Niente cambia, tutto cambia. Gli alcolisti sono sempre gli altri. Un bicchiere di vino allunga la vita. Il vino fa buon sangue. Il vino è il sangue di Cristo.
Da noi, per tradizione, il vino non è considerato alcol, chi ne abusa fa simpatia e chi non lo beve deve avere come minimo la cirrosi.
Benedetto dalla Chiesa e dalla Famiglia, sedativo nazionale e istituzionale, lo si beve per festeggiare, e c’è sempre un’occasione per farlo: matrimoni, battesimi, cresime, comunioni, compleanni, anniversari, carnevali, Pasque, Natali e capodanni.
Un contratto? Un divorzio? Un funerale? Un fidanzamento? Una partita? Una promozione? Un viaggio? Un bicchierino?
Lo si beve per pasteggiare e c’è sempre qualcosa con cui accompagnarlo. Cos’è un fritto di pesce senza un bianco bello fresco? E una costata senza Chianti? E i cantucci senza vinsanto? E il formaggio senza passito? E la torta senza spumante?
Lo si beve senza un motivo, perchè un motivo lo si trova sempre: rompere il ghiaccio, darsi la carica, piangersi addosso, dimenticare.
Aperitivo, digestivo, caffè corretto, ammazzacaffè.
E così, un alcolismo subdolo e strisciante si trasmette surrettiziamente di cin cin in cin cin, dietro al lato oscuro della felicità a tutti i costi.
Generazioni (di beoni) e generazioni (di beoni), si legittimano vicendevolmente, tanto: “a chi vuoi che faccia male un goccio di vino che sia un goccio? Che vuoi che sia una tantum?”
Ma quella volta ogni tanto, per alcuni, significa sempre.
(da Editrice Polis del 26.06.2008)
Behh io ho appena lasciato un commento sul mio Blog con link a questo post… anche per ringranziare pubblicamente i visitatori del blog… grazie ragazzi!
Ho dovuto aggiornare la pagina tre volte per riuscire a leggere l’articolo. Però è valso la pena aspettare, ho trovato le informazioni che cercavo.
Ottimo articolo, ne faro’ un punto di riferimento, chissa’ che quanto letto non possa aiutare anche me.