comportamento, quello dello Stato a sua volta, inquadrabile come disturbo borderline, ossia un evidente disturbo della personalità, patologia caratterizzata da instabilità pervasiva dell’umore e del comportamento.
Riassumendo: lo Stato (ergo il legislatore, ancor più spesso l’esecutivo), già affetto da grave disturbo borderline, ingenera costantemente una seconda patologia grave quale quella della ludopatia, apparentemente per fare cassa, probabilmente per secondi fini (non si spiegherebbe diversamente perché gli introiti per lo Stato siano solo un minus rispetto ai miliardi di euro che ogni anno affluiscono nel gioco d’azzardo, peraltro costantemente “condonati” dopo un finto contenzioso con i gestori del gioco legalizzato).
Tale irresponsabile scelta determinata da soggetto bipolare (lo Stato legislatore), che meriterebbe adeguata cura farmacologica o psicoterapica (col recupero dei suoi componenti ed il reinserimento sociale graduale, possibilmente andando a zappare la terra), sta disgregando la società, la famiglia, non ultimo proprio l’economia che si pretende di alimentare. Infatti uno Stato che sollecita patologie (si pensi anche alla tossicodipendenza del fumo o all’alcol-dipendenza) non è solo eticamente spregevole ma è ancor più miope e stupido.
La ludopatia è devastante non solo per il malato ma anche per chi lo circonda, familiari, amici, conoscenti, colleghi e datori di lavoro. Il malato affetto dal comportamento compulsivo orienta tutta la propria esistenza verso l’unico obiettivo, quello di giocare, possibilmente di vincere. Per fare ciò attinge ai propri risparmi, sottraendoli a sé ed anche a chi lo circonda. Coinvolge e investe altre vite, le condiziona, le può irrimediabilmente compromettere pregiudicandone il c.d. sviluppo esistenziale, le legittime aspettative. Si pensi al genitore verso i figli.
Infinite tragedie prodotte da un soggetto cinico, bieco, farsesco.
Uno Stato bipolare affetto da tali turbe mentali va fermato. Curato, sedato, cambiato. Per il bene di tutti.
(Articolo tratto dal sito www.ilfattoquotidiano.it )