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«Il femminicidio riguarda tutti. A partire dagli uomini»
SERENA DANDINI
Scrive Serena Dandini nel libro Ferite a morte, raccolta di racconti di donne vittime di femminicidio: «Chiamatelo come vi pare, basta che lo riconosciate». Testi ideati per un progetto teatrale che, dopo essere stato accolto nei massimi teatri italiani e nella sede del Parlamento Europeo, giunge finalmente a Verona. Il 27 agosto (alle 21), vedi altro articolo gia pubblicato, Serena Dandini e la ricercatrice del Cnr Maura Misiti saranno al Teatro Romano in occasione della seconda edizione di VenerAzioni. Con loro un gruppo di ospiti: tutto da definire (o da svelare), ma è certa la presenza di Lella Costa e Orsetta De Rossi. Dal palcoscenico all´editoria, da internet al coinvolgimento di una rete di associazioni antiviolenza, come la veronese Petra (che il 27 agosto riceverà un contributo dall´amministrazione comunale), Ferite a morte è diventato uno slogan da divulgare. Per la giornata internazionale contro la violenza alle donne sarà nelle sede Onu di New York, poi in Inghilterra e di nuovo a Bruxelles.
Coinvolge la Dandini al punto da farle mettere da parte qualsiasi altro progetto.
Ha pensato di proporlo in tv?
Quella che c´è adesso è una televisione un po´ strana e piuttosto di andare in onda a mezzanotte, preferisco continuare il lavoro nei teatri, dove il coinvolgimento è più forte.
Quindi per vederla sarà necessario premere off sul telecomando, recarsi a teatro e godersi l´esibizione. Ma com´è nato lo spettacolo?
Lo spettacolo nasce a ottobre scorso – nel frattempo sono successe tante cose, coronate dai provvedimenti che si stanno prendendo in questi giorni – da un´indignazione, dal fatto che non venga minimamente considerato il femminicidio nonostante nel nostro Paese le statistiche siano imbarazzanti. Mi auguravo che letteratura e drammaturgia potessero penetrare dove tanti discorsi seri non riescono. Passare per il cuore e lo stomaco anziché arrivare direttamente al cervello.
Che cosa deve aspettarsi il pubblico?
È uno spettacolo-reading. Mi sono rifatta a Spoon River di Edgar Lee Mater. Ho immaginato un Paradiso di donne uccise per mano di uomini, che raccontano la loro versione dei fatti. Non solo la loro morte ma tutta una vita in cui ci si può riconoscere. Perché la violenza non è solo il gesto estremo ma il quotidiano, fatto di soprusi e violenza psicologica. Riconoscibilità e veridicità sono i fattori forti dello spettacolo e alla fine del libro scriviamo che “fatti e persone non sono casuali”. Purtroppo.
È uno spettacolo di donne per le donne o per tutti?
Questo non è un problema delle donne ed è vergognoso che venga considerato tale. È un problema di convivenza civile, quindi non vedo l´ora che anche gli uomini se ne occupino a pieno ritmo.
Crede che ci sia differenza di percezione a livello generazionale?
Purtroppo no. Le casistiche parlano di giovani che sembrano molto moderni mentre poi, nel momento della scelta emotiva, recuperano gli strumenti atavici dei padri e dei nonni.
(Articolo tratto dal sito www.larena.it )